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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Scu e droga: “Istruzioni al telefono dal carcere per 11 affiliati”

Si aggiunge un nome nuovo agli indagati arrestati il 15 maggio. Ruolo di primo piano contestato ad Antonio Campana e Raffaele Martena, detenuti nella stessa cella

BRINDISI – Dal carcere avrebbero continuato a dirigere la Sacra Corona Unita, occupandosi del traffico di droga via telefono, potendo contare su undici fedelissimi: dieci affiliati che, al pari dei presunti capi, Antonio Campana e Raffaele Martena, sono in carcere, mentre uno è a piede libero. E’ il nome nuovo venuto a galla a conclusione delle indagini coordinate dalla Dda sul narcotraffico gestito “Oltre le mura” dei penitenziari (da qui il nome scelto per l’inchiesta).

Oltre le mura-3-2-2

Gli indagati

L’avviso di conclusione è stato notificato anche a Ferruccio Taurino, 40 anni, nato a San  Pietro Vernotico, ma residente a Casalabate, marina di Lecce. E’ il tredicesimo brindisino a rischio di processo, ora che il pm della Dda salentina, Alberto Santacatterina, ha firmato gli avvisi di fine indagine confermando l’accusa contestata inizialmente e posta alla base degli arresti eseguiti dagli agenti della Mobile il 15 maggio 2018.

I promotori

Antonio Campana tra gli agenti-2Il ruolo di promotori del sodalizio di stampo mafioso, particolarmente attivo nel traffico della droga, sarebbero stati l’ergastolano Antonio Campana, 39 anni (nella foto accanto), condannato al carcere a vita per l’omicidio di Massimo Delle Grottaglie, riconducibile alle logiche di vendetta maturate in seno alla Sacra Corona Unita, e Raffaele Martena, 32 anni (nella foto in basso) in carcere da tempo, ritenuto affiliato dal 2006. E’ stato condannato in via definitiva con l’accusa di narcotraffico tre volte: 16 anni di reclusione più 15 più quattro.

La coppia Campana-Martena sarebbe riuscita a dare direttive e istruzioni dal carcere di Terni, nel periodo in cui entrambi erano ristretti nella stessa cella, usando telefonini cellulari per mettersi i contatto con i fedelissimi. Sarebbero anche stati impegnati ad elargire consigli per “prevenire l’insorgere di conflitti interni” e in alcune occasioni sarebbero intervenuti allo scopo di stabilire “prezzi di vendita della droga, modalità di cessione e destinazione dei profitti”. Questo almeno “sino al mese di dicembre 2017”.

I presunti affiliati

Affiliati sarebbero stati: Jury Rosafio, 41 anni, di  Brindisi, considerato come “attuale referente di Martena e in quanto tale dirigente dell’associazione nella città di Brindisi e nella frazione di Tuturano”; Igino Campana, 53 anni, di Mesagne, zio di Antonio Campana, finito sotto inchiesta per aver aiutato il nipote nella pianificazione dell’evasione dal carcere di Terni (piano scoperto dalla Dda); Ronzino De Nitto, 43 anni, di Mesagne, “oggi referente di Antonio e Francesco Campana”, fratelli a loro volta dell’ultimo pentito, Sandro, dal quale hanno preso le distanze. De Nitto è indicato come “dirigente del sodalizio a Mesagne”.

Raffaele Martena-2A Brindisi e a Tuturano, sarebbero stati impegnati Fabio Arigliano, 47 anni, di Brindisi; Mario Epifani, 37 anni, di Brindisi, “autista e uomo di fiducia di Rosafio”; Andrea Martena, 32 anni, di Brindisi; Andrea Polito, 29 anni, di San Pietro Vernotico; Vincenzo Polito, 33 anni, di San Pietro Vernotico;  Enzo Sicilia, 33 anni, di Mesagne, E Nicola Magli, 38 anni, di Brindisi. Infine, ci sarebbe stato Taurino “a disposizione di Martena sin dalla sua detenzione nella casa circondariale di Lecce” e poi alle dipendenze di “Andrea Martena e Arigliano, per lo spaccio di sostanza stupefacente”. Nei confronti di tutti è stata contestata l’aggravante dell’associazione armata, in aggiunta a quella legata alla commissione dei reati per “agevolare il sodalizio di tipo mafioso Sacra Corona Unita, destinando all’organizzazione, alla sua operatività e al mantenimento degli associati detenuti i profitti dello spaccio”.

Le raccomandazioni dal carcere

Tutti (i presunti) affiliati non avrebbero mai dovuto commettere l’errore di assumere droga: “Quella è una porcheria”, diceva Martena rivolgendosi a uno dei suoi. “Lo sai che sei il mio pupillo, ma stai lontano, la devi buttare perché rovina le persone, ricordatelo compare”. 

Stando alle intercettazioni telefoniche trascritte e confluite nel fascicolo d’inchiesta, quella chiamata l’avrebbe fatta Campana, compagno di cella di Martena, la sera del 13 luglio 2017, alle 21.30. Quella sera venne prima contattato Jury Rosafio, poi Andrea Polito, il quale sarebbe stato “convocato al colloquio telefonico da Rosafio, su richiesta di Martena e Campana”. Per quale motivo? Secondo i magistrati del pool Antimafia, coordinati dal procuratore capo Leonardo Leone de Castris, perché “dovevano calmare l’entusiasmo di Polito e controllarne l’impeto criminale” poiché lo stesso aveva detto che intendeva “scannare tutti”.

Campana a questo punto lo avrebbe richiamato: “Sì, ho capito, ma cercate di tirare un po’ il freno a mano, per il resto ve li facciamo uscire noi i soldi”. Poi il telefonino sarebbe passato a Martena: “Ohu, mannaggia la capu vostra, lo sai che sei il mio pupillo però quando fai certe cose, mi fai innervosire perché lo sai che io ti voglio bene”.

La difesa

Gli indagati sono difesi dagli avvocati: Dario Budano, Ladislao Massari, Daniela d’Amuri, Danilo Di Serio, Gianfrancesco Castrignanò, Pasquale Annicchiarico, Fabio Di Bello, Giacinto Epifani, Gianvito Lillo, Giacomo Serio, Piero Romano, Antonio Savoia, Luca Leoci e Roberto Tarantino.

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