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Cronaca

“Scu, fratellanza tra Campana e Renna: cocaina a 45mila euro al chilo”

Tarantino e Perrone, arrestati l'11 luglio scorso, si avvalgono della facoltà di non rispondere. Sarà sentito per rogatoria Martena, detenuto a Terni: è ritenuto l'autore dei pizzini trovate nell'auto di Barabba il 24 maggio scorso sul nuovo assetto del gruppo

BRINDISI – “C’era un rapporto di fratellanza tra Campana e Raffaele Renna in virtù del quale era possibile acquistare dal suo gruppo, cocaina a 45mila euro al chilo, con pagamento a breve per non indisporre i fornitori calabresi”.

Raffaele MartenaDi quel legame ha parlato ai pm della Dda di Lecce anche un pentito salentino, Alessandro Verardi, il “primo a testimoniare dei rapporti tra Raffaele Martena (nella foto), non solo con Raffaele Renna, ma anche con Giuseppe Perrone, da lui conosciuto con il solo soprannome di Barabba”, stando a quanto si legge nell’ordinanza di arresto a carico di Martena e Perrone, notificata l’11 luglio scorso ai due in carcere, e di Cristian Tarantino.

Il nuovo troncone di competenza dell’Antimafia ha per oggetto i pizzini trovati nell’auto di Perrone il 24 maggio scorso, quando venne arrestato nel blitz chiamato Last Act con l’accusa di aver diretto un’associazione finalizzata al traffico di droga: quelle sfoglie, firmate da “Raffy”, secondo i pm sono state scritte da Raffaele Martena non più tardi della fine dello scorso mese di marzo e testimoniano non solo i rapporti tra i due per la gestione del narcotraffico, ma l’adesione alla Sacra Corona Unita, con affiliazioni al gruppo Buccarella, rimasto fedele al capo storico Pino Rogoli, e a Francesco Campana. Si tratta della cosiddetta frangia tuturanese esistente accanto a quella “mesagnese” riconducibile ad Antonio Vitale, Massimo Pasimeni e Daniele Vicientino.

Martena di quel gruppo sarebbe stato in una posizione di vertice dopo l’arresto di Francesco Campana e – secondo l’accusa – avrebbe fatto affidamento sul giovane Tarantino per l’esecuzione all’esterno di ordini dati dal carcere, senza alcuna remora neppure per la gestione di conflitti eventualmente esistenti facendo ricordo al sangue. Perché, stando a quanto si legge nei pizzini, “Cristian non ha niente da perdere e se c’è da ammazzare, ammazza, avendo trenta anni da scontare”.

Perrone, difeso dall’avvocato Ladislao Massari, e Tarantino, assistito dall’avvocato Francesco Cascione e da Massari, ieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip Alcide Maritati che ha firmato per l’arresto chiesto dai pm Alberto Santacatterina e Carmen Ruggiero. Per Martena, difeso dall’avvocato Daniela d’Amuri unitamente a Massari, l’interrogatorio per rogatoria, essendo ristretto a Terni, è stato fissato per venerdì.

Nei confronti di Martena pesano anche i verbali di Verardi che risalgono al 2012, in aggiunta a quelli resi dal brindisino Fabio Fornaro nel 2008, entrambi considerati credibili. Il collaboratore di giustizia salentino il 9 agosto 2012 riferì prima di tutto dei rapporti tra lui e Antonio Campana (nella foto in basso), fratello di Francesco, considerato figura di riferimento dei tuturanesi e fratello anche di Sandro, diventato pentito: “Con Antonio Campana presi alcuni accordi nel senso che, una volta che avessi risolto i problemi del mio gruppo e portate a compimento le attività estorsive previste per il periodo estivo, avremmo riattivato insieme i canali di rifornimento dalla Spagna”.

Antonio Campana viene trasferito al carcereIl passaggio del verbale acquista rilievo in relazione alle forniture della droga, al pari del paragrafo successivo: “Antonio Campana mi fece presente che nel frattempo era possibile rifornirsi di cocaina da Raffaele Renna di San Pietro Vernotico (alias Puffo) con cui aveva già rapporti di fornitura. Questi era affiliato a Francesco Campana ed era stato coimputato con Antonio Campana in un processo per un sequestro di persona lampo. Uscito dal carcere, aveva iniziato a operare in modo esclusivo nel traffico di sostanze stupefacenti su San Pietro Vernotico e paesi vicini con un proprio gruppo che da lui dipendeva”.

“Renna – sempre secondo Verardi – era vicino ai tuturanesi e in particolare a Raffaele Martena. Riguardo alla cocaina, aveva costituito una base gestita da sodali di Torchiarolo tra cui uno soprannominato Barabba che si riforniva di coca dalle cosche calabresi per venti chili al mese, di ottima qualità perché pura intorno al 90 per cento”. 

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