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Cronaca

Rifiuti e tangenti, si punta sui corrotti

NAPOLI – Dopo gli arresti, anzi contestualmente agli arresti, decine di perquisizioni di abitazioni e uffici, e sequestro di numerosi conti correnti bancari. Perché la prossima tappa dell’indagine che ha portato in carcere poco prima dell’alba, a Brindisi, l’ex amministratore delegato di Enerambiente, l’avvocato Giovanni Faggiano, e un capocantiere dell’azienda, adesso punta sui beneficiari delle mazzette.

NAPOLI – Dopo gli arresti, anzi contestualmente agli arresti, decine di perquisizioni di abitazioni  e uffici, e sequestro di numerosi conti correnti bancari. Perché la prossima tappa dell’indagine che ha portato in carcere poco prima dell’alba, a Brindisi, l’ex amministratore delegato di Enerambiente, l’avvocato Giovanni Faggiano, e un capocantiere dell’azienda, adesso punta sui beneficiari delle mazzette.

L’inchiesta napoletana ha individuato assunzioni inutili e illegali nel settore dei rifiuti e tangenti che venivano versate anche a funzionari dell'Asia, la società del Comune di Napoli che si occupa della raccolta dei rifiuti: i nuovi sviluppi dell' inchiesta avviata lo scorso anno dopo la devastazione degli automezzi della società Enerambiente sono questi, ma ora bisogna risalire ai nomi dei corrotti.

Ecco la svolta impressa alla vicenda da Digos e Guardia di Finanza di Napoli, coordinati da un pool di pm: Danilo De Simone, Paolo Sirleo, Ida Teresi, Maria Sepe, Giuseppe Noviello e Luigi Santulli. Uno dei presunti caso di malaffare che lievitavano all’ombra della gigantesca crisi dei rifiuti nel capoluogo campano. Sia Faggiano che Corrado Cigliano sono indagati per aver costretto i responsabili delle cooperative San Marco e Davideco (incaricate di fornire la forza lavoro necessaria per l'attività di raccolta e trasporto dei rifiuti) a versare loro ingenti somme di denaro, non dovute, per assicurarsi la prosecuzione del rapporto con Enerambiente Spa.

In tal modo le cooperative si sarebbero assicurate anche aliquote di mano d’opera più cospicue, ma dovevano accettare – secondo gli inquirenti – le liste imposte da politici e sindacalisti vicini a Enerambiente. Le tangenti venivano poi destinate anche alla corruzione di pubblici ufficiali ancora non compiutamente identificati dagli investigatori della polizia e della Finanza, il cui coinvolgimento era finalizzato anche al mancato controllo della regolarità di esecuzione dell'appalto.

Le ipotesi di reato a carico di Giovanni Faggiano e Corrado Cigliano sono di estorsione e corruzione. L'avvocato Giovanni Faggiano era già finito in un'altra maxi inchiesta legata a rifiuti e mazzette in Abruzzo il 22 settembre 2010. In quella occasione fu arrestato anche l’assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni. Dodici furono le persone iscritte nel registro degli indagati per un presunto giro tangentizio nel settore del trattamento dei rifiuti e dei termovalorizzatori.

Tra i 12 era coinvolto anche l’ex amministratore delegato di Enerambiente che operava in joint-venture con  la partecipata Te.Am, Giovanni Faggiano, 51 anni. Faggiano si era dimesso dall’incarico tre mesi prima, il 17 luglio 2010, formalmente per un avvicendamento ai vertici. Al centro delle indagini condotte dalla squadra mobile di Pescara, su incarico della procura abruzzese, il progetto di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti in contrada Carapollo, da realizzare proprio sui terreni della società pubblica di gestione dei rifiuti a Teramo, la Te.Am.

Secondo le ipotesi accusatorie, gli indagati avrebbero tentato di oliare gli ingranaggi amministrativi, per ottenere le autorizzazioni utili a realizzare un inceneritore. Intercettazioni e prove documentali, portarono gli investigatori a chiudere il cerchio, culminato nell’arresto dell’assessore regionale del Pdl (sempre del Pdl anche i due senatori coinvolti nella inchiesta). Le ipotesi di reato andavano dalla concussione alla corruzione, al falso e al favoreggiamento.

L’avvocato era rimasto inoltre coinvolto, nel 2003, nell’inchiesta sulla Tangentopoli brindisina. Condannato in primo grado a 1 anno e 4 mesi per favoreggiamento nei confronti dell’ex sindaco di Brindisi di Giovanni Antonino per la vicenda delle concessioni delle banchine alla Bti, la società di movimentazione dei container il cui proprietario, Mario Salucci, accusò l’ex sindaco di pressioni concussive, è stato poi assolto in secondo grado.

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