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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

“Scu, Gabibbo credibile: nessun beneficio dopo che si è pentito”

La Corte d'Assise di Brindisi: "Francesco Gravina non aveva alcun interesse ad accusare gli ex affiliati e Carlo Cantanna di omicidio". L'imputato condannato per aver ucciso Tommaso Marseglia: ergastolo con isolamento diurno per un anno

BRINDISI –  Il Gabibbo ex uomo della Sacra Corona Unita è credibile secondo i giudici della Corte d’Assise di Brindisi che lo hanno ascoltato come teste nel processo su alcuni omicidi avvenuti nell’associazione di stampo mafioso. E non ha ottenuto benefici dopo il mea culpa che ha fatto tremare la Scu e che potrebbe portare a nuove verità inedite sui segreti del sodalizio

Una vecchia foto di Carlo CantannaIl pentito, al secolo Francesco Gravina, originario di Mesagne, ha detto la verità quando ha ricostruito l’omicidio di Tommaso Marseglia avvenuto 15 anni fa a San Vito, stando a quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che ha portato alla condanna al carcere a vita per Carlo Cantanna (in una vecchia foto qui accanto), riconosciuto colpevole dell’omicidio di Tommaso Marseglia, il cui cadavere fu trovato nelle campagne di San Vito dei Normanni, il 22 luglio 2001.

I giudici togati e popolari hanno affermato che Cantanna ha ucciso in qualità di “soggetto di vertice dell’articolazione della Scu operante sul territorio di San Vito e a sua volta affiliato a Massimo Pasimeni” e lo ha fatto sparando due colpi di fucili calibro 12 con cartuccia caricata a pallettoni dapprima alle spalle, all’altezza della regione toracica, poi a distanza ravvicinata, al cranio. Con l’aggravante della premeditazione perché Cantanna è stato indicato dai giudici anche come ideatore del fatto di sangue dopo che Marseglia lo aveva schiaffeggiato e umiliato davanti a suoi affiliati. Quell’affronto, quindi, è stato ritenuto il movente così come sostenuto dai pm che nel capo di imputazione hanno evidenziato non solo la vendetta personale, ma la circostanza che l’omicidio abbia di fatto agevolato l’attività dell’associazione mafiosa, perché Marseglia si stava contrapponendo al controllo esercitato da lui e dai suoi uomini su San Vito.

Le conclusioni della Corte sono strettamente legate alle dichiarazioni rese dal Gabibbo in udienza: “Non è emerso alcun elemento in grado di dimostrare o almeno porre un ragionevole dubbio di un suo interesse particolare ad accusare Cantanna di un delitto così efferato”, si legge nelle motivazioni. “Di per sé – è scritto ancora – il perseguimento del fine di ottenere benefici premiali (i cosiddetti sconti di pena, ndr) non appare circostanza sufficiente per incidere sulla credibilità del dichiarante”.

Il bacio ironico di Francesco Gravina ai giornalistiGravina in effetti ha peggiorato la sua posizione processuale perché si è autoaccusato di fatti per i quali non era mai stato neppure indagato. “Nel caso di specie, l’agguato a Franco Palermo”, precisa la Corte che in tal modo ha affrontato una delle questioni sollevate più volte dalla difesa dell’imputato, affidata all’avvocato Raffaele Missere. “Il collaboratore di giustizia aveva buone ragioni per ritenere che, nonostante i provvedimenti cautelari che gli piovevano addosso, difficilmente avrebbe pernottato nelle patrie galere al di là di un fisiologico periodo, atteso che per ragioni di salute, risultata incompatibile con la detenzione in carcere”. Gravina soffre di obesità (da qui l’alias), come egli stesso ha detto in udienza e come risulta dalle perizie a cui è stato sottoposto. Non solo. “Durante la detenzione domiciliare, per sua ammissione, continuava a gestire i suoi traffici da una comoda residenza familiare”, è scritto ancora a riprova dell’attendibilità del pentito.

Sotto questo profilo, i giudici hanno anche sottolineato che “Gravina apprendeva i fatti direttamente da Cantanna con il quale aveva un buon rapporto, favorito anche dall’amicizia che questi aveva con il padre di Ercole Penna”. Penna figlio è stato il primo ad aver deciso di passare dalla parte dello Stato ed è stato allontanato dalla famiglia.“D’altra parte, Gravina non ha negato di aver letto l’ordinanza di custodia emessa anche nei suoi confronti nell’ambito di questo procedimento e dunque di avere indirettamente appreso le dichiarazioni rese da Ercole Penna, nonché gli elementi di prova a carico di Cantanna, tuttavia ha tenuto ben distinti i fatti”, si legge. In che modo? “Ha affermato di avere avuto conoscenza della vicenda Marseglia direttamente da Cantanna nello stesso periodo in cui avveniva l’omicidio, quanto alla circostanza di non aver riferito nulla di quanto appreso da Cantanna a Penna del quale Gravina era un suo fedele affiliato, il collaboratore ha fornito una spiegazione più che plausibile: l’omicidio Marseglia non era di interesse per il clan di cui entrambi facevano parte, riguardando strettamente il territorio di egemonia di Cantanna. D’altronde, Marseglia era stato affiliato a Pino Rogoli e, quindi, era collocabile in seno alla vecchia guardia, ben distinta dal clan dei mesagnesi”.

La difesa, partendo da queste motivazioni, ricorrerà in Appello.

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