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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca San Pancrazio Salentino

Sigilli al tesoretto di Totò Riina: sequestri anche nel Brindisino

I carabinieri del Ros sequestrano due aziende intestate al genero del boss dei corleonesi, che insieme alla moglie, Maria Concetta Riina, risiede da anni a San Pancrazio Salentino. La donna gestisce tre conti alle Poste e uno in banca

BRINDISI– Ci sono anche due società con sede in provincia di Brindisi, la Clawstek srl e la Rigenertek srl, attive nel settore della vendita al dettaglio di autovetture, fra i beni sequestrati ai famigliari di Totò Riina nell’ambito di una operazione condotta all’alba di oggi (19 luglio) dai carabinieri del Ros. Il blocco dei conti è stato disposto dal tribunale tribunale Misure di prevenzione di Palermo, su richiesta Il procuratore Francesco Lo Voi e il suo aggiunto Dino Petrali. In provincia di Brindisi, il Ros è stato supportato dai colleghi del comando provinciale, che hanno cercato in viale Enrico Fermi, nella zona industriale di Brindisi, la sede operativa di una delle due aziende riconducibili alla famiglia, imbattendosi però in un capannone dismesso. 

Le due ditte brindisine, insieme a un’azienda con sede a Lecce, la Ac Service srl, risultavano intestate a Tony Ciavarello, marito di Maria Concetta Riina, figlia del capo dei capi, con la quale da anni risiede a San Pancrazio. L’esame incrociato della contabilità di queste aziende, costituite secondo gli inquirenti con i proventi di presunte attività illecite, ha evidenziato una sperequazione di ben 480 mila euro, immessi per lo più in contanti ed in numerose tranches nei patrimoni sociali senza alcuna giustificazione legale.

Oltre alle società, i militari hanno apposto i sigilli anche al patrimonio di Ciarravello custodito in 16 conti correnti bancari, un conto postale, due depositi titoli e due depositi. L'uomo, sulla base di quanto appurato dagli investigatori, fra il 2003 e il 2010, avrebbe versato 136mila euro in contanti, di cui 97 mila su un conto del Monte dei Paschi di Siena.

Maria Concetta gestisce invece tre conti alle Poste e uno in banca. I carabinieri, complessivamente, hanno scoperto un vero e proprio tesoretto riconducibile al boss dei corleonesi. Si tratta di una villa di Mazzara del Vallo in cui Riina aveva trascorso i suoi ultimi giorni da uomo libero e di 38 conti correnti intestati ai familiari. Il figlio Salvo Riina ha un conto in banca e uno alle poste. La figlia minore, Lucia, risulta in possesso di un conto e un deposito a risparmio alle poste e di un conto in banca.

Una cospicua parte dei beni è intestata anche alla moglie del padrino, Ninetta Bagarella, che fra il 2007 e il 2013 avrebbe emesso assegni circolari o vaglia postali per il marito e il figlio, anch’egli recluso in carcere, per un totale di 42mila euro. “Io, se recupero pure un terzo di quello che ho sempre ricco sono”, aveva dichiarato Riina nel corso di una conversazione in carcere intercettata dai militari, nell’ambito de processo sulla “Trattativa Stato-Mafia”.

Punto cruciale dell’indagine patrimoniale è rappresentato dalla evidente sperequazione tra i redditi dichiarati negli anni dal Riina e dai suoi congiunti, da cui è stato possibile ipotizzare l’utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite.

Le indagini hanno ricondotto l’effettiva proprietà dell’immobile, intestata a un prestanome, a Totò Riina, il quale, dopo la sua cattura avvenuta nel gennaio del 1993, la cedeva al fratello Gaetano che l’ha occupata ininterrottamente attraverso un fittizio contratto di locazione.
In passato, nel gennaio del 1984, Gaetano Riina aveva già subito la confisca dell’abitazione a lui intestata, in contrada Banno Miragliano di Mazara del Vallo, da parte del Tribunale di Trapani, nella persona del Giudice Alberto Giacomelli che proprio per questo motivo subì la vendetta dei corleonesi che l’uccidevano il  14 settembre 1988 e per il quale il boss è stato condannato all’ergastolo.
 

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