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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

"Se fossi stato un artigiano padano la Lega mi avrebbe risolto il problema"

MESAGNE - Fra la parlamentare che gli chiede di scriverle e inviarle una “bozza di emendamento”, che contempli l’accesso al credito oltre certi limiti imposti dalle banche, e il deputato che confonde Invitalia con Equitalia, continua la battaglia senza quartiere del gelatiere mesagnese Angelo Pignatelli, 46 anni. Vorrebbe ritornare a fare il suo mestiere e da mesi paga l’affitto di un locale nel centro storico della città messapica che rimane vuoto perché non riesce a reperire i fondi necessari per l’avvio dell’attività. Nessuno gli concede fido, nemmeno offrendo la casa in garanzia. La battaglia per l’accesso al credito è diventata la battaglia della vita, per sé e per chi come lui in una realtà difficile come quella mesagnese, vuole lavorare e lavorare onestamente.

MESAGNE - Fra la parlamentare che gli chiede di scriverle e inviarle una “bozza di emendamento”, che contempli l’accesso al credito oltre certi limiti imposti dalle banche, e il deputato che confonde Invitalia con Equitalia, continua la battaglia senza quartiere del gelatiere mesagnese Angelo Pignatelli, 46 anni. Vorrebbe ritornare a fare il suo mestiere e da mesi paga l’affitto di un locale nel centro storico della città messapica che rimane vuoto perché non riesce a reperire i fondi necessari per l’avvio dell’attività. Nessuno gli concede fido, nemmeno offrendo la casa in garanzia. La battaglia per l’accesso al credito è diventata la battaglia della vita, per sé e per chi come lui in una realtà difficile come quella mesagnese, vuole lavorare e lavorare onestamente.

L’artigiano non demorde, e continua a bussare alle porte della politica. La disponibilità, da parte di tutti, è a 360 gradi. I risultati sortiti fino a questo momento restano al grado zero, ma Pignatelli rilancia: “L’unica soluzione possibile, a mio avviso, è quella di creare un tavolo di concertazione fra politica, banche e prefettura, a livello locale, tenendo conto della peculiare realtà che è la nostra. Sono le istituzioni che devono creare il collante fra le banche e gli imprenditori, altrimenti non c’è futuro”.

Le uniche porte alle quali non ha bussato, sono quelle degli usurai. Per il resto ha battuto, a tappeto, ogni percorso possibile, dalle porte blindate di tutti gli istituti di credito vicini e lontani, ai portoni istoriati dei palazzi capitolini, dagli usci delle istituzioni nostrane, a quelli delle associazioni vicine alle imprese. Da ogni latitudine, da ogni politico interpellato, la risposta è stata “no”. Secco o desolato, comunque no, senza appello. L’accesso al credito è un affare impossibile per chi come Angelo Pignatelli non ha uno stipendio fisso da affidare in garanzia alla banca di turno, sebbene abbia una casa da ipotecare, per quanto di valore pari o quasi, alla somma richiesta per aprire una nuova gelateria.

Le radici di questa, una come cento, mille, troppe storie identiche a se stesse, affondano in un gusto arcinoto per i golosi di tutta la provincia: il gelato di un celeberrimo bar mesagnese.  Le delizie prodotte dalla sapienza artigiana di Pignatelli erano un richiamo irresistibile  per ghiottoni in erba e golosi impenitenti. Gli uni e gli altri hanno fatto la fila al banco dal lontano 1985 fino al 2007, senza soluzione di continuità. “Lavoro da quando avevo 13 anni – racconta Pignatelli -. Tre anni fa, stremato dalle fatiche di una attività in proprio, ho deciso di vendere tutto e cercarmi un lavoro: volevo lavorare solo otto ore al giorno, come qualunque dipendente”. Il blasonato gelatiere mesagnese, precisa: “Ho chiuso in attivo e non prima di aver portato l’attività a livelli di eccellenza dei quali chiunque può testimoniare”, senza scusarsi, e si capisce, per il malcelato orgoglio.

Da lì a qualche tempo, la scelta dettata dallo sfinimento, si rivelerà infelice. Angelo inizia il primo pellegrinaggio, quello alla ricerca di un lavoro, destinato a un clamoroso insuccesso. Forse per effetto della famigerata crisi, forse a causa dello status di operaio tutt’altro che di primo pelo, sta di fatto che la ricerca si rivela vana fino a quando il nostro non si persuade che l’unica maniera di cavarsi fuori dalla disoccupazione incipiente – e i risparmi allo stremo – è quello di rimboccarsi nuovamente le maniche e rimettersi in proprio. Nella valigia zeppa di speranza con la quale inizia quello che si rivelerà essere un viaggio infernale, porta la fama di artigiano di successo, un bilancio professionale e finanziario in attivo, la casa di proprietà dei genitori per garanzia ipotecaria e, per corollario, una fedina penale immacolata. Che non guasta.

