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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Rame, pistole e quattro soldi

BRINDISI – Parte dalle indagini sulle rapine degli ultimi mesi a Brindisi e nell’hinterland l’operazione scattata all’alba del 26 marzo alla masseria Colaci, sulla sponda destra del Canale Patri. Ed emerge con forza, su questo sfondo di attività criminose a 360 gradi, il ruolo del clan familiare dei Colaci insediato in via Benvenuto Cellini al quartiere Sant’Elia, una pista che però portava anche ai furti di cavi di rame nei campi fotovoltaici, che la Squadra mobile aveva fiutato lavorando su alcune coincidenze: l’arresto di Salvatore Colaci con l’intermediario barese di rame rubato, Alfonso Loizzi; il fatto che Salvatore Colaci sia il padre di Francesco Colaci, sorpreso alla guida di una Croma apparsa in una rapina contro una tabaccheria al quartiere S.Elia il 16 gennaio del 2012, e che lo stesso sia anche il fratellastro di Michele Angelo Colaci, che nel corso di una perquisizione domiciliare era stato trovato in possesso dell’armamentario tipico dei rapinatori.

BRINDISI – Parte dalle indagini sulle rapine degli ultimi mesi a Brindisi e nell’hinterland l’operazione scattata all’alba del 26 marzo alla masseria Colaci, sulla sponda destra del Canale Patri. Ed emerge con forza, su questo sfondo di attività criminose a 360 gradi, il ruolo del clan familiare dei Colaci insediato in via Benvenuto Cellini al quartiere Sant’Elia, una pista che però portava anche ai furti di cavi di rame nei campi fotovoltaici, che la Squadra mobile aveva fiutato lavorando su alcune coincidenze: l’arresto di Salvatore Colaci con l’intermediario barese di rame rubato, Alfonso Loizzi; il fatto che Salvatore Colaci sia il padre di Francesco Colaci, sorpreso alla guida di una Croma apparsa in una rapina contro una tabaccheria al quartiere S.Elia il 16 gennaio del 2012, e che lo stesso sia anche il fratellastro di Michele Angelo Colaci, che nel corso di una perquisizione domiciliare era stato trovato in possesso dell’armamentario tipico dei rapinatori.

C’erano la riproduzione fedele  di una pistola Beretta cal. 9, bastoni animati, attrezzi per estrarre i nottolini del sistema di avviamento delle auto, indumenti simili a quelli utilizzati nella rapina del 14 gennaio a piazza Raffaello, sempre al Sant’Elia. Si avviano da qui le intercettazioni che sono poi sfociate nel blitz del 25 marzo. Ma prima l’udienza di convalida di ieri. Va detto subito che il giudice delle indagini preliminari si è riservato ogni decisione sulle richieste dei difensori e del pm. Il quale ha chiesto la conferma della custodia cautelare in carcere per Alfonso Loizzi, Donato e Vincenzo Carlucci, Michele e Michele Angelo Colaci, mentre ha chiesto la detenzione domiciliare per Michele Loizzi e Agostino Navarra, Antonio Colaci, Francesco Pisanò, Antonio Iaia.

Alfonso Loizzi ha scelto di non rispondere alla domande del gip, neppure per scagionare il figlio, il quale comunque, come pure l’altro barese Navarra, ha ammesso ovviamente di avere accompagnato a Brindisi il padre con il camion, ma ha detto di non sapere che serviva a caricare rame rubato. Anche Antonio Colaci si è avvalso della facoltà di non rispondere. Parziali ammissioni invece dagli altri brindisini, con indicazione di alcuni dei furti effettuati o in progetto. I Loizzi e Navarra sono difesi dagli avvocati Vincenzo De Michele e Angela Rochira; Annamaria Caracciolo difende Michele e Michele Angelo Colaci; Amilcare Tana è il difensore di Antonio Colaci e Francesco Pisanò; Antonio Iaia è difeso da Daniela D’Amuri; Donato Carlucci è difeso dall’avvocato Andrea D’Agostino; Giampiero Iaia difende Vincenzo Carlucci.

