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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cellino San Marco

Sindaco sotto tiro: l'intervista

CELLINO SAN MARCO - Attentato incendiario contro il sindaco di Cellino San Marco Francesco Cascione. Erano circa le 21.50 ieri sera quando qualcuno ha versato due bottiglie di liquido infiammabile – probabilmente diluente - contro il portone della sua abitazione di via Crispi 42, appiccando il rogo. Le fiamme hanno distrutto il portoncino d'ingresso dell'abitazione.

CELLINO SAN MARCO - Attentato incendiario contro il sindaco di Cellino San Marco Francesco Cascione. Erano circa le 21.50 ieri sera quando qualcuno ha versato due bottiglie di liquido infiammabile – probabilmente diluente - contro il portone della sua abitazione di via Crispi 42, appiccando il rogo. Le fiamme hanno distrutto il portoncino d'ingresso dell'abitazione.

A mettere in allarme il primo cittadino, solo in casa con la figlia di 16 mesi, è stato il cane che percependo l'odore acre del fumo ha iniziato ad abbaiare in maniera insolita ed insistente. Cascione dopo aver visto il fumo entrare da sotto la soglia è uscito dall'abitazione confinante della madre in strada notando che l'ingresso era avvolto dal fuoco. Indagano sul grave gesto i carabinieri della locale stazione.

Incredulo il primo cittadino, avvocato penalista, che non riesce a darsi una spiegazione, non avendo mai ricevuto minacce, richieste particolari, screzi insanabili con le opposizioni a livello politico dal momento che nessuno è mai andato oltre la normale dialettica politica. Lo stesso vale per la sua attività professionale.

Non è certo la prima volta che la Famiglia Cascione-Metrangolo finisce sotto tiro. In ultimo è toccato a Francesco, l'avvocato penalista e primo cittadino. E' sindaco da nemmeno un anno, furono le elezioni del 28-29 marzo 2010 a decretarne il suo successo. Qualche mese dopo, dati alcuni efferati fatti di cronaca, aveva anche dichiarato: “Cellino San Marco non è più quella di un tempo, è un'oasi felice”. Nemmeno il tempo di concludere i suoi primi 365 giorni a Palazzo di Città che gli “spettri” di un tempo tornano a materializzarsi.

Prima di lui la strategia del terrore si era abbattuta, sul padre Marco (in politica dagli anni '70 alla metà degli anni '90) e la madre Pierina Metrangolo (primo cittadino dal '96 al 2000). Correvano gli anni '80 quando Marco Cascione, una sera, fece appena in tempo a varcare la soglia di casa prima che una mitragliata investisse il portone.

Mentre l'avvocato 38enne è ancora scosso e attonito e non riesce a darsi una spiegazione, dell'attentato nei suoi confronti di mercoledì sera, l'ex sindaca una ipotesi ce l'ha: “E' un attentato di matrice politica, non si spiega diversamente”.

Una famiglia da quasi quarant'anni in politica, che ha visto passare sotto i suoi occhi, sempre in via Crispi – teatro dell'ultimo agguato – una lunga sfilza di sparatorie, mitragliate contro i portoni di casa, attentati dalla matrice mai definita ufficialmente e rimasti oscuri all'origine. Correvano gli anni '80 quando Marco Cascione, una sera, fece appena in tempo a varcare la soglia di casa prima che una mitragliata investisse il portone.

Dopo il capo famiglia, sindaco di Cellino San Marco per due mandati nell'arco della sua lunga attività politica, il bersaglio è diventato la moglie, naturalmente anche lei una volta assunta la carica più alta della Città. “A casa – ricorda il figlio Francesco  - arrivarono a recapitarci perfino teste di serpente”.

L'ultimo attentato della lunga serie arriva intorno alle 21.50 di mercoledì, quando qualcuno versa due bottiglie di liquido infiammabile (probabilmente diluente - lo avrebbero dedotto gli investigatori – dai due tappi ritrovati nelle vicinanze ndr) contro il portone di Francesco Cascione di via Crispi 42, appiccando il rogo.

E' sindaco da nemmeno un anno, furono le elezioni del 28-29 marzo 2010, a decretarne il suo successo. Qualche mese dopo, dati alcuni efferati fatti di cronaca, aveva anche dichiarato: “Cellino San Marco, non è più quella di un tempo, è un'oasi felice”. Nemmeno il tempo di concludere i suoi primi 365 giorni a Palazzo di Città che gli “spettri” di un tempo tornano a materializzarsi.

E' per questo che Pierina Metrangolo parla di attentato di “matrice politica”, anzi ha pochi dubbi sull'origine del gesto: “fosse l'ultima cosa che farò – dice da mamma e da nonna – sarà scoprire chi ha fatto del male a mio figlio. Non credo che chi ha agito, peraltro in serata, non facendosi scrupoli del fatto che in casa ci fosse una bambina di 16 mesi, possa essere uno dei tanti clienti di mio figlio. Se così fosse magari avrebbe agito in altri tempi. Invece l'attentato arriva proprio dopo che mio figlio, un componente della nostra famiglia è tornato a fare il sindaco. Può essere un caso? ”.

E il diretto interessato crede ancora che Cellino San Marco sia una “oasi felice”?

“Credo ancora di si – risponde l'amministratore nonché avvocato penalista – o per lo meno così mi è sembrato fino a ieri. Certo è che ancora fatico a trovare una spiegazione, a capire chi possa essere arrivato a tanto”.

Lei difende una lunga serie di imputati anche implicati in processi per associazione mafiosa che nel Salento risponde all'acronimo Scu, Sacra Corona Unita.

“Non ho clienti che sono rimasti scontenti dal lavoro che ho svolto, che anzi, negli ultimi tempi mi ha riservato molte soddisfazioni, professionalmente parlando”.

Ha paura?

“No, ne posso averne, solo che questo gesto mi lascia l'amaro in bocca. Non ho mai fatto del male a nessuno, non ho mai agito da amministratore in favore di qualcuno piuttosto che un'altro, mi sono sempre attenuto alle regole. Sono un uomo di legge e quella ho applicato anche in materia di appalti e in qualsiasi atto amministrativo prodotto”.

E la politica? Come valuta i suoi rapporti con gli altri rappresentanti? L'opposizione...

“C'è in giro da qualche mese un volantino che parla male della mia attività amministrativa, ma la cosa si limita ad una semplice attività di volantinaggio. Con le opposizioni lo scontro, quando c'è, mi pare non superi i normali canoni della dialettica politica”.

Chi nutrirà tanto astio nei suoi confronti?

“Davvero non so. Negli ultimi mesi mi è arrivata una denuncia per voto di scambio, qualcuno che diceva che gli avrei promesso un posto di custode per prendere il suo voto. Ma la legge per fortuna parla chiaro, ci sono dei concorsi da fare, avere dei titoli di studio. E io non faccio promesse”.

E' il primo attentato nei suoi confronti, la famiglia torna nel mirino, ma avevate avuto avvisaglie di qualche natura?

“Il giorno di San Pio, il 23 settembre scorso, la cappella che stavamo completando per la buonanima di mio padre fu irrimediabilmente imbrattata con un pennarello. Qualcuno aveva scritto Padre Pio, disegnando un segnale che indicava proprio in direzione del punto in cui avrebbe dovuto riposare mio padre. Siamo stati costretti a rifare i marmi che erano irrimediabilmente compromessi. Ma abbiamo pensato più a qualche vandalo che ad altro. Forse in quell'occasione abbiamo sbagliato, avremmo dovuto denunciare tutto ai carabinieri”.

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