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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Rapine nelle tabaccherie e nei market: due condanne e due assoluzioni

Processo con rito abbreviato: sette anni e quattro mesi al brindisino Antonio Grassi, ripreso dalle telecamere e incastrato dal tatuaggio sulla mano; tre anni, dieci mesi e venti giorni per Alfonso Polito, identificato da tracce di Dna. Per Vincenzo Trono e Francesco Franchin, insufficienza di prove. Contestati cinque colpi tra febbraio e maggio 2014

BRINDISI – L’elmo romano tatuato sul dorso della mano destra ha incastrato Antonio Grassi, 29 anni, di Brindisi, mentre il Dna è stato determinante per risalire ad Alfonso Polito, 31 anni: entrambi sono stati condannati come  autori delle rapine, consumate e tentate, tra febbraio e maggio 2014, ai danni di market e tabaccherie: sette anni e quattro mesi di reclusione per il primo, tre anni, dieci mesi e venti giorni per l’altro.

Antonio Grassi-4La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio di oggi, 29 giugno 2017, dal gup Paola Liaci, di fronte al quale è stato incardinato il processo con rito abbreviato chiesto dall’avvocato Cinzia Cavallo, difensore di entrambi. Assolti, con formula dubitativa per insufficienza di prova, gli altri due imputati ammessi al rito alternativo: Vincenzo Trono, 31 anni, difeso dall’avvocato Laura Beltrami, e Francesco Franchin, 26, difeso da Cinzia Cavallo. Le motivazioni saranno depositate fra trenta giorni.

Il rappresentante della pubblica accusa, Francesco Vincenzo Carluccio, la scorsa udienza, aveva chiesto la condanna di tutti e quattro i brindisini, arrestati dai carabinieri il 2 marzo 2016, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare, confermata dal Tribunale del Riesame. Il pm, nel sottolineare la pericolosità sociale di Grassi (nella foto accanto), aveva chiesto otto anni e sei mesi di reclusione; cinque anni per Alfonso Polito quattro anno e quattro mesi per Vincenzo Trono, infine, due anni e dieci mesi per Francesco Franchin.

Il tatuaggio di Antonio Grassi-2I colpi oggetto delle contestazioni sono quelli ai danni di una tabaccheria di Brindisi situata in via Carducci il 24 febbraio 2014, del supermercato Dok di Mesagne il 9 marzo 2014, del supermercato “Super Brio” di Torchiarolo il 7 marzo 2014, della tabaccheria Leo di San Donaci il 15 aprile 2014, della tabaccheria “Mordi e fuggi” di Mesagne il 3 maggio 2014. Oltre all’accusa di rapina, i quattro erano accusati ricettazione, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e lesioni personali aggravate.

Per la prima rapina, quella in una tabaccheria di Brindisi, “l’elemento individualizzante per Antonio Grassi è il tatuaggio” rimasto visibile nonostante “l’indagato stendesse ripetutamente il braccio destro verso il basso nel tentativo di far scivolare la manica del giubbino”. Per il secondo colpo, datato 3 marzo 2014, ancora Grassi con il tatuaggio visibile, che impugna il fucile con la mano sinistra essendo mancino. Per la terza rapina, quella del 4 maggio successivo, il profilo genetico di Grassi è stato trovato su uno dei due passamontagna trovati nell’auto usata, una Lancia Lybra risultata rubata.

POLITO ALFONSO-2Il Dna è alla base della contestazione che attiene alla quarta rapina, del 7 marzo, nei confronti di Trono, Franchin e Polito, in aggiunta a Grassi. Il profilo genetico di Trono è stato trovato sul “manico del cacciavite”, quello di Franchin su un “guanto per la mano sinistra di colore arancione” e per Polito su un “passamontagna nero”, tutti trovati nella Lancia Lybra.

Per il quinto colpo, datato 15 marzo 2014, ancora Grassi in azione con il tatuaggio visibile e Polito (foto al lato) il cui “dna è stato trovato sul passamontagna di colore celeste trovato nella Fiat Tipo usata per la rapina”. Tenuto conto delle assoluzioni per Trono e Franchin, il Dna evidentemente non ha retto nell’impianto accusatoria, come evidenziati dalle penaliste Beltrami e Cavallo nel corso delle rispettive arringhe.

Vincenzo Trono Ci sono poi, alcune intercettazioni telefoniche che “dimostrano che Vincenzo Trono (foto accanto, in basso Franchin) unitamente ad Antonio Grassi, deteneva una lupara, facendola custodire a un ragazzo non ancora maggiorenne”. La posizione di quest’ultimo è al vaglio della Procura per i minori. Si tratta di conversazioni ascoltate nell’ambito di un altro procedimento penale.

Gli imputati nel frattempo sono stati rinviati al giudizio del Tribunale a conclusione dell’inchiesta della Dda di Lecce “The Beginners” sull’affiliazione di nuove leve in seno all’articolazione della Sacra Corona Unita operante a Brindisi, come diramazione del cosiddetto gruppo mesagnese, ritenuto storico dell’associazione di stampo mafioso.

Francesco FranchinGrassi, Trono, Polito e Franchin in quell’ordinanza sono stati ritenuti i volti nuovi della Scu, giovani della generazione 2.0, quella attuale della mala, riconducibili al gruppo che – sempre per la Dda – sarebbe stato guidato da Luca Ciampi, nato e residente nel capoluogo, ora ristretto nel carcere di Foggia, a sua volta affiliato a Tobia Parisi indicato al vertice del cosiddetto clan dei mesagnesi sopravvissuto da un lato ai blitz e dall’altro alle collaborazioni che ha svelato i segreti del sodalizio di stampo mafioso.

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