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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Rapina al vigilantes, Rillo: “Non sono io quello che vedete nel video”

Respinge le accuse: “Disposto a ogni confronto”. Per Lagatta rogatoria domani. Uno zerbino assicurò la via di fuga tramite l'androne di un condominio accanto alla banca

BRINDISI -  “Con quella rapina non c’entro niente: non sono io il ragazzo che si vede nel video dell’aggressione al vigilantes”. Claudio Rillo, 23 anni, di Brindisi, ha respinto l’accusa legata al colpo avvenuto la mattina del 2 dicembre 2016, poco prima che la guardia giurata della Cosmopol entrasse nella filiale della Banca popolare di Bari, in via Orazio Flacco, a Brindisi, per consegnare la valigetta piena di denaro. C’erano 21.660 euro.

L’interrogatorio di garanzia

RILLO Claudio, classe 1995-3Il giovane ha affrontato l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminare Vittorio Testi del Tribunale di Brindisi, alla presenza dell’avvocato Cinzia Cavallo. Alla sua professione di innocenza, il giorno dopo la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ha aggiunto l’immediata disponibilità a sottoporsi a confronti: “Qualsiasi accertamento”, avrebbe detto Rillo, accusato di essere uno dei due rapinatori che entrarono in azione quella mattina, dopo essersi nascosti nell’androne del condominio che si trova proprio accanto alla filiale. 

L’accusa

L’accusa è stata mossa in concorso con Antonio Lagatta, brindisino anche lui, stessa età di Rillo, ristretto nel carcere di Lecce dove domani dovrebbe svolgersi l’interrogatorio per rogatoria dinanzi al gip del Tribunale salentino.

A entrambi gli indagati il provvedimento di arresto è stato notificato in carcere dagli agenti della Squadra Mobile di Brindisi, gli stessi che hanno condotto le indagini. In cella sono ristretti dal mese di novembre 2017, nell’ambito della cosiddetta guerra di mala in atto in città dal precedente mese di agosto. In quel periodo di tempo due gruppi si affrontarono anche usando Kalashnikov: da un lato la fazione ritenuta guidata da Antonio Lagatta e della quale avrebbe fatto parte – tra gli altri – Rillo. L’altra fazione, secondo l’accusa, sarebbe stata capitanata da Antonio Borromeo.

Per quella sfilza di ferimenti e aggressioni, Lagatta e Rillo sono stati già condannati in primo grado con rito abbreviato: il primo alla pena di dieci anni e otto mesi, l’altro a nove anni e quattro mesi. Nel conteggio rientra l’assalto ai vigilantes dell’istituto Cosmopol, avvenuto la mattina del 6 novembre 2017, davanti al Mc Donald’s del centro commerciale BrinPark. Bottino pari a 25mila euro, solo in parte ritrovato.

LAGATTA Antonio, classe 1995-2Lagatta è accusato anche di una terza rapina, sempre ai danni di un vigilantes: azione consumata la mattina del 16 agosto 2017, davanti all’ingresso della banca Apulia, in via Appia. La contestazione è stata mossa in concorso con Alessio Giglio, considerato uno dei componenti del presunto gruppo di Lagatta. Bottino pari a quasi 99mila euro.

Il video della rapina

La mattina del 2 dicembre 2016, attorno alle 9,30, la guardia giurata venne bloccata e minacciata da due ragazzi armati: uno aveva un fucile a canne mozze e l’altro una pistola. Non avevano il passamontagna i rapinatori. Uno aveva un cappellino da baseball con occhiali da sole e l’altro un cappello di lana tradizionale.

All’epoca Lagatta e Rillo erano perfetti sconosciuti. Non c’erano ancora state le sparatorie e gli attentati incendiari contestati nella guerra di mala e riconosciuti con sentenza dal Tribunale. Si confondevano tra diversi ragazzi di Brindisi. Non erano mai stati fotosegnalati. Secondo l’accusa, questa sarebbe stata la prima rapina di Lagatta.

Le guardie giurate e i pochissimi testimoni oculari non sono stati in grado di fornire una descrizione precisa, come si legge nel provvedimento di arresto ottenuto dal pubblico ministero Luca Miceli.

Impossibile, quindi, che potessero essere “identificati mediante la sola visione delle registrazioni video delle telecamere della banca”, ha sottolineato il gip. “I due indagati, però sono stati in seguito attinti da provvedimenti di arresto”. Di conseguenza, solo dopo è stato possibile confrontare le sequenze estrapolate dal video con le fotosegnaletiche: “tale attività permetteva di riconoscere senza ombra di dubbio Lagatta e Rillo”, è scritto nell’ordinanza.

“E’ stata appurata – si legge – la compatibilità tra le caratteristiche fisiche e soprattutto tra le altezze dei rapinatori e quelle dei due indagati”. Sono state anche evidenziate la “conoscenza e la stabile frequentazione dei due che sono stati controllati insieme in diverse occasioni e risultano aver comunicato telefonicamente in diverse occasioni, anche il giorno della rapina”. Risulta che Lagatta e Rillo furono controllati assieme nei giorni successivi alla rapina, l’11 e il 19 dicembre.

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I tabulati telefonici

L’analisi dei tabulati telefonici ha portato ad accertare che una delle utenze intestate a Lagatta “agganciò alcune celle radio compatibili con il luogo di consumazione della rapina, nell’orario del colpo”. Più esattamente, “alle 8,47 quella di viale Commenda, alle 8,56 quella di viale Aldo Moro e alle 8,58 quella del quartiere Santa Chiara”.

Anche la seconda utenza in uso a Lagatta “agganciò celle radio compatibili con la sede della filiale della Banca popolare di Bari”. Alle 8,26 in viale San Giovanni Bosco.

Lo zerbino  del condominio

Stando a quanto accertato dagli agenti della Mobile, i rapinatori si sarebbero fatti aprire il portone citofonando a uno dei condomini. Qui sarebbero rimasti nascosti sino all’arrivo del furgone Cosmopol per entrare in azione non appena il vigilantes raggiunse l’ingresso della banca.

“Il portone rimase aperto” perché i due “posizionarono in precedenza uno zerbino nei pressi dell’ingresso per impedirne la chiusura accidentale. Per la fuga, stessa cosa: di nuovo nel condominio e poi di corsa nel cortile dove riuscirono a scavalcare il muretto.

Le esigenze cautelari

Tenuto conto delle “concrete modalità della rapina, della capacità a delinquere dei due, l’unica misura adeguata e proporzionale alle esigenze di difesa sociale è la custodia in carcere”. La difesa di Rillo potrebbe ricorrere al Tribunale del Riesame.

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