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Cronaca

Gli ulivi e il paesaggio agricolo "stravolto" dalle torri eoliche Enel: ecco chi sono gli indagati

Sulla carta non figuravano alberi d'ulivo nei dintorni, piuttosto strano trattandosi della campagna pugliese. L'agronomo, nella sua relazione, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, aveva escluso che ci fossero specie arboree tutelate da leggi particolari.

BRINDISI - Sulla carta non figuravano alberi d’ulivo nei dintorni, piuttosto strano trattandosi della campagna pugliese. L’agronomo, nella sua relazione, secondo quanto accertato nel corso delle indagini, aveva escluso che ci fossero specie arboree tutelate da leggi particolari. Non sembrava ci fossero uliveti secolari, millenari, di quelli preservati non solo per ragioni di tutela ambientale, ma soprattutto perché testimonianza antica da tramandare intatta, preziosi non soltanto per i propri frutti ma perché patrimonio dalla rilevante valenza turistica.

E invece gli ulivi c’erano e non erano poi così distanti dai sei aerogeneratori che sarebbero stati issati per troneggiare in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, in quel di San Vito Dei Normanni. A non essere in regola, secondo la costruzione accusatoria del pm Milto Stefano De Nozza, condivisa dal gip Maurizio Saso che ha disposto un provvedimento di sequestro preventivo eseguito stamani dalla guardia di finanza di Ostuni, era l’iter autorizzativo avviato nel 2012, a partire dalla mancata sottoposizione a Valutazione di impatto ambientale, passando poi per i permessi che sarebbero stati emessi in violazione di legge.

In barba, sempre secondo quanto rilevato nel corso delle indagini, alle tradizioni agroalimentari locali e alla tutela della biodiversità trattandosi di patrimonio culturale e del paesaggio. Il cantiere, aperto nel gennaio scorso, è ora sotto chiave. E’ immerso tra masseria Iacucci, masseria Paretone Vecchia, all’interno di un paesaggio agrario denominato “Campagna brindisina”, ritenuta zona di protezione faunistico ambientale. Circondata, tra l’altro, da fabbricati agricoli e da antiche masserie.

Gli indagati

Sono cinque le persone indagate: Salvatore Sciuto, responsabile dell’unità progetti e impianti geotermici ed eolici di Enel Spa; Wilhel Ingmar, responsabile dell’area Sviluppo Italia di Enel Green Power Spa; Domenico Pecere, di Ostuni, 41 anni, che ha redatto la perizia agronomica per conto di Enel Green Power, allegata all’istanza di rilascio dell’autorizzazione unica; Vincenzo Paolo Cavallo, ingegnere, di Ostuni, 54 anni, direttore dei lavori, redattore dello studio di impatto ambientale, nonché colui che ha sottoscritto la dichiarazione di assenza dei vincoli dell’area; Francesco Giudice, di San Vito dei Normanni, capo dell’Ufficio tecnico del Comune di San Vito dei Normanni.

Le accuse.

Tutti rispondono di lottizzazione abusiva per la realizzazione di un parco eolico composto da 6 aerogeneratori alti 80 metri, dotati di 3 pale, ognuno dei quali con potenza di 3 megawatt per una potenza complessiva di 18 megawatt.

L’impianto sarebbe stato eseguito in difformità rispetto all’autorizzazione unica regionale, sarebbero state rilevate divergenze anche tra le coordinate geografiche per cui vi era stato l’ok e quelle invece relative alla reale ubicazione del parco. Il progetto sarebbe stato ritenuto da non sottoporre a Via, anche sulla base della valutazione dei rischi da rottura accidentale sulla base delle dimensioni dichiarate delle pale. Per altro vi sarebbero stati una relazione “non veritiera” dell’Utc di San Vito riguardo il “lieve” impatto paesaggistico, oltre che pareri illegittimi di conformità.

L’agronomo avrebbe inoltre dichiarato che sui terreni non v’erano colture agrarie assoggettate a vigilanza e tutela, mentre invece c’erano gli ulivi. Mancherebbero, infine, la valutazione di natura geomorfologica. Tutto ciò accertato, anche fotograficamente, sulla base di consulenze tecniche disposte dalla procura di Brindisi.

L’esposto.

A rappresentare alla magistratura l’incompatibilità presunta delle opere autorizzate e in fase di esecuzione da parte di Enel Green Power (avviate in ritardo e con autorizzazione scaduta secondo l’accusa) era stato il Comitato contro il parco eolico industriale di San Vito dei Normanni che aveva presentato un esposto corredato anche di fotografie.  Scavando tra le carte, è emersa poi una “difformità” tra la realtà dei fatti e quanto invece contenuto nel progetto. Oltre che una sorta di estraneità al contesto ambientale e rurale dei luoghi dell’insediamento condiviso anche dalla Soprintendenza. Una “trasformazione” dell’assetto del territorio non solo incompatibile, emerge dalle indagini, rispetto alla vocazione del territorio in quelle aree, ma in grado di stravolgerne l’assetto. I lavori sarebbero poi iniziati in ritardo, non prima della fine del 2013, nonostante le autorizzazioni fossero ormai “scadute”.

Il sequestro

Stamani i finanzieri della compagnia di Ostuni hanno apposto i sigilli all’impianto, inclusi tutte le torri, oltre che ai terreni che ricadono nel territorio di San Vito dei Normanni.

La nota di Enel

“Enel Green Power ritiene di aver agito nel rispetto delle regole, verificherà le ragioni dell'indagine e chiarirà la propria posizione alle autorità”. E’ quanto riportato in una nota di Enel riguardo il sequestro di un parco eolico in fase di realizzazione nel Brindisino, inchiesta nella quale sono coinvolte cinque persone, fra cui due dirigenti Enel, due tecnici e il capo dell’Ufficio tecnico del Comune di San Vito dei Normanni.

“Su disposizione del gip del tribunale di Brindisi – spiega Enel -  è stato notificato oggi  il sequestro preventivo del cantiere relativo al costruendo parco eolico di San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi”. “La magistratura ha contestato la validità dell’Autorizzazione unica regionale rilasciata dalla Regione Puglia nel 2012. In precedenza il Tar Puglia aveva respinto 2 ricorsi di alcuni cittadini che lamentavano l’illegittimità della Autorizzazione regionale”.

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