Le intercettazioni rivelano che per razziare i cavi dei campi fotovoltaici la banda Colaci - Carlucci utilizza il metodo della rapina, ma in un caso ha una talpa: uno dei guardiani dell’impianto, mentre l’altra guardia è all’oscuro di tutto. I banditi tengono sotto tiro tutti e due e li legano prima di andare via con il bottino. Ma la Squadra mobile è in ascolto e interviene, i razziatori sono costretti ad abbandonare automezzo e rame per dileguarsi. Tutto è stato anche video registrato. Il colpo doveva essere multiplo, per una valore stimato dai banditi di 50mila euro, ai danni di tre impianti vicini della Edil Atellana, nella zona del Bosco del Compare in contrada Brancasi, sorvegliati da due dipendenti della Scarl di Lecce, uno dei quali è l’amico dei Colaci. Il fatto avviene nella notte tra il 30 e il 31 gennaio. Rapinatori e guardia si mettono d’accordo la mattina precedente.

Michele Colaci: Mi hanno già detto quanti quintali di rame stanno. Mi hanno detto una cinquantina di quintali di rame devono stare là. Non è che ci vuole molto per farli e caricarli. Però vogliono capire le cose come devono andare. Cosa bisogna fare, capito? Mia hanno detto prendilo, e vieni di qui così parliamo. Non ho portato nemmeno Giuseppe che quello tanto di testa ti fa quando parla. Ci fa due coglioni! Guardia: Io quando parlai con Giuseppe glielo dissi. A me 500 euro mi devono dare. Michele: Nooo. Io glielo detto a lor0. Gli ho detto: vedi che Andrea 500 euro vuole fare. Poi gliela regaliamo una cosa di più al ragazzo. Ha detto sì, l’importante è che si fa.

Lo stesso giorno, la guardia (identificata dagli investigatori) spiega a Michele Colaci l’ubicazione dei luoghi dei campi fotovoltaici attorno al Bosco del Compare. Sono le istruzioni necessarie per l’operazione in programma nella notte. Si discute del quantitativo stimato del metallo presente, si parla del metodo per rubare i cavi, estraendoli dalle canalette dove sono interrati. E’ un sistema brevettato della banda o lo usano tutti i ladri di rame? E poi c’è l’accordo sulla pantomima della rapina e della cattura dei due guardiani.

Guardia: E vi faccio vedere magari da dove potete tirare. Michele: Come dobbiamo andare? Un terzo soggetto: E’ molta, là. Michele: Con la macchina tua? Terzo: Se l’hanno messa di nuovo là, la rame è tanta. Guardia: E’ molta. Terzo: Tra un parco e l’altro ci sono più di 50 quintale di rame e passi. Quarto soggetto: Izza, dobbiamo andare con la macchina con il coso. Michele: Con tutto. Terzo: No, con il gippone e con il camion. Michele: Con tutto dobbiamo andare. Terzo: No, con il gippone e con il camion. Tira, tagliamo e carichiamo sul camion. Tira, tagliamo e carichiamo sul camion. Michele: Non ne vale la pena che carichiamo. Quarto alla guardia: E il ragazzo che sta con te chi è? Guardia: No, di Mesagne. Lui domani finisce pure. Michele al terzo soggetto: E a loro che dobbiamo fare? Li dobbiamo prendere, come gli dobbiamo fare…Terzo: Dopo li prendiamo e li leghiamo. Guardia: Eeeeh. Terzo: E allora dobbiamo fare la parte che arriviamo e li leghiamo. Quarto: Deve arrivare uno sopra e li deve acchiappare subito e deve dire: fermi. Lui sa, quell’altro non sa. (la conversazione prosegue).

Un’altra parte interessante delle intercettazioni è quella successiva all’intervento della polizia che fa fallire il colpo da 50 quintali al Bosco del Compare. Un interlocutore di Michele Colaci si insospettisce per la coincidenza dell’arrivo deciso delle pattuglie, e del numero delle stesse. Ipotizza che qualcuno abbia informato la polizia. Anzi, né è praticamente certo. In fondo non ha torto, ma non ci sono delazioni. Solo intercettazioni. Michele Colaci invece pensa alla sorte del resto della banda, che si è dispersa nella notte, e dice che non può andare a dormire se non rientrano prima tutti. E’ quasi l’1,30 del 31 gennaio scorso. La polizia è intervenuta in forze e ha bloccato due mezzi carichi di cavi appena strappati dal campo fotovoltaico.

