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Cronaca Latiano

Scu, omicidio Di Coste: il pm chiede l’ergastolo, assolti due fratelli

Non hanno commesso il fatto Giuseppe e Vitantonio D’Errico accusati del delitto del giovedì santo avvenuto 14 anni fa. Assolti anche Pasquale D’Errico, Cosimo Di Tommaso e il pentito Damiano Danilo Chirico dall’accusa di associazione mafiosa

LATIANO – Quattordici anni dopo l’omicidio di Francesco Di Coste, avvenuto a Latiano la sera del giovedì santo, arriva la prima sentenza che delinea un quadro differente rispetto a quello prospettato dall’Antimafia: sono stati assolti Vitantonio D’Errico e Giuseppe D’Errico, fratelli di  Latiano, per i quali il pm aveva chiesto la condanna al carcere a vita, dopo aver qualificato il fatto di sangue di stampo mafioso e aggravato dalla premeditazione. Sono stati scarcerati.

La sentenza

D'ERRICO GIUSEPPE(FILEminimizer)-2-2-2Sono stati entrambi giudicati con rito abbreviato, a conclusione dell’inchiesta della Squadra Mobile di Brindisi chiamata The sequel. La sentenza è stata pronunciata nel pomeriggio di oggi dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, Vincenzo Brancato, di fronte al quale è stato incardinato il processo alternativo al dibattimento.

Il gup ha accolto le richieste di assoluzione per non aver commesso il fatto discusse dagli avvocati Donata Perrone del foro di Lecce e Giancarlo Camassa del foro di Brindisi, difensori di Giuseppe D’Errico (nella foto accanto), e degli avvocati Massimo Chiusolo con Michele Iaia e Giancarlo Camassa per Vitantonio D’Errico. 

D'Errico Vitantonio Cl. 68(FILEminimizer)-2-2-2-2-2Nello stesso troncone processuale erano imputati per associazione di stampo mafioso Pasquale D’Errico, padre dei due fratelli, Cosimo Di Tommaso e Damiamo Danilo Chirico, quest’ultimo collaboratore: sono stati assolti tutti e tre, come chiesto dai penalisti Donata Perrone, Giancarlo Camassa e Pasquale Annicchiarico. Il rappresentante della pubblica accusa, confermando l’impostazione iniziale, aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione. Le motivazioni saranno depositate fra novanta giorni.

La frangia latianese della Scu

D'ERRICO PASQUALE(FILEminimizer)-2-2-2Con la sentenza odierna, quindi, resta al momento senza responsabili l’omicidio di Francesco Di Coste, avvenuto a Latiano l’8 aprile 2004. Omicidio che secondo la Direzione distrettuale antimafia di Lecce sarebbe stato organizzato nelle logiche di vendetta della Sacra Corona Unita, sodalizio di stampo mafioso al quale – secondo l’accusa – sarebbero stati affiliati tutti gli imputati. Di Coste aveva 29 anni.

Vitantantonio D’Errico, stando al capo di imputazione, avrebbe operato “coadiuvato da padre Pasquale D’Errico, quale referente dell’associazione attiva sui territori di Latiano e Torre Santa Susanna”. Cosimo Di Tommaso è stato indicato come persona “storicamente affiliata al gruppo di Giuseppe Gagliardi, operando anche come braccio destro di Vitantonio D’Errico, mentre Damiano Danilo Chirico sarebbe stato “affiliato di Cosimo D’Amato con il grado di sgarro dal 1998”, per poi passare con “Ronzino De Nitto con il grado di santa dal 2003” e infine essere a carico di “Francesco Sisto come tre quartini”.

L’omicidio del giovedì santo

DI TOMMASO COSIMO(FILEminimizer)-2-2-2L’accusa di omicidio era stata mossa nei confronti dei due fratelli D’Errico “in concorso con altre persone delle quali non è stata possibile la identificazione”: il pm nella sua requisitoria ha sostenuto  che Di Coste venne ucciso  l’8 aprile 2004, alle 22, quando era ancora in corso la processione del venerdì della settimana santa, a poca distanza dalla piazza principale.

“Più colpi di arma da fuoco, cinque dei quali esplosi da una pistola calibro 9 per 21 e uno da un fucile caricato a proiettili multipli”. In quella occasione rimase ferita, per errore, una donna colpevole solo di essersi trovata nel posto sbagliato al momento altrettanto sbagliato. Riportò ferite giudicate guaribili in otto giorni.

Il movente

avvocato donata perrone-2In questa ricostruzione, gli imputati sono stati indicati come “appartenenti a un gruppo di fuoco che affrontava Di Coste nei pressi sella sua sala giochi”. La pioggia di proiettili lo raggiunse al torace e alla testa. Il movente, secondo la Dda, era legato a un “diverbio tra Di Coste e i D’Errico”, riconducibile a “contrasti nella gestione del territorio di Latiano. I killer, quindi, restano senza nome. Probabilmente ancora in libertà. (nella foto accantto la penalista Donata Perrone).

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