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Cronaca

"Se crolla la questura saltano tutti i blitz"

BRINDISI - “Ma sai cosa vuol dire se gli fai crollare quel palazzo? Anche senza loro dentro sai? Anche senza loro dentro compà”. Sono congetture, per fortuna. Congetture di figli d’arte con soprannomi ereditati che sanno far bene i furti e con la loro dimestichezza con hardware e buchi hanno fatto il colpo grosso con le pistole e i fucili di un’armeria.

BRINDISI - “Ma sai cosa vuol dire se gli fai crollare quel palazzo? Anche senza loro dentro sai? Anche senza loro dentro compà”. Sono congetture, per fortuna. Congetture di figli d’arte con soprannomi ereditati che sanno far bene i furti e con la loro dimestichezza con hardware e buchi hanno fatto il colpo grosso con le pistole e i fucili di un’armeria. I sogni ad occhi aperti di ragazzetti che sanno solo acquistare cipolle e si immaginano bombaroli di professione.

Un attentato alla questura sarebbe stato davvero un obiettivo mirabile, nel lessico criminale delle nuove leve: “Tutti saltano – si prefigura ad alta voce Luca Carriero – tutti i blitz possibili e immaginabili saltano, che stanno in corso e che stanno facendo loro, già per esempio se hanno messo una microspia a me e là dentro sta qualcosa che sta registrando, tutte le cose che ho detto ora io, già se se ne cade quel palazzo loro non hanno più gli attrezzi, quindi la microspia che hanno là dentro… quando fanno la questura nuova, hai capito? Di nuovo mi mettono la microspia e con gli attrezzi continuano di nuovo a seguirmi capito= Sai quante cose vanno perse.. documenti, foto di tutti quanti, impronte digitali”.

Il piano non diviene mai operativo. Ma è chiaro da che parte hanno scelto di stare i 12 “fratellini” di Tiziano Cannalire, capo giovanissimo di una associazione per delinquere non di stampo mafioso ma comunque collegata agli ambienti che contano messa a tacere stamani dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi, diretta dal vicequestore Alberto Somma, al termine di indagini rapide ed efficaci condotte in particolar modo dalla sezione Antirapina con a capo l’ispettore Giancarlo Di Nunno. Proprio Di Nunno finisce nel mirino. Periodo prenatalizio. E’ il 19 dicembre 2012. Andrea Ostuni, 27 anni detto Malavita o Malox, Luca Carriero, 22 anni, Gianmarco Leto 20 anni, e Francesco Ruggiero detto Pumillo passano per via Pace Brindisina.

Sbagliano auto ma l’attentato intimidatorio è diretto a Di Nunno, lo si ricava proprio dalle chiacchierate del gruppetto: “Ehi, sotto casa di Giancarlo” dicono. “Se incontriamo qualche macchina che non possiamo vedere, compà, gli apriamo la portiera o gli rompiamo il vetro e gli mettiamo la cipolla dentro compà, e gli spondiamo il vetro davanti, il vetro di dietro, tutti i vetri”. Poi ci sono tutte le imprecazioni rivolte contro l’ispettore che non è il caso di riportare. Infine la forte deflagrazione.

Insomma, sono agguerriti. Forti d’essere legati da un vincolo reciproco. Si sentono probabilmente invincibili. Nulla a che vedere con gli sguardi disorientati di stamani, sguardi spauriti di chi sa che sta per finire in prigione, accompagnati dagli agenti nelle auto di servizio in direzione via Appia. Tiziano è il “capo e promotore”. Gli altri sono i manovali. Citazione ricorrente è quella di Bombacigno, il giovane Davide che in questa inchiesta è indagato a piede libero ma che nel clou dell’attività investigativa si trovava in carcere e si lagnava con mamma e papà perché non riusciva a incontrare l’amata, solo convivente e quindi non autorizzata a entrare in carcere. Davide ha 24 anni e da lui prendono avvio le indagini. Gli trovano delle armi, lo arrestano.

Gli altri si informano, chiedono, fanno le proprie valutazioni su quanto accaduto. Le armi circolano, insomma. Delle armi si discorre a volontà. Ed è così che anche il furto all’armeria Calì, una clamorosa razzia di fucili, carabine e pistole, viene spiegata e parzialmente attribuita. Ne risponde Luca Carriero: “Un macello sarebbe successo quella notte – racconta all’amico Francesco Ruggiero – tu pensa se mi avessero fermato. Madonna, il borsone pieno, la prima volta andai con questa (riferito all’auto), la seconda volta con una Punto”.

