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Cronaca

Scu, pizzini dal carcere: il pm chiede la condanna per tre brindisini

Chiesti 14 anni per Raffaele Martena, dieci anni e otto mesi per Cristian Tarantino e otto anni per Giuseppe Perrone. Furono arrestati l'11 luglio 2016: "Affiliati alla frangia tuturanese della Sacra Corona Unita, capo Francesco Campana. In una sfoglia la descrizione del nuovo assetto del sodalizio

BRINDISI – Pizzini dal carcere per comunicare, non sempre in codice, i “movimenti” interni ed esterni della Sacra Corona Unita: confermando l’accusa mossa inizialmente, l’Antimafia ha chiesto la condanna di tre brindisini ritenuti affiliati al sodalizio di stampo mafioso, imputati in abbreviato.

Raffaele MartenaLa pena più alta è stata invocata per Raffaele Martena, 31 anni, detto Raffy (nella foto accanto): 14 anni di reclusione; dieci anni e otto mesi sono stati chiesti per Cristian Tarantino, 29 e otto anni per Giuseppe Perrone, 45, alias Barabba. Sono originari di San Pietro Vernotico, tutti arrestati l’11 luglio 2016. Per i pm Alberto Santacatterina e Carmen Ruggiero dell’Antimafia di Lecce non possono esserci dubbi sul fatto che sia stato Martena a scrivere le “sfoglie” mentre era detenuto, per rivolgersi a Perrone. I tre sono accusati di essere  affiliati al gruppo storico del sodalizio di stampo mafioso operante nella provincia di Brindisi, “facente capo a Salvatore Buccarella e a Giuseppe Rogoli” e di recente a “Francesco Campana” accusato anche dal fratello Sandro, diventato collaboratore di giustizia, e a Raffaele Renna, alias Puffo”.

Per la Dda, Martena sarebbe “affiliato sin dal 2006 a Lorenzo De Giorgi e a Mino Cafueri, quindi in seguito a Renna e infine dal 2015” avrebbe avuto un ruolo di primo piano come “dirigente dell’associazione quanto alla componente tuturanese”. Perrone è indicato come “affiliato a Giuseppe Giordano, detto Aiace” e Tarantino è “affiliato a Renna per conto del quale esegue – si legge – gli ordini di questi all’esterno del carcere” essendo “dopo il 16 maggio 2016 rappresentante in libertà di Martena”.

Giuseppe Perrone-3Cristian Tarantino, nell'ultima foto segnaleticaL’inchiesta è partita dal ritrovamento nell’auto di Perrone, il 24 maggio 2016, di un biglietto scritto in stampatello: quel giorno i carabinieri del Comando provinciale stavano eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di Perrone accusato di traffico di droga e  perquisirono, dopo l’abitazione, l’auto in uso all’indagato. All’interno della vettura, c’era una giacca tipo piumino e in tasca un foglio. Cosa c’era scritto? Questo: “Puffo ha una testa peggio di prima, è sempre malavitoso”, poi “ti mando 50 chili di coca a maggio” e “Christian è il nostro pastore, ha 30 anni da scontare e niente da perdere se ci sarà da ammazzare” e infine “ho ammazzato di botte Mino Cafueri e questi sono i boss che piangevano”. A firmarlo, tale Raffy che per la Dda è Raffaele Martena (difeso dagli avvocati  Daniela d’Amuri e Ladislao Massari).

Destinatario, si legge, è “il mio amicone di sempre” al quale Raffy si rivolge perché ha da dire più di qualche cosa e parte dal riferire di essere stato a Taranto: qui sostiene di aver avuto modo di “parlare con l’amico Puffo (soprannome di Raffaele Renna di San Pietro Vernotico, in carcere e già condannato per droga, ndr) e gli ho detto tutto ciò che pensavo, che voi avete ragazzi e che lui mai doveva fare quel passo”. Quale sia stato quel passo, è oggetto di approfondimento delle indagini in corso di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, legato a quanto pare a “movimenti” da intendere come affiliazioni in seno al sodalizio. “Lui mi ha detto che nei vostri riguardi aveva esagerato, però amico mio vi vuole ancora bene perché è riconoscente di ciò che avete fatto per lui”, è scritto ancora nel pizzino in cui l’autore si rivolge al destinatario usando la forma del “voi”, probabilmente in segno di rispetto, per poi passare al “tu”.“E’ rimasto però male che avete fatto il movimento a Piero, però credimi (su Angelo mio) questo ti vuole bene, quindi ora che esce Cristian (Tarantino, secondo la Dda, ndr) ti spiegherà tutto e voglio che vi amate più di prima e di essere più uniti di prima”.

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“Puffo – è scritto ancora – ha una testa peggio di prima ed è sempre malavitoso anche in carcere, ti farò scrivere e ritornare come prima, sempre se non c’è qualcosa di grave che ti ha fatto”. Quanto al futuro più immediato, Raffy scrive: “A maggio invio 50 chili di coca. Cristian è il nostro pastore, ha 30 anni da scontare e non ha nulla da perdere, se ci sarà da ammazzare, si ammazzerà senza problemi e come uscirai vedrai!!!!”.  Il sangue, a quanto sembra, sarebbe stata l’unica strada da seguire per eliminare problemi alla radice.

Sangue necessario da un lato e “amore” dichiarato dall’altro: “Ti faccio sapere che Cristian per te stravede poiché per due anni ha sempre ricevuto 300 euro al mese e gli dicevo che era da parte tua per renderti grande e per farti amare. Voglio che lo amate come lo (ho, ndr) amato io perché non ci deluderà e ci farà fare il salto di qualità. Pende dalle mie labbra ed è cresciuto tantissimo e vedrai con i fatti i sorrisi che ci strapperà”.

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