Michele: Ehi, dove stai? Ah, ho capito. E che ne so. Io sto qua a casa sua. Ti aspetto qua? Sicuro? Va bene, ciao. (chiude la conversazione). Michele: Mi ha detto ritiratevi. Prima vediamo che cazzo sta succedendo qua. E io volevo dire che volevo vedere prima questi qua. Io ho sentito sparare, quando ho visto il gippone mi sono messo dietro fino a quando è passato (c’è un forte rumore di fondo che copre la conversazione). Interlocutore: Andiamo alle Delizie cugì, prendiamo un paio di cornetti e ce li mangiamo? Michele: Che ora è? L’altro: Eh, non è tardi. Michele: L’una e venticinque. L’altro: L’una e venti, è presto! (forti rumori di fondo) L’altro: Madonna, speriamo che non perdiamo il camion, il gippone. Ma il camion sta intestato a qualcuno? Michele: A… L’altro: Pizza! Ma mai, mai, mai, mai vi è successa sta cosa? Michele: A Latiano abbiamo…però è andato tutto bene.L’altro: Ma la cosa strana, che mi è puzzata a me, sai cosa è stata? Ah, che sono arrivate tre quattro macchine subito! Michele: Pizza, tutti in una volta! Hai visto, è entrata tutta a manetta. Poi ho chiamato per radio e ho detto: scappate, scappate. Poi non ho visto più niente. L’hai vista quella macchina che ha tagliato in mezzo? Mannaggia chi ti è morto. Che stava passando il gippone che stava venendo da noi? (seguono altri scambi di battute) L’altro: Sì, ma qualche chiamata, qualche cosa è stata. Te lo dico io! Perché è impossibile che arrivano tante macchine così. Michele: Madonna, adesso ce ne andiamo. L’altro: Eh, andiamocene, dai. Michele: Tanto devo aspettare che mi devono chiamare. L’altro: A casa, a casa tua dobbiamo andare? Michele: Adesso vediamo che dobbiamo fare. L’altro: Ah, io ho la ragazza a casa. Michele: Sì, e poi non mi posso ritirare se non si ritirano loro. L’altro: Sì, lo so. E’ se bisogna andare a casa tua adesso. Michele: Se non si ritirano tutti a casa io non è che me ne posso andare a dormire! Che devo dormire, con il pensiero! Alla fine io sono stato, io li ho portati! Il pensiero mio è per loro, o sbaglio? Tu che fai, vuoi andare a dormire? Se non trovavamo te, secondo te ci ritiravamo. Ah?

In altre intercettazioni, e in quella conclusiva della mattina del blitz, i razziatori brindisini si lamentano del fatto che a loro tocchino solo 2 euro al chilo per il rame fornito ai mediatori baresi. In effetti, c’è una sproporzione enorme tra il danno arrecato alle aziende fotovoltaico, alle quali in media un cavo di rame rossa costa 22 euro al metro oltre all’Iva, cui aggiungere il costo dell’installazione che porta il costo al metro sino a 35-40 euro al metro. Ma il guadagno limitato, e sproporzionato per difetto al cospetto del rischio, non ferma le bande brindisine. Che tra l’altro arrotondano, è il forte sospetto degli investigatori, anche con le rapine. Le armi, stando alle intercettazioni, ci sono. Michele Colaci e il solito interlocutore, lo stesso della notte del colpo fallito. E’ la tarda serata dell’11 febbraio, e parlano di Antonio Colaci e di pistole.

Michele: Antonio sta chiamando. L’altro: Se la vede Antonio questa pistola impazzisce! Michele: incomprensibile L’altro: L’ho vista cuggì. Questa è più mostruosa! Michele: Sì, va beh, lo so. L’altro: Cuggì mai ne ho viste pistole così. E’ la prima che vedo! Appena l’ho vista sono impazzito. La conversazione prosegue a bordo di un’auto ferma in piazza Raffaello. L’altro: Questa, quanto è bella. Pizza, vedi che è bella, sa? Mostruosa1 A me piace assai, compà! Quello che cazzo vuoi dire, dici. Michele: No, è bella. Vero. L’altro: Cazzo, se ti presenti con una pistola di quelle per sparare a qualcuno (ride)…No, cuggì, solamente a vederla ti fa paura! Vedi che canna che ha! Ah?

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