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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Rame, presi ladri e imprenditrice

Era una impresa di raccolta e riciclaggio di materiali ferrosi e metalli di Francavilla Fontana il terminal dei furti di rame di una banda specializzata di Oria. Una indagine-lampo dei carabinieri della stazione cittadina ha consentito non solo di fermare i ladri, capaci di mettere a segno undici furti in soli 15 giorni, con un danno stimato di almeno 100mila euro ai danni di Enel, Telecom e di privati cittadini, ma anche di individuare la ditta che ricettava il prezioso materiale, la cui amministratrice è stata arrestata questa mattina all’alba assieme a tre membri della banda di razziatori di cavi, su ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Maurizio Saso e richieste dal pm Valeria Farina Valaori.

Era una impresa di raccolta e riciclaggio di materiali ferrosi e metalli di Francavilla Fontana il terminal dei furti di rame di una banda specializzata di Oria. Una indagine-lampo dei carabinieri della stazione cittadina ha consentito non solo di fermare i ladri, capaci di mettere a segno undici furti in soli 15 giorni, con un danno stimato di almeno 100mila euro ai danni di Enel, Telecom e di privati cittadini, ma anche di individuare la ditta che ricettava il prezioso materiale, la cui amministratrice è stata arrestata questa mattina all’alba assieme a tre membri della banda di razziatori di cavi, su ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Maurizio Saso e richieste dal pm Valeria Farina Valaori.

Il periodo in cui la banda è stata monitorata dai carabinieri della stazione di Oria, al comando del maresciallo Roberto Borrello, ricade nelle ultime settimane del maggio scorso. Sono stati necessari una ventina di giorni di utilizzo di un Gps collocato dagli investigatori a bordo della Volkswagen Golf di uno degli arrestati, una quindicina di intercettazioni telefoniche e tre altri giorni di intercettazioni ambientali (un microfono spia piazzato sempre sulla Golf) per raccogliere prove sufficienti per indurre il gip a definire “brillante”, oltre che convincente, l’esito delle indagini.

In carcere sono finiti Maria Giuseppe Lonoce, 44 anni, titolare della Comentalf Srl di Francavilla Fontana, poi Damiano Matarrelli, 34 anni, Francesco Candita di 43 anni, e Antonio Calò di 34 anni. Mentre Calò è un soggetto utilizzato in alcune circostanze come supporto ai furti di cavi, i due personaggi principali della vicenda sono Matarrelli e Candita. A quest’ultimo appartiene la Golf usata dai carabinieri di Oria come cavallo di Troia per seguire le azioni della banda e per raccogliere elementi probatori, mentre in alcune circostanze lo stesso Candita ha utilizzato per i furti anche il proprio figlio minorenne.

Matarrelli è invece il punto di inizio delle indagini. Era stato già arrestato il 6 dicembre 2011 in flagranza di reato sempre dai carabinieri, mentre tagliava i cavi di una linea dell’Enel in contrada Cimminiello. Il ladro di rame aveva già tagliato 150 metri di cavo utilizzando un’ascia munita di rudimentale prolunga. Nulla, tuttavia, in grado di proteggere realmente il soggetto da una scarica ad alta tensione, ma funzionale per le linee secondarie.

Uscito dal carcere e sottoposto all’obbligo di dimora, Matarrelli risultò assente da casa a vari controlli dei carabinieri condotti tra le 20 e le 6, la fascia oraria prevista dagli obblighi imposti. Ma le assenze del soggetto coincidevano proprio con furti di cavi elettrici e telefonici, che venivano puntualmente denunciati. Da qui la decisione dei carabinieri, dopo una consultazione del comandante di stazione di Oria con il comandate della compagnia di Francavilla Fontana, il capitano Giuseppe Prudente e con il comandante del Norm, il tenente Simone Clemente, di organizzare una indagine con un obiettivo preciso: giungere sino al ricettatore.

E’ infatti chi riceve e immette sul mercato non ufficiale del rame il metallo provento dei furti l’anello più delicato di una filiera criminosa che sta creando gravi danni non solo a Enel, Telecom, aziende di trasporto ferroviario, al settore della produzione fotovoltaica, ma anche a numerosi privati cittadini, nonché ad altre aziende colpite dai black-out energetici o di comunicazione causati dai furti. Ne hanno parlato stamani diffusamente in conferenza stampa, presentando gli esiti dell’operazione, sia il procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, che il colonnello Ugo Sica, comandante provinciale dei carabinieri, che il pm Valeria Farina Valaori.

In estrema sintesi, va detto che il fenomeno è connesso ad una forte domanda mondiale di rame legata al blocco dell’estrazione di alcune importanti miniere sudamericane, a causa di conflitti sindacali, situazione che ha favorito la nascita di un mercato parallelo e incontrollato dal punto di vista dei prezzi. La conseguenza della ricerca illegale di rame sono la spoliazione dei cablaggi dei campi fotovoltaici e delle linee elettriche e telefoniche al sud, ma anche di private abitazioni e di aziende agricole. I carabinieri hanno calcolato che nel periodo preso in considerazione dalle indagini la banda ha razziato 2500 metri di cavi, con un peso stimabile di un chilo di rame per metro nel caso dei cavi Enel e Telecom, cui aggiungere i costi di ripristino, ma anche il saccheggio degli impianti e dell’intero mobilio di due villette da parte del gruppo Matarrelli - Candita.

Due tonnellate e mezza di rame e centomila euro di danni diretti o collaterali in soli 15 giorni. E questa è solo uno dei gruppi che agiscono nelle campagne. Altri, anche importanti, con terminal di ricettazione nel Barese, sono stati colpiti nei mesi scorsi dalla polizia di Brindisi. Ma ai ladri andava in tasca ben poco. Anche la banda di Oria, come quella brindisina sgominata dalla polizia, ha riempito le intercettazioni di lamentele per la magra remunerazione ricevuta dalla titolare della Comentalf. La Lonoce, hanno detto gli investigatori, era peraltro un personaggio che non si poneva alcuno scrupolo nel ricevere il rame rubato (a differenza di altri, che invece hanno fatto storie, raccontano i carabinieri).

Questa è una risposta importante, hanno rilevato il procuratore aggiunto e il comandante provinciale dell’Arma, nel contesto delle azioni concordate sia in sede regionale che di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso di numerosi incontri, proprio a sottolineare la gravità del fenomeno e l’allarme sociale destato dalle razzie di cavi e di qualsiasi altro oggetto che sia fatto di rame, dagli arredi funebri alle grondaie.

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