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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Torre Santa Susanna

Sacra corona unita ed eolico, l'Operazione Canali approda in aula

BRINDISI - E’ stato subito rinviato al 10 giugno, il processo nei confronti di coloro che vengono indicati come i boss incontrastati di Torre Santa Susanna e zone limitrofe. Una questione di verbali da mettere a disposizione dei difensori degli imputati prima di procedere all’esame di uno degli investigatori. Sul banco degli imputati Andrea Bruno e il nipote Vincenzo (figlio del grande capo Ciro, rinchiuso in carcere di massima sicurezza da anni), i cugini Emanuele, Daniele e Cosimo Melechì, Antonio Carluccio, tutti di Torre Santa Susanna, Giuseppe, Graziano, Piero e Vito Fai, tutti di Tuturano, e Cosimo Damiano Torsello, originario di Alessano, residente a Torre Santa Susanna.

BRINDISI - E’ stato subito rinviato al 10 giugno, il processo nei confronti di coloro che vengono indicati come i boss incontrastati di Torre Santa Susanna e zone limitrofe. Una questione di verbali da mettere a disposizione dei difensori degli imputati prima di procedere all’esame di uno degli investigatori. Sul banco degli imputati Andrea Bruno e il nipote Vincenzo (figlio del grande capo Ciro, rinchiuso in carcere di massima sicurezza da anni), i cugini Emanuele, Daniele e Cosimo Melechì, Antonio Carluccio, tutti di Torre Santa Susanna, Giuseppe, Graziano, Piero e Vito Fai, tutti di Tuturano, e Cosimo Damiano Torsello, originario di Alessano, residente a Torre Santa Susanna.

Furono arrestati il 31 marzo del 2008 nel corso dell’operazione Canali, chiamata così dal nome della masseria nella quale vive da anni la famiglia Bruno. Sono accusati di associazione mafiosa finalizzata alla detenzione illegale di armi, al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, contrabbando di sigarette, controllo delle attività e dei traffici di altri gruppi malavitosi che operavano nella zona e di infiltrazioni nel tessuto di associazione a delinquere di stampo mafioso, reviviscenza della Sacra corona unita, finalizzata alla detenzione illegale di armi, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, contrabbando, controllo delle attività sociale e politiche attraverso il contatto con amministratori locali. Nelle intercettazioni, piene di omissis, al tempo dei provvedimenti restrittivi, si facevano i nomi di politici locali, regionali e anche nazionali.

Le indagini furono svolte dai carabinieri. Secondo i militari, Andrea Bruno, fratello di Ciro e di Antonio, avrebbe ripreso in mano le redini della Sacra corona unita gestendo tutto i traffici illeciti sul territorio di Torre Santa Susanna e comuni limitrofi. Andrea in questa sua attività sarebbe stato coadiuvato da Vincenzo Bruno, rampollo di Ciro. Andrea riuscì a sfuggire alla cattura. Fu catturato un paio di mesi dopo in una casa situata sulle pendici della Selva di Fasano.

Lo sfondo dell’Operazione Canali e delle collusioni con la politica è l’affare dell’eolico, che proprio in questi giorni torna di attualità con le verifiche chieste dal governo alle procure italiane dei territori più interessati a questi progetti. A Torre S.Susanna e dintorni saltano in aria e bruciano i beni della concorrenza: la società interessata compra anche i terreni della masseria Canali, per poi cedere progetto ed area, prima di ritirarsi, ad Italgest, la quale a sua volta ha ceduto recentemente ad Enel parte del progetto, quello che ricade nell'area originariamente non appartenente ai Bruno. Le ultime due transazioni sono avvenute ad avvenimenti criminosi oramai cessati da tempo.

La storia dei fratelli Bruno. Nei primi anni Novanta sono stati i capi incontrastati della malavita torrese legata alla Sacra corona unita. Vivevano, e i loro familiari continuano a vivere, nella masseria Canali. E’ stato il loro fortino, la base operativa e dalla quale si spostavano per le loro scorrerie. Antonio Bruno diventò anche collaboratore di giustizia. Ma decisamente instabile ha più volte ritrattato, sino a diventare del tutto inaffidabile. Gli inquirenti non escludono che si trattasse di una strategia per destabilizzare le indagini. Da pastori, ai vertici della Sacra corona unita. Non fu difficile per i tre fratelli Bruno la scalata. Lo fecero con le armi. I fucili a canne mozze che secondo gli inquirenti hanno impugnato, e fatto impugnare, per farsi largo nell’organizzazione mafiosa che per anni ha infestato, come una brutta malattia, le contrade del Brindisino e del Leccese.

Dei Bruno si comincia a parlare nei primi anni Novanta. Furono uccisi e sotterrati in campagna quattro ragazzi di S.Pancrazio Salentino dopo una rapina ad un furgone che trasportava caffè. A denunciare per prima i Bruno all’allora pubblico ministero Nicola Piacente fu la sorella di un altro malavitoso vittima di una lupara bianca dopo essere scampato all’omicidio del vecchio boss mesagnese Cosimo Persano, Romolo Guerriero. Questa donna, che si chiama Cosima Guerriero, in quel quadruplice omicidio perse inoltre una persona a lei molto cara. E fu lupara bianca, per vendetta, anche per i genitori di Cosima Guerriero. Accadde in un pomeriggio di agosto, mentre Francesco Guerriero e Salvatora Tieni, a bordo del loro motoape, si stanno recando in campagna. Di queste due persone e del loro mezzo non è mai più stata trovata traccia, né alcun collaboratore di giustizia ha saputo dare informazioni che consentisse il ritrovamento dei resti.

Anche Cosima è costretta a lasciare Torre Santa Susanna. Ci torna di rado. E quando lo fa, è Pasqua di qualche anno fa, qualcuno, che non ha dimenticato, deposita dietro l’uscio della sua abitazione, un mazzo di crisantemi. Un segno di minaccia inequivocabile, come la scritta sulla casa: “Chi compra muore”, e le minacce dirette a chi comunque ci aveva provato. Secondo gli investigatori dietro tutto questo ci sono i Bruno. Ciro, il boss. Intelligente, determinato e sanguinario. Decide tutto lui.  Poi c’è Andrea. Meno carismatico ma non certamente meno violento. Il più giovane dei Bruno è Antonio. A metà degli anni Novanta decide di collaborare con la giustizia. Confessa, ritratta, torna a confessare e ad accusare persino i fratelli. Poi scappa dall’interno della stazione carabinieri di Massafra dove viene custodito per evitargli rappresaglie, in attesa di essere destinato al piano di protezione.

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