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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Droga ordinata in carcere con chiamate su WhatsApp: 13 imputati

Per la Dda l’ergastolano Antonio Campana e Raffaele Martena promotori del gruppo mafioso. Al primo contestata una tentata evasione dalla cella

BRINDISI – Dal carcere voleva evadere e in attesa di riuscire a portare a termine il piano, l’ergastolano Antonio Campana impartiva direttive per la gestione della droga via telefono, assieme al compagno di cella Raffaele Martena. Con messaggi e chiamate su WhatsApp. Accuse confermate dalla Dda di Lecce con richiesta di processo per 13 persone, 12 delle quali in carcere dopo il blitz del 15 maggio 2018 chiamato Oltre le mura.

Gli imputati

Antonio Campana-2Oltre a Campana, difeso dagli avvocati Ladislao Massari e Francesco Mattaingelo (quest’ultimo del foro di Terni), e a Martena difeso da Daniela D’Amuri e Ladislao Massari, sono imputati: Jury Rosafio, nato a Brindisi, 42 anni, difeso da Danilo Di Serio; Igino Campana (zio di Antonio Campana), nato a Mesagne, 64 anni, difeso da Gianfrancesco Castrignanò; Ronzino De Nitto, nato a Mesagne, 44 anni, difeso da Pasquale Annicchiarico; Fabio Arigliano, nato a Brindisi, 47 anni, difeso da Giacinto Epifani; Mario Epifani, nato a Brindisi, 38 anni, difeso da Fabio Di Bello; Andrea Martena, nipote di Raffaele Martena, nato a Brindisi, 33 anni, difeso da Gianvito Lillo e Dario Budano; Andrea Polito, nato a San Pietro Vernotico, 30 anni, difeso da Pietro Romano; Vincenzo Polito, fratello di Andrea, nato a San Pietro Vernotico, 34 anni, difeso da Francesco Cascione; Enzo Sicilia, nato a Brindisi, 34 anni, difeso da Luca Leoci; Nicola Magli, cognato di Sicilia, nato a Brindisi, 39 anni, difeso da Luca Leoci; Ferruccio Taurino, l’unico rimasto a piede libero, nato a San Pietro Vernotico, 41 anni, difeso da Marco Pezzuto del foro di Lecce. (Nella foto Antonio Campana)

Comuni e Provincia parti offese

Sulla richiesta di rinvio al giudizio del Tribunale formulata dal sostituto procuratore Alberto Santacatterina si esprimerà il giudice per l’udienza preliminare Simona Panzera, dopo aver sentito i difensori degli imputati. L’udienza si svolgerà nell’aula bunker del carcere di Lecce, dove è ristretta la maggior parte degli imputati.

Parti offese sono il Ministero dell’Interno, domiciliato presso l’Avvocatura dello Stato; la Provincia di Brindisi nella persona del presidente pro-tempore e i comuni di Brindisi e di Mesagne, nelle persone dei rispettivi sindaci. Nel caso di Mesagne, la decisione sulla costituzione di parte civile spetta al commissario prefettizio, dopo la caduta dell’Amministrazione, mentre per Brindisi e per la Provincia, la decisione spetta a Riccardo Rossi.

Il ruolo di promotori e la gestione della droga

Raffaele Martena-2Martena e Antonio Campana, condannato al carcere a vita per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, avvenuto il 16 ottobre 2001, riconducibile alle logiche di vendetta maturate in seno alla Sacra Corona Unita, sono accusati di “aver promosso, costituito, diretto e organizzato l’associazione per delinquere di stampo mafioso dall’interno della casa circondariale di Terni”. Entrambi avrebbero “dato istruzioni ai propri associati all’esterno del carcere”, oltre le mura stando al nome dato all’inchiesta, “prevenendo l’insorgere di conflitti tra loro e intervento all’occasione per risolverli, determinando i pressi di vendita della droga, le modalità e la destinazione dei profitti”.

Gli affiliati

Nell’organigramma ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, “Andrea Martena e Rosafio” sarebbero stati “diretti e immediati rappresentanti di Raffaele Martena all’esterno del carcere, provvedendo a tenere i contatti con i venditori al dettaglio dello stupefacente, ai quali riferivano le direttive ricevute”. (Nella foto Raffaele Martena)

“Arigliano, Epifani, i fratelli Polito e Taurino” sarebbero stati “alle dirette dipendenze di Rosafio anche per il tramite di Andrea Martena per lo spaccio di droga”. Tutto con l’aggravante di “aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso destinando alla Sacra Corona Unita e agli associati detenuti i profitti, sino a gennaio 2018”.

I telefonini in carcere

Igino Campana-2Campana è tuttora detenuto a Terni, mentre Martena è stato trasferito nella casa circondariale di Milano. Nel periodo in cui erano detenuti nella stessa cella, hanno avuto la disponibilità di un telefono cellulare di piccole dimensioni con il quale impartivano le direttive agli associati. L’inchiesta partì proprio dalla scoperta di telefonini rubati, oggetto di ricettazione, introdotti all’interno del carcere di Terni.

Il tentativo di fuga e i fili d’angelo nascosti nel pane

Il piano di fuga di Campana è stato scoperto grazie alle intercettazioni telefoniche. E’ venuto a galla nella primavera 2018, quando Antonio Campana chiamò lo zio Igino per accordarsi sull’”introduzione di fili diamantati, i cosiddetti capelli d’angelo, per segare le sbarre”. Le telefonate di rilievo risalgono al 17 marzo e al 20 aprile. I fili furono poi trovati nell’abitazione di Igino Campana: sarebbero stati ordinati e acquistati su un sito on line. Stando ai piani, quei capelli d’angelo dovevano essere introdotti in carcere a giugno, in occasione di una manifestazione teatrale. Dovevano essere nascosti nel pane. (Nella foto Igino Campana)
 

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