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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Nel carico di merendine la boutique del falso: sequestrati 3000 abiti dal marchio contraffatto

BRINDISI – Il camion sembrava “pulito”, visto che trasportava merendine, con regolare documentazione, con destinazione Roma ed effettivamente consegnate nella Capitale. Invece, sotto gli scatoloni con le brioches, si nascondeva un'autentica boutique del falso: magliette, felpe, camicie, riportanti i marchi più famosi (Prada, Gucci, Cavalli, Armani), e che non erano nient'altro che volgari imitazioni.

BRINDISI – Il camion sembrava “pulito”, visto che trasportava merendine, con regolare documentazione, con destinazione Roma ed effettivamente consegnate nella Capitale. Invece, sotto gli scatoloni con le brioches, si nascondeva un'autentica boutique del falso: magliette, felpe, camicie, riportanti i marchi più famosi (Prada, Gucci, Cavalli, Armani), e che non erano nient'altro che volgari imitazioni.

Il viaggio delle “patacche” griffate si è interrotto a Brindisi quando i militari della guardia di finanza e gli uomini della Dogana hanno fatto scendere il camionista bulgaro alla guida e hanno compiuto una scansione radiografica del tir sceso dal traghetto “Elli T.” proveniente dalla Grecia. Solo in questa maniera, i finanzieri hanno potuto portare alla luce poco meno di 45mila pezzi, tra indumenti ed etichette false (per la precisione, tremila capi d'abbigliamento e circa 40mila marchi “Gucci” in miniatura da incollare con facilità sulle magliette, così da spacciarle per abiti originali e per questo piuttosto costosi).

Il tir era di marca bulgara, così come la nazionalità dell'autista, di 29 anni, denunciato all'autorità giudiziaria. Fermato a Costa Morena per i controlli di rito, sembrava tranquillo perchè in possesso dei certificati effettivamente regolari per il trasporto di merendine. Quando invece sono spuntati gli indumenti con il marchio riprodotto, ha cercato di cavarsela in extremis esibendo un'altra documentazione, stavolta per nulla in regola. Gli abiti invece sarebbero dovuti arrivare a Bari, a beneficio di una società risultata inesistente. C'era tutto: il marchio, il codice a barra, anche il prezzo. Peccato, però, che sotto il vestito si nascondesse una bella fregatura per quanti avessero acquistato il materiale scadente. Ventisei colli nel complesso, per un valore calcolato di circa 480mila euro, considerando che i costi per la realizzazione di comunissime magliette sono decisamente bassi. La riproduzione del marchio, invece, poteva forse trarre in inganno, ma non così per i finanzieri che hanno sentito subito puzza di bruciato.

L'operazione, i cui dettagli sono stati forniti questa mattina in una conferenza stampa, non fa che confermare l'efficacia dei controlli doganali al varco di Costa Morena. L'intero materiale è stato sottoposto a sequestro, ora si passerà alla perizia e – qualora dovesse risultare l'assenza di sostanze tossiche sulle magliette -, i vestiti saranno donati in beneficenza.

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