Sacra Corona Unita, chieste 13 condanne anche in Appello

BRINDISI – Tredici brindisini rischiano la condanna anche in Appello con l’accusa di aver fatto parte della Sacra Corona Unita: tra gli imputati ci sono due donne, ritenute vicine al clan dei tuturanesi, per le quali il procuratore generale ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, e il pentito Sandro Campana per il quale sono stati invocati due anni di reclusione.

Il pentito

La requisitoria del pg è stata consegnata ai giudici della Corte d’Appello di Lecce, davanti ai quali è in corso di svolgimento il processo di secondo grado scaturito dall’inchiesta della Dda salentina, chiamata Pax. Le indagini sfociarono nel blitz all’alba del 14 dicembre 2014, dopo essere partite da un omicidio che ancora resta senza colpevoli.

Per Campana, il rappresentante della pubblica accusa ha confermato il diritto all’ottenimento delle attenuanti della collaborazione. Patente di credibilità, quindi, per il pentito, condannato con rito abbreviato alla pena di due anni con l’accusa di associazione mafiosa e appartenenza al gruppo dei “tuturanesi”, al cui vertice ci sarebbe stato il fratello maggiore, Francesco, stando alle accuse mosse dalla Dda e confermate dallo stesso Sandro Campana che lo ha indicato anche come autore e mandante di alcuni omicidi. Il pg ha chiesto la revoca della sorveglianza speciale.

Le donne

Pene più elevate sono state chieste per le donne: per Pia Romano, cinque anni, così come stabilito dal gup,  e per Maddalena Miceli a tre anni e quattro mesi, come da sentenza di primo grado. Romano è la moglie di Antonello Raffaele Gravina (imputato in un altro troncone e, a sua volta, fratello del pentito Francesco Gravina, alias il Gabibbo) nonché madre di Gianpaolo Gravina, quest’ultimo imputato nello stesso processo e condannato dal gup a sei anni di reclusione, pena invocato dal rappresenta della pubblica accusa in secondo grado. Miceli è la moglie di Angelo Ostuni, anche lui imputato e condannato nel processo Pax: tre anni e quattro mesi rispetto, stando alle richieste del pg.

I presunti affiliati

Otto anni e quattro mesi sono stati chiesti per Raffaele Gravina e a Teodoro Ostuni (nella foto accanto): il primo è lo zio di Gianpaolo Gravina, il secondo lo zio di altri imputati. In elenco ci sono Diego Ostuni, condannato dal gup a otto anni di reclusione, pena invocata dal pg. L’imputato secondo l’accusa avrebbe preso “le distanze dallo zio Teodoro Ostuni, affiliandosi e poi provvedendo all’affiliazione – con rito celebrato nel carcere di Lecce- di Cristian Ostuni, Antonio Ostuni e Diego Guttagliere, al clan dei mesagnesi, a carico di Antonello Raffaele Gravina. Per tutti, il gup ha chiuso il conto a quattro anni e otto mesi  per i tre imputati. E lo stesso conto è stato presentato oggi ai giudici della Corte d’Appello di Lecce. Sei anni di reclusione, infine, sono stati chiesti per Damiano Bello e Francesco Lazzaro.

L’omicidio senza colpevoli

Le indagini partirono dall’omicidio di Antonio Santoro, scomparso a 30 anni, il 13 marzo 2008: i resti furono ritrovati, per caso, all’interno di una cavità ipogea in agro di Brindisi, in località Badessa nei pressi dell’omonima masseria, il 26 novembre 2011. Ma quell’esecuzione ad oggi resta un mistero perché non sono stati arrestati i mandanti e i killer. Non è escluso che Sandro Campana e prima di lui gli altri pentiti, abbiano parlato del delitto e che quel che hanno riferito è stato secretato in attesa di ottenere riscontri.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati: Albino Quarta, Laura Beltrami, Marianna Laguercia, Mauro Durante,  Elvia Belmonte, Davide Di Giuseppe e Amilcare Tana.