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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Selena, i giorni senza Melissa

BRINDISI - “…una ragazza piccolina, con dei capelli rossi che luccicavano a ogni raggio di sole, degli occhioni che trasmettevano felicità e solarità e un’intelligenza che si percepiva al solo sguardo”. E’ il ritratto che Selena Greco fa, nel suo libro-diario, della sua migliore amica conosciuta, a quattordici anni, sul pullman per Brindisi.

BRINDISI - “…una ragazza piccolina, con dei capelli rossi che luccicavano a ogni raggio di sole, degli occhioni che trasmettevano felicità e solarità e un’intelligenza che si percepiva al solo sguardo”. E’ il ritratto che Selena Greco fa, nel suo libro-diario, della sua migliore amica conosciuta, a quattordici anni, sul pullman per Brindisi. Un’amica, Melissa Bassi, che tutto il mondo ha conosciuto quel tragico 19 maggio del 2012 per l’attentato all’istituto “Morvillo-Falcone”.

Selena Greco, una delle ragazze rimaste coinvolte nell’attentato, nel suo libro-diario intitolato “I giorni dopo il tramonto” (10 euro da destinare in beneficenza, Hobos editrice) che sarà presentato sabato 18 maggio alle ore 8.45 nell’auditorium dell’istituto, ripercorre, passo dopo passo, i drammatici avvenimenti, sin dalle 6.45 di quel sabato quando, insieme alla sua amica Azzurra, si reca alla fermata del pullman. Selena che non vuole essere più indicata come "quella della bomba".

“I giorni dopo il tramonto”, che ritrae in copertina una Melissa che corre serena, è un libro forte. Forte come possono esserlo solo la vita e la verità. E’ il diario di una ragazza che, in un istante, si è ritrovata dentro una tragedia enorme che ha segnato per sempre la sua vita, la vita delle sue compagne di scuola, la vita della sua migliore amica, la vita dei suoi genitori. E proprio ai genitori Selena dedica il primo pensiero che apre il suo diario “…Persone come tante, di buona famiglia, simili tra di loro, che per rendere le loro figlie uniche, felici, si sacrificano in ogni senso, solo per vederle crescere contente e in ottima salute”.

Dal diario emerge il mondo delle ragazze di quell’età, delle sedicenni di tutto il mondo. Un mondo fatto di sogni, risate, di scuola e di compiti in classe da fare. Un compito di educazione fisica e un’interrogazione di psicologia, materia amata dalle due amiche, ad attenderle. Ma ad attenderle, quel sabato, non c’erano solo i compiti in classe. C’era “un essere” che, nascosto dietro un chiosco, aveva deciso il loro destino. Un destino che alle 7.45 si compie inesorabile e che lascia appena il tempo, alle tre ragazze, di scendere da quel pullman, distruggendo in un istante i loro progetti di un’estate al mare, di un’estate ormai prossima, di un’estate tra amiche e ragazzi.

Un destino che lascia appena il tempo, a Selena, di notare un cassonetto blu per la carta che, esplodendo, porta via con sé una giovanissima vita e la serenità di cinque ragazze sino ad allora spensierate. “…Boom! Boom! Boom! Sogni infranti, vite spezzate, realtà distrutte…”. E poi il dramma. Selena descrive così quegli istanti dopo l’esplosione “…Rimbalzai a terra facendo un volo lungo qualche metro…non sentivo niente, nessun rumore…vedevo tutto arancione, ero ricoperta dalle fiamme…bruciava tutto quanto dalla faccia e ancora più giù”.

I primi attimi successivi l’esplosione Selena pensa di essere stata tamponata, per via della botta forte ricevuta alle spalle. Dopo due tentativi, Selena riesce ad alzarsi da terra e vede intorno a sé la tragedia. Vede Melissa distesa sull’asfalto e la sua amica Azzurra che prova a inginocchiarsi, ma non ce la fa. Un’altra ragazza, Sabrina Ribezzi, è ustionata e senza abiti. Altre due sono le ragazze ferite, le sorelle Capodieci, Veronica e Vanessa.

Selena continua il suo drammatico racconto descrivendo gli attimi in cui è aiutata dalle compagne e quelli in ambulanza verso il pronto soccorso, quando si ritrova a vivere gli ultimi drammatici istanti della vita della giovane Melissa. Poi il racconto del calvario passato in ospedale, tra la sofferenza per le medicazioni e la paura provata alla notizia del suo primo intervento chirurgico per le ustioni riportate. L’intervento, il ritorno in camera, l’amore dei suoi genitori e del suo ragazzo ad avvolgerla.

