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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Rifiuti interrati abusivamente nelle cave di Francavilla: assolti quattro imputati

Sono state assolte tutte e 4 le persone rinviate a giudizio nell'ambito dell'inchiesta, battezzata "Cenerentola", sui rifiuti sversati abusivamente presso le cave di Francavilla Fontana. Tutti e 4 avevano scelto la via del giudizio abbreviato, a differenza degli altri 10 imputati, processati con rito ordinario

FRANCAVILLA FONTANA – Sono state assolte tutte e 4 le persone rinviate a giudizio nell’ambito dell’inchiesta, battezzata “Cenerentola”, sui rifiuti sversati abusivamente presso le cave di Francavilla Fontana. Tutti e 4 avevano scelto la via del giudizio abbreviato, a differenza degli altri 10 imputati, processati con rito ordinario. Si tratta Pasquale Borreggine, di Sogliano Cavour, direttore generale della Mcm Spa, difeso dagli avvocati Donato Mellone e Leonardo Musa, Antonio Pecchia, di Brindisi, legale rappresentante della Ital Green Energy di Monopoli, difeso dall'avvocato Domenico Di Terlizzi; Alfredo Scala, di San Pietro Vernotico, capo cantiere della Mcm, difeso dagli avvocati Donato Mellone e Leonardo Musa; Sergio Galassi, di Brindisi, difeso dagli avvocati Donato Mellone e Leonardo Musa, vice capo cantiere della Mcm Spa.

Il Pm Antonio Negro aveva formulato le seguenti richieste di condanna: un anno di reclusione per Antonio Pecchia; due anni ciascuno per Borragine, Galassi e Scala. Avevano chiesto la condanna degli imputati anche i legali delle parti offese: l’avvocato Zecchino per conto del Comune di Francavilla Fontana, l’avvocato Barone per conto dell’associazione Italia Onlus. La sentenza di assoluzione venne pronunciata nell’ottobre del 2014 dal gup del tribunale di Lecce, Annalisa De Benedictis. Dalle motivazioni, depositate lo scorso gennaio, emerge la sostanziale inconsistenza del quadro probatorio a carico degli imputati.

 Pecchia è stato assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto. Il brindisino, in qualità di legale rappresentante della Ital Green Energy srl, era accusato di aver concorso nella raccolta, trasporto, cessione di conferimento di rifiuti speciali prodotti dalla propria ditta, consentendo il trasporto dei rifiuti prodotti ed il conferimento presso l’impianto di Euroscavi 2000, privo delle autorizzazioni del caso. Ma secondo il gup non è dimostrato che il produttore dei rifiuti, ovvero la Ital Green, “fosse consapevole della incapacità legale giuridica della ditta che riceveva i rifiuti al trattamento e lo smaltimento”.

“E’ evidente che il produttore che debba costantemente liberarsi dei rifiuti – si legge ancora nelle motivazioni della sentenza – abbia l’obbligo di qualificare correttamente il rifiuto stesso con attribuzione del corretto codice Cer e di verificare se il destinatario sia adeguatamente autorizzato alla ricezione e allo smaltimento. E’ altrettanto chiaro che il produttore ha l’onere di verifica in ordine alla piena validità ed esistenza delle autorizzazioni in capo a chi riceveva i rifiuti”.

“Tuttavia – prosegue il gup – è pacifico che nel caso in esame non vi fosse alcun rapporto diretto tra produttore Ital Green Energy e smaltitore Euroscavi 2000, in considerazione  della utilizzazione da parte del produttore di soggetti intermediari con compito precipuo di individuare le migliori soluzioni e le destinazioni di smaltimento”. Gli elementi esibiti dalla difesa hanno inoltre minato alle fondamenta il teorema accusatorio, “con la conseguenza che deve pervenirsi con riferimento al Pecchia alla decisione assolutoria per estraneità rispetto ai fatti che hanno coinvolto la Euroscavi 2000 o eventuali intermediari”.

Borraggine, Galassi e Scala sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Questi, in qualità di rappresentanti della società Mcm,  erano accusati di aver smaltito illecitamente, sempre nelle cave della ditta Euroscavi 2000 di Francavilla, dei materiali provenienti dallo smontaggio e dalla demolizione degli impianti, delle apparecchiature e dei fabbricati esistenti nell’area del petrolchimico occupata dallo stabilimento Dow Chemical.

Le accuse si basavano su una serie di rilievi effettuati dall’Arpa sui rifiuti prodotti da Mcm. Ma i dati elaborati dall’agenzia sarebbero del tutto inutilizzabili, in quanto emerso che “dall’analisi  eseguita su di un campione assolutamente inattendibile e non rappresentativo dell’intero carico di rifiuto sequestrato, tutte le concentrazioni in percentuale degli elementi determinati sono risultate falsate, compresi i residui di lana di roccia la cui concentrazione è risultata erroneamente di 5,4 per cento”.

“Pertanto – si legge ancora nelle motivazioni – si conclude senza alcun dubbio che il metodo utilizzato dall’Arpa per il campionamento è stato del tutto soggettivo e arbitrario e non rispondente ad alcun requisito minimo perché il campione prelevato possa essere ritenuto rappresentativo dai rifiuti in esame”. 

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