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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Rapina in gioielleria, quattro imputati: “Ma quei due sono innocenti”

Lettera dal carcere di Francesco Andriola: “Maurizio Cannalire e Luciano Pagano non c’entrano niente con il colpo a Dolo, in provincia di Venezia”. Sotto processo anche Ugo Ugolini. Bottino del valore di 50mila euro, mai trovato

BRINDISI – Quattro brindisini imputati con l’accusa di aver messo a segno una rapina in una gioielleria di Dolo, in provincia di Venezia. Colpo che fruttò 50mila euro. Alla vigilia del processo, Francesco Andriola, uno del gruppo, ne scagiona due scrivendo una lettera: “Maurizio Cannalire e Luciano Pagano sono innocenti, mi assumo tutta la responsabilità”.

La rapina

ANDRIOLA Francesco, classe 1978-2-2-2-2-2Tutti e tre, assieme a Ugo Ugolini, brindisino anche lui, furono arrestati il 21 aprile scorso dai carabinieri della compagnia di Chioggia e del nucleo investigativo di Venezia, in collaborazione con i colleghi di Brindisi, per il colpo  nell’oreficeria “Ciach” il pomeriggio del 13 ottobre 2017. I preziosi – compresi orologi – sono stati mai trovati. Unico punto “nero” delle indagini.

Sono ancora in carcere. A gennaio affronteranno il processo con rito abbreviato al quale sono stati ammessi dopo che il pubblico ministero titolare del fascicolo d’inchiesta ha chiesto l’immediato, sulla base di prove evidenti. Ci sono un video,  una serie di telefonate e messaggi. Prove evidenti per il pm della responsabilità di Francesco Andriola, 39 anni; Ugo Ugolini, 32; Maurizio Cannalire, 57; e Luciano Pagano, 34.

La lettera

Andriola, difeso dall’avvocato Vincenzo Lanzillotti, lo scorso 24 novembre ha scritto una lettera nel carcere di Pordonone in cui è ristretto, riproponendo quanto già sostenne in sede di interrogatorio di garanzia, sotto forma di dichiarazioni spontanee: “Dichiaro che Cannalire Maurizio e Pagano Luciano non c’entrano niente con la rapina commessa a Dolo, in provincia di Venezia”.

lettera andriola per rapina a dolo-2“Io mi assumo tutta la responsabilità e mi dispiace che sono in carcere degli innocenti”, ha scritto ancora Andriola. “Se delle terze persone hanno dichiarato delle cose su di loro, stanno mentendo. Io mi assumo tutta la responsabilità della rapina e la corte (il gup, ndr) deve capire che la colpa è solo mia”. Lettera ovviamente firmata.

I ruoli contestati

Andriola viene indicato come il rapinatore che per primo entrò in gioielleria: era a volto scoperto, si finse un cliente, ma era armato di pistola. Per la fuga, stando alla ricostruzione dei carabinieri, avrebbe usato la Fiat Punto intestata a una donna residente in provincia di Venezia, madre dei suoi due figli (lei è estranea all’inchiesta).

PAGANO Luciano, classe 1974-2Ugolini, nella ricostruzione del pm, sarebbe il secondo rapinatore, quello che entrò in gioielleria con i guanti da giardiniere, anche lui a volto scoperto, probabilmente per non lasciare impronte: sarebbe fuggito a piedi e sarebbe stato “raccolto per strada da Pagano”, dopo essere caduto per terra. Nella fuga, si sarebbe disfatto dei guanti.

Ugolini, inoltre, avrebbe legato con delle fascette da elettricista la titolare della gioielleria e un uomo di 75 anni e avrebbe anche minacciato due ragazzini minorenni per strada. I giovanissimi passavano da lì per caso e, avendo intuito che potesse essere successo qualcosa all’interno dell’oreficeria, cercarono di inseguirlo. Furono costretti a fermarsi quando il rapinatore mostrando la pistola, urlò: “Fatevi i fatti vostri”.

La fuga

CANNALIRE Maurizio, classe 1960-2-2La fuga in direzione Brindisi sarebbe avvenuta subito dopo. Il tempo di lasciare la Fiat Punto alla proprietaria. Il viaggio di rientro è stato ricostruito sulla base dei ponti radio agganciati dai telefonini cellulari. Il tracciato ha portato a scoprire che ci sarebbero stati problemi al motore dell’auto usata da Pagano e Cannalire, accusati di concorso morale per aver fornito supporto logistico. Cannalire fra le 3.48 e le 3.58 più volte contattò un centro di assistenza stradale, ma l'intervento non c'è. La mattina dopo, a Brindisi, attorno alle 9,10, Cannalire chiamò un meccanico.

I tabulati telefonici e le immagini

Se è vero che prima, durante e dopo il colpo nella gioielleria, spensero i cellulari, è altrettanto vero che li usarono la mattina, la sera e la notte del 13 ottobre 2017, giorno della rapina. Nonché nei giorni successivi. In ogni caso, agganciarono celle che, nella ricostruzione del pm della Procura di Venezia, dimostrano la presenza nella provincia Veneta, raggiunta nelle 24 ore precedenti alla rapina e lasciata subito dopo il colpo per far rientro a Brindisi.

Per questo i tabulati telefonici sono ritenuti gravi indizi di colpevolezza, in aggiunta ai fotogrammi che i carabinieri hanno ricavato dalle immagini del sistema di videosorveglianza della gioielleria e da quelle poste a protezione di una villetta che si trova poco distante.

Il Riesame

UGOLINI Ugo, classe 1975-2Il quadro accusatorio e le esigenze cautelari sono stati confermati dal Tribunale del Riesame per Maurizio Cannalire  e Luciano Pagano, dopo il ricorso dei difensori. Nel collegio difensivo, oltre all’avvocato Vincenzo Lanzillotti, ci sono Elvia Belmone, Cosimo De Leonardis e Luca Leoci del Foro di Brindisi e Giuseppe De Leonardis del foro di Milano.

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