Selena parla poi del suo primo “contatto” con “quell’essere” (l’attentatore che 18 giorni dopo sarà identificato in Giovanni Vantaggiato) avvenuto il giorno seguente, quando gli agenti di polizia le mostrano un fotogramma. Forte è il racconto della presa di coscienza, una settimana dopo, che Melissa non c’è più e che l’uomo della foto è il responsabile di quel dramma “…che pensava di aver vinto con la morte della mia migliore amica!” Iniziano quindi i “Perché ?” ai quali Selena non sa dare una risposta.

Selena racconta poi il suo rientro a casa, dodici giorni dopo, con Vanessa, e la paura per la nuova vita che l’attendeva. Un rientro non semplice, in quella casa “…che forse non sentivo più mia…Mi sentivo nello stesso tempo fragile e vuota dentro e fuori anche se circondata da persone sincere e affettuose”. Non fu semplice accettare neanche quel viso segnato dalla polvere contenuta nelle bombole, un viso segnato dal dolore. Nella mente di Selena c’è però un pensiero costante, un pensiero che non la abbandona mai, Melissa.

Nel suo diario Selena scrive della sua rabbia, delle sue ansie, degli attacchi di panico, dell’aiuto fondamentale della dott.ssa Greco e del dott. Ferilli, della presenza delle istituzioni, dei rapporti veri creati con alcuni giornalisti ai quali parla per mantenere vivo il ricordo dell’amica. E poi racconta il 12 settembre 2012, giorno in cui le cinque ragazze tornano a scuola, il momento in cui devono separarsi per rientrare nelle rispettive classi, dove ad attenderla trova alcuni nuovi professori, una nuova dirigente ma, soprattutto un banco vuoto, quello della sua migliore amica, ora riempito solo da peluche e fiori.

Arriva il giorno del suo sedicesimo compleanno, il 26 ottobre 2012, passato in chiesa per una messa in ricordo di Melissa, e un 8 dicembre segnato dalla terribile notizia della perdita di una’altra sua amica, Chiara Scarciglia, morta in un incidente automobilistico “…un’altra famiglia segnata da un dolore profondo, la loro Chiara era lì, tra le stelle infinite di quel cielo che quel giorno piangeva per un altro angelo volato via. …lei Chiara, semplicemente Chiara”.

Il 17 gennaio 2013 la notizia attesa: la prima delle dodici dolorose udienze del processo descritte da Selena nel diario. La rabbia provata alla vista dell’uomo che scende dal furgone blindato blu, l’incrociarsi dello sguardo di Selena e di Azzurra in aula con quello dell’attentatore, la sofferenza che la ragazza teme di dare alla madre di Melissa con la sua testimonianza e il racconto del video mostrato in aula per la ricostruzione dei fatti, portano ad amare riflessioni.

Selena descrive così il cambiamento profondo avvenuto in lei, nella sua vita, da quel giorno “…sento come mi manca ciò che ero prima… mi accorgo di quante volte preferisco il silenzio dei miei pensieri, pure stupidi, invece di ascoltare il rumore di parole ipocrite, di come mi è complicato dire la verità sul mio stato morale e fisico nascondendomi sempre dietro a un “sto bene, non potrebbe andare meglio”.

A un anno di distanza non immagina la sentenza che sarà emessa alla fine del processo, ma afferma “…credo nella giustizia, credo nel giudice che dirige questa corte, in quei pochi avvocati sinceri, nel Pm che darà voce ad una condanna giusta per quell’essere, per ciò che ha fatto. Deve pagare, tutto qui”.

Selena chiude il suo diario il 7 aprile 2013 con la notizia che gli è stata data: che sarà pubblicato. E allora vuole dedicare alcune parole che Melissa le ripeteva sempre “….cerca di non essere triste per le cazzate” a quelle persone “che si lamentano sempre nonostante non gli manchi mai niente, a chi non capisce che la Felicità va ricercata prima in se stessi invece che negli altri…a quella gente che ogni mattina ha la possibilità di stupire il mondo e invece passa la giornata ad andargli contro…a quelle persone che hanno tanta luce dentro da poter illuminare il mondo con poco e invece continuano a vivere con un sole spento non capendo che la vita è una sola e va vissuta al meglio”.

La lettura dei meccanismi processuali, i giudizi su chi si muove intorno a lei, sono evidentemente privi di mediazione, legati alle sensazioni e al bisogno irruento di vedere punito subito e senza appello l’autore della strage. In questi passaggi si avverte come Selena Greco non abbia avuto un confronto con chi poteva spiegarle ed aiutarla a capire che in questa storia i suoi “perché” sono anche quelli di chi, nel processo, cerca di fare venire a galla verità ancora celate, e che forse tali resteranno. Ma forse non è ancora questo il tempo del giudizio compiuto sui fatti che hanno segnato una terribile svolta della propria vita. Troppo presto. E’ passato solo un anno dall’infamia di via Galanti e dalla morte di Melissa.

 

 

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