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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Senza il capo l'azienda fallisce: scarcerato

BRINDISI - “Senza il capo, l’azienda fallisce”. Anche se il capo ha da scontare una condanna definitiva per evasione fiscale. E’ sulla base di questo principio che Giuseppe Vero, 35 anni, imprenditore di Tuturano appartenente a una nota famiglia impegnata nell’edilizia, è stato rimesso in libertà dal magistrato di sorveglianza di Lecce.

TUTURANO - “Senza il capo, l’azienda fallisce”. Anche se il capo ha da scontare una condanna definitiva per evasione fiscale. E’ sulla base di questo principio che Giuseppe Vero, 35 anni, imprenditore di Tuturano appartenente a una nota famiglia impegnata nell’edilizia, è stato rimesso in libertà dal magistrato di sorveglianza di Lecce su istanza della difesa che ha sostenuto che la permanenza in cella dell’uomo avrebbe potuto provocare il fallimento dell’azienda. L’uomo era stato arrestato il 15 gennaio scorso dai carabinieri dopo che era divenuta definitiva la condanna a un anno e tre mesi di reclusione per reati fiscali.

Può beneficiare quindi ora della sospensione, trattandosi per altro di una pena non elevata, ma ad ogni modo è ritornato al timone della sua piccola impresa edile, di cui è amministratore unico, dopo che l’avvocato, Luca Leoci, ha asserito che “non vi sarebbe stata alternativa e che la ditta, non potendo contare sul responsabile, avrebbe rischiato il fallimento”. “Il magistrato di sorveglianza – ha spiegato Leoci – ha condiviso la nostra richiesta”. Vero, secondo quanto fu accertato dalle indagini prima e nel corso del processo, aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi, sottraendo al Fisco una cifra stimata pari a circa 40.000 euro. Su di lui e sulla sua azienda di Tuturano vi furono approfondimenti investigativi. Poi la citazione a giudizio, come per prassi. Non è stato difficile per l’accusa dimostrare che il 35enne fosse in debito con l’Erario. C’era l’azienda, non c’era alcuna dichiarazione dei redditi.

A differenza di quanto accaduto in altre circostanza, in cui invece è stato possibile dimostrare che a causa della crisi i titolari di piccole imprese non avevano avuto liquidità disponibile per pagare le tasse, in questo caso la condotta illecita c’era tutta. Con tanto di condanna a una pena di 1 anno e 3 mesi per la quale vi sarebbe stata la possibilità di beneficiare della sospensione condizionale della pena. Non è stato così, per una serie di vicissitudini. E a metà gennaio Vero si è ritrovato in manette, trasferito in carcere, senza beneficiare neppure dei domiciliari. Poco più di un mese dopo, la decisione: non è solo una questione personale, l’imprenditore deve tornare in ufficio, perché da lui dipendono le sorti dell’impresa.

 

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