“Tre giorni sono stato là dentro io chiuso come una merda, Pumì”, narra. Bloccato il meccanismo del cancello del condominio attiguo, al rione Santa Chiara. Buttato l’hard disk con le immagini girate dal sistema di videosorveglianza. E fatto il buco in un garage attiguo per poi entrare nei locali. Il bottino è prezioso più di uno scrigno d’oro. Sono 45 le armi la cui sparizione viene denunciata dal proprietario. Tra queste tanto per citarne qualcuna di “interessante” c’è una carabina Winchester cal. 30/30; una carabina Beretta cal.308 Winchester; una pistola marca H&K modello Satefy Police cal. 380, qualche 38 special, molte semiautomatiche 9x21 e per non farsi mancare nulla anche qualche revolver 357 magnum.

Numerosi i furti in abitazione con bottino di preziosi, orologi, accendini, cornici digitali, pennette usb, televisori e perfino monete antiche. Ci scherzano su Gianmarco Leto, Andrea Ostuni e Luca Carriero: “Chi cazzo se lo scorderà mai compà, una volta che arriveremo a sessant’anni ce lo ricorderemo, la pazzia che abbiamo fatto” ovvero trasportare una cassaforte su una moto. Valutazioni particolareggiate anche sulla tipologia di materiale prelevato: “Che orologio è? Fossil. A mia suocera, femminile, lo vuole con i brillantini, però sai quale?”. “No questo qua, quello che fanno vedere alla pubblicità”.

Il covo per nasconderli è la cosiddetta tenuta “Consenti”in contrada Formosa e lì la Mobile si reca più volte ad effettuare sequestri e attività di riscontro. Furti anche di scooter, tra cui quello del figlio di una persona che non meritava d’esserne vittima: il maltolto gli viene restituito. Le “collanine al collo alle vecchiette non si strappano”, ché certe cose non si fanno. Per il resto nessuna pietà, nessun luogo è inviolabile. Neppure il deposito della Polizia Municipale, al Casale, da cui viene portata via una ricetrasmittente, furto che viene ascoltato dagli investigatori ma non viene denunciato. E’ stata una attività rapida, su fatti straordinariamente recenti, come di rado capita quando le inchieste restano imbrigliate nelle maglie di meccanismi troppo lenti.

Dal novembre 2012 al giugno 2013 si è lavorato sodo. Con il coordinamento costante, continuo, anche nei festivi, del pm Iolanda Daniela Chimienti. Si è dovuto infatti da prendere decisioni importanti: monitorando in diretta l’attività di una cellula che ha buoni appoggi (va ricordato che le armi rubate in piazza Sapri sono finite in mano a Giuseppe Giordano, alias Aiace, affiliato Scu e latitante fino al marzo 2013) non si può che lavorare sul filo di lana. Bisogna sventare i colpi, ma – paradosso – puntando sin dalle indagini a una condanna certa, bisogna che i reati da contestare vengano commessi. Ci si muove fra i cristalli, insomma. Ma quando la regia della procura e l’esperienza sul campo della polizia procedono in sinergia, il risultato è assicurato. In pochi mesi il pm Chimienti ha formulato la richiesta di arresto per dieci dei tredici indagati. Il gip Maurizio Saso ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per tutti non molto dopo. Per la combriccola si sono aperte le porte del carcere.

Queste le difese di tutti, arrestati e indagati a piede libero: per Gaetano Aggiano, 20 anni, detto Coca Cola, l’avvocato Giuseppe Guastella; per Davide Daniel Bombacigno, 24 anni, l’avvocato Gianvito Lillo; per Maurizio Cannalire, 54 anni, Tiziano Cannalire, 24 anni, e Luca Carriero, 22 anni, l’avvocato Luca Leoci; per Diego Catucci, 24 anni, l’avvocato Oreste Nastari; per Alessio Curto, 20 anni e Marco Curto 30 anni, l’avvocato Daniela D’Amuri; per Diego De Giorgi 29 anni, l’avvocato Ladislao Massari; per Gianmarco Leto, 20 anni, l’avvocato Giuseppe Guastella; per Andrea Ostuni, 27 anni, detto Malavita o Malox, l’avvocato Daniela D’Amuri; per Francesco Ruggiero, 30 anni, detto Pumillo l’avvocato Laura Beltrami.

 

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