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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

“Scu, monopolio nel 2013 della gestione dei parcheggi delle discoteche”

Il giudice: “Metodo mafioso ai danni del titolare del Poison, nessuna violenza o minaccia per l’Aranceto e il Mashad, ma ipotizzabile accordo con gli imprenditori per avere protezione”. Guadagni per 800 euro al mese a locale, ticket preteso anche dall’ex campione di sci, Tomba

BRINDISI – “Dal contenuto delle conversazioni intercettate è emerso come il clan di stampo mafioso di Tobia Parisi abbia gestito per l’intera stagione estiva 2013, in condizioni di assoluto monopolio, i parcheggi delle discoteche brindisine, ricavando cospicui guadagni”. Fino a 800 euro al mese per un locale, con possibilità di arrivare a 500 euro solo per la serata di Ferragosto.

operazione beginners - i componenti dei due clan-2

La gestione della Scu

La gestione nelle mani di alcuni esponenti della Sacra Corona Unita è stata affermata nella sentenza di primo grado (processo con rito abbreviato), scaturita dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce sulle nuove affiliazioni alla cosiddetta frangia mesagnese del sodalizio. Gruppo che, per i pm sarebbe stato guidato da Parisi anche nel periodo in cui questi era in carcere, con direttive affidate alla moglie Veronica Giraudo. Mentre lui ha scelto la strada del processo ordinario, ancora pendente, lei è stata giudicata in abbreviato e condannata con le accuse di aver fatto parte dell’associazione mafiosa e di estorsione, alla pena di cinque anni di reclusione. Entrambi respingono le accuse, sostenendo di essersi limitati a lavorare nelle aree parcheggio, raccogliendo quanto basta per mantenere la famiglia. Per Giraudo la difesa depositerà ricorso in Appello.

Le intercettazioni

 “Il sabato e la domenica entrano i soldi e pure il martedì”, è scritto in uno stralcio di una conversazione intercettata fra i due in carcere, durante i colloqui. Nel fine settimane si ballava o c’erano spettacoli con special guest, il martedì c’erano serate a tema, come quella italiana che non poteva essere lasciata “alla concorrenza”. Tanto è vero che l’inchiesta ha fatto venire a galla anche liti per la gestione. “Sta succedendo un bordello”.

Per parcheggiare bisognava pagare in tre discoteche, sulle quali si sono concentrate le indagini dell’Antimafia: Aranceto, Mashad e Poison. In tutti e tre i casi i pm hanno contestato l’estorsione di stampo mafiosa, ai danni dei gestori dei locali, ma sia il gip nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita il 23 febbraio 2016, che il Riesame, e di recente il Tribunale di Lecce, hanno escluso “minacce e violenze per l’Aranceto e il Mashad” e hanno affermato le condotte intimidatorie nel caso del Poison.

 Poison di Mesagne

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza pronunciata dal gup Giovanni Gallo, depositate di recente, oggetto di appello tanto dei pm quanto degli avvocati difensori degli imputati. Secondo il giudice, invece, per l’Aranceto e il Mashad c’è stato un “accordo per avere protezione”.

Le condanne per estorsione di stampo mafiosa, quindi, sono state limitate a questo capo di imputazione per la “gestione del parcheggio della discoteca Poison” di Mesagne, con contestazioni dal mese di giugno a quello di agosto 2013: cinque anni di reclusione sono stati inflitti a Veronica Giraudo, pena che comprende anche la condanna in relazione all’appartenenza al sodalizio; cinque anni e otto mesi a Franco Dimastrodonato, al netto dell’assoluzione dal 416 bis, vale a dire l’associazione mafiosa; sei anni e quattro mesi a Massimo Esperti, stessa pena per Antonio Tarantino e, infine, sei anni e quattro mesi anche per Luigi Campana.

“Le conversazioni – si legge – chiariscono che Parisi, attraverso i suoi uomini, intendeva mettere le mani della gestione del locale” e che a “causa dell’interessamento di un altro gruppo, imponeva la presenza dei suoi anche con la forza, intervenendo direttamente sul titolare del locale”. Quest’ultimo ha “escluso di aver subito pressioni o minacce, ma le intercettazioni raccontano con evidenza una storia diversa”, è scritto nella sentenza.

Valeria Farina Valaori, Cataldo Motta ella conferenza dell'operazione Beginners-2

Mashad di Pantanagianni

Assoluzione, invece, rispetto alla contestazione mossa con riferimento al Mashad di Pantanagianni, nella marina di Carovigno, per Veronica Giraudo, Antonio Tarantino e Franco Dimastrodonato. Il giudice conferma che anche in questo caso ci sia stato il guadagno derivante dalla gestione dei parcheggi, in particolare con la richiesta di due euro per auto e ricorda anche l’episodio avvenuto la sera del 10 agosto 2013, quando “Giraudo comunica al marito che la sera precedente c’era stato Alberto Tomba, lo sciatore, dal quale Dimastrodonato aveva comunque preteso il pagamento”.

“Ciò che non emerge, tuttavia, è che tale attività sia stata imposta al titolare del locale, con violenza o minaccia anche implicita”, è scritto nelle motivazioni. “Non può escludersi che sia stato lo stesso imprenditore a scegliere di porsi sotto protezione del clan, circostanza che, se non è idonea a integrare il reato contestato, è significativa in ogni caso della presenza criminale del gruppo mafioso capeggiato da Parisi e della sua capacità di imporsi in alcuni settori imprenditoriali”.

Aranceto di Rosa Marina

Assoluzione per non aver commesso il fatto anche guardando alla gestione dei parcheggi della discoteca Aranceto di Rosa Marina. In questo caso il gup ha scritto che il titolare del locale “non avesse timore di Parisi, tanto da prendere decisioni autonome da quanto questi avesse preteso”. E spiega: “Nonostante la contrarietà di Veronica Giraudo, a lui comunicata da soggetti impiegati per il servizio di parcheggio, imponeva le condizioni per le sue serate, noncurante dell’avviso opposto: tale atteggiamento mal si concilia con la ipotizzata minaccia e con la soggezione”.

“Non si può escludere – si legge ancora nelle motivazioni – che alla fine fra il titolare e il gruppo Parisi sia intercorso un accordo per la gestione del parcheggio, diretto a ottenere protezione dal clan, senza che gli uomini del gruppo potessero avere autonomia decisionale”.

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