rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Sbarco di Natale a Torre Canne

TORRE CANNE – E’ molto diversa dalla barca del tragico naufragio della sera del 26 novembre a Santa Sabina. E’ una barca a vela anche quella in secca sulla spiaggia degli alberghi di Torre Canne, sequestrata stamani dalla Guardia di Finanza, ma ridotta ad un guscio. Niente albero, niente deriva. L’albero è stato smontato, la deriva – la pinna zavorrata che tiene in assetto le imbarcazioni a vela – sbullonata e rimossa (poco meno di due tonnellate di ghisa o ferro). E nella pancia un motore diesel potenziato, come conferma il tenente Vincenzo Capone, comandante della Sezione operativa navale della “fiamme gialle” di Brindisi.

TORRE CANNE – E’ molto diversa dalla barca del tragico naufragio della sera del 26 novembre a Santa Sabina. E’ una barca a vela anche quella in secca sulla spiaggia degli alberghi di Torre Canne, sequestrata stamani dalla Guardia di Finanza, ma ridotta ad un guscio. Niente albero, niente deriva. L’albero è stato smontato, la deriva – la pinna zavorrata che tiene in assetto le imbarcazioni a vela – sbullonata e rimossa (poco meno di due tonnellate di ghisa o ferro). E nella pancia un motore diesel potenziato, come conferma il tenente Vincenzo Capone, comandante della Sezione operativa navale della “fiamme gialle” di Brindisi.

Non si sa quale sicurezza di navigazione e stabilità possa avere uno sloop trasformato in barca per il trasporto di clandestini, ma è questa la soluzione cui ricorrono da qualche tempo i nuovi scafisti del Basso Adriatico. Spesso i clandestini fermati sulla costa della Puglia adriatica recitano la solfa della partenza da un porto turco, certamente è quella che gli hanno raccomandato di raccontare gli organizzatori del traffico. In realtà, pensando a quali gravi difficoltà affrontino i barconi dei migranti nel Canale di Sicilia per tragitti molto più brevi, è difficile immaginare che una barca a vela possa andare all’avventura stracarica (sette o otto volte la sua portata in termini di equipaggio, come minimo) per tutto il Mediterraneo Meridionale percorrendo Egeo, Ionio e poi il Canale d’Otranto.

Soprattutto ex barche a vela, come quella di oggi giorno di Santo Stefano a Torre Canne. Probabilmente uno sloop di 37 o 40 piedi, senza alcun contrassegno identificativo, senza vernice, passato dal cantiere dove è stato privato di albero e deriva, e dove gli è stato installato un motore più potente, direttamente alla missione. Praticamente un vuoto a perdere, costato forse quanto cinque ticket del passaggio richiesto ad ognuno degli esseri umani trasportati dall’Asia Centrale e dal Medio Oriente sino alla Grecia, dove si trova l’ultima tappa prima del salto verso la Puglia.

I testimoni ascoltati dalla Guardia di Finanza di Fasano parlano di una trentina di persone che ancora si aggiravano alla periferia della frazione costiera di Torre Canne nelle prime ore del mattino. Le stanno cercando “fiamme gialle” e carabinieri nella zona, battendo strade, campagne e stazioni ferroviarie. Si presume, spiega ancora il tenente Vincenzo Capone, che lo sbarco sia avvenuto nella notte, perché sino alle 21 della sera di Natale, quando una pattuglia ha perlustrato per l’ultima volta quel tratto di spiaggia, non c’era traccia della barca. Il mare era già spazzato dal maestrale in aumento, tuttavia gli scafisti non hanno sbagliato rotta. E’ possibile che il litorale sabbioso di Torre Canne sia una delle opzioni di approdo tra quelle a disposizione.

Sotto coperta gli unici documenti trovati sono quelli della barca, in lingua greca. Forse lo sloop è stato rubato, forse è stato comprato per pochi soldi e riadattato. Bisognerebbe scoprire quali cantieri eseguono questi lavori, la rete logistica minimalista di questi traghettamenti. Un lavoro che dovrebbe fare la polizia ellenica, forse ci si dovrà dedicare l’Europol se già non ha cominciato a lavorarci. Cos’altro ci vuole, per dichiarare che il traffico di clandestini nel Canale d’Otranto è ripreso alla grande, e che al posto dei gommoni degli albanesi ci sono le barche a vela di un’organizzazione criminosa più cosmopolita, che unisce Balcani, Turchia, criminalità curda?

Un'organizzazione che utilizza mezzi non costosi, come è evidente. Che sfrutta al massimo ciò che costa meno: bastava dare uno sguardo alla barca di Torre Canne, tutta modificata in funzione del massimo carico umano. Per il timoniere un seggiolino montato sullo specchio di poppa, dietro alla ruota del timone, per lasciare anche il pozzetto disponibile per la merce umana da traghettare. Lavori di poco prezzo, ma funzionali allo scopo. Alla sicurezza, come già già detto, molto meno. La Guardia Costiera, intervenuta a sua volta con una motovedetta oltre che con personale di terra, ha perlustrato le acque agitate davanti alla costa a sud di Torre Canne, in cerca di eventuali corpi.

In serata la Capitaneria di Porto di Brindisi, in un comunicato sulla vicenda, ha escluso che vi possano essere state vittime: "L’antistante tratto di mare è stato pattugliato dalla motovedetta della classe 200 di stanza nel porto di Brindisi, la M/V CP 263 e dal velivolo Atr 42 "Manta" del 3° Nucleo Aereo delle Capitanerie di Porto che si è alzato in volo da Pescara ed ha sorvolato la zona. Gli elementi successivamente raccolti sul posto hanno portato ad escludere che vi siano state rischi particolari in fase di spiaggiamento".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sbarco di Natale a Torre Canne

BrindisiReport è in caricamento