Le banche, una dietro l’altra, rispondono picche. La casa in garanzia, non basta: ci vuole uno stipendio. Già. E’ il cane che si morde la coda ma non fa ridere. Naturalmente, la pensione sociale della madre, che pure sarebbe disposta a spendere ogni energia possibile per il figlio, non basta. Da gelatiere che era, Angelo Pignatelli non immaginava di doversi un giorno improvvisare questuante. Chiuso invano il cerchio degli istituti di credito inizia a bussare alle porte dei politici e delle istituzioni. Interpella, nell’ordine, Comune, Provincia e Regione. Chiede e ottiene incontri ai più alti livelli politico-istituzionali. Fino alla presidenza della Repubblica che due volte su due risponde, come non succede tutti i giorni.

L’invito è quello di rivolgersi alla prefettura prima, al ministero dello Sviluppo economico poi. Ancora una volta, senza successo. L’ostinato artigiano tutto annota e tutto documenta, dato che non sono raccomandazioni quelle che chiede, o percorsi agevolati, ma solo “un finanziamento da poter restituire con interessi correnti, è forse un delitto?”. Angelo ha dalla sua la forza di un leone, e continuare a picchiare i pugni contro ogni porta possibile, trattenendo una domanda insieme al respiro: “Devo forse rivolgermi agli usurai, per tirare a campare?”.

Con questo interrogativo si è rivolto ad Adriana Poli Bortone: “Mi ha chiesto di mandarle una bozza di emendamento, l’ho fatto”, conferma il gelatiere. Stessa domanda rivolta al sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, che dopo una serie di mail lo fa chiamare dalla segreteria, indicandogli il percorso di Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, che però gli risponde di non poter garantire credito superiore a certe soglie. Cosa gli abbia risposto un altro deputato del territorio in confusione, s’è detto, e non sorprende dopo le interrogazioni eloquenti de Le Iene.

E l’accordo-quadro del 2007? A quanto pare carta straccia. “Le banche, aderenti al presente “Accordo-Quadro”, si impegnano, tenendo nella massima considerazione le relazioni dei Confidi, per quanto riguarda, in particolare, il rapporto “garanzia-credito erogato”, ad assumere le decisioni sulle proposte di finanziamento in tempi rapidi, non superiori ai trenta giorni, e ad erogare con sollecitudine le somme relative”, è uno dei passaggi essenziali dell’accordo sottoscritto più di quattro anni fa, ribadito e perfezionato successivamente dalle associazioni anti-usura, associazioni imprenditoriali e di categoria, nonché Confidi, Fondazioni e Associazione bancaria italiana, alla presenza e con la ratifica del prefetto di Brindisi.

Lettera morta, lo confermano i presidenti delle associazioni anti-racket, un’altra delle porte alle quali il gelatiere non ha mancato di bussare: “Stiamo lottando contro il paradosso per cui ci è concesso di aiutare, in ragione dei fondi ministeriali messi a disposizione, non le persone che chiedono accesso al credito per scongiurare la trappola usuraria, ma solo quelle che in questa trappola sono già finite”. L’affermazione, desolata, è del presidente provinciale Ermanno Manca. Un contenitore vuoto, un patto “fra gentiluomini”, senza forza di legge.

Che però l’associazione si impegna, a far valere nelle sedi opportune. “Ho personalmente assunto l’impegno di condurre questa lotta al fianco del signor Pignatelli – garantisce il presidente dell’associazione anti-racket di Mesagne Fabio Marini -, il nostro obiettivo è quello di scongiurare il moltiplicarsi delle vittime nel terreno di coltura della illegalità. Chi chiede, con tanto di garanzie, l’accesso al credito, non può vedersi sbattere delle porte in faccia”.

Lo stesso hanno garantito l’assessore per i percorsi della Legalità Cosimo Faggiano e il vice-sindaco Giancarlo Canuto. Ma fino a questo momento, senza successo. Una sconfitta corale, collettiva. A meno che la politica e le istituzioni non decidano di svoltare, ma stavolta sul serio. Intanto Pignatelli si abbandona ad una battuta amara: “Devo pensare che sia una sfortuna abitare in un  centro del Sud e non una città del Nord? Sono certo che se fossi stato un elettore padano la Lega mi avrebbe risolto il problema”.

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