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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Sparatoria e omicidio a S.Giorgio, pena aumentata a francavillese

FRANCAVILLA FONTANA – In primo grado era stato condannato, con il rito abbreviato, a dodici anni di carcere per l’omicidio volontario di Angelo Putignano, francavillese, avvenuto a San Giorgio Jonico la sera del 29 gennaio 2005. Oggi la Corte di appello di Taranto ha condannato Cosimo Rochira, francavillese, a 14 anni di reclusione, escludendo l’attenuante della provocazione che gli era stata riconosciuta in primo grado.

FRANCAVILLA FONTANA – In primo grado era stato condannato, con il rito abbreviato, a dodici anni di carcere per l’omicidio volontario di Angelo Putignano, francavillese, avvenuto a San Giorgio Jonico la sera del  29 gennaio 2005. Oggi la Corte di appello di Taranto ha condannato Cosimo Rochira, francavillese, a 14 anni di reclusione, escludendo l’attenuante della provocazione che gli era stata riconosciuta in primo grado.

La Corte di Appello ha accolto la richiesta del procuratore generale di escludere l’attenuante della provocazione. E la Corte non ha preso minimamente in considerazione l’ipotesi difensiva della legittima difesa o dell’eccesso colposo nel rispondere con le armi alle minacce di Putignano che in quell’occasione si era fatto accompagnare da Cesario Leuzzi, rimasto ferito in quell’inferno di fuoco che si scatenò in un vecchio deposito alla periferia di San Giorgio Jonico.

Non presa in considerazione la legittima difesa, tesi alla quale si è opposta la parte civile (il padre e il figlio della vittima), rappresentata dagli avvocati Carlo Tatarano e Vittoriano Bruno, cancellata l’attenuante della provocazione, riconosciuta la volontarietà dell’omicidio, con la concessione delle attenuanti generiche, si è trattato solo di un calcolo matematico nella quantificazione della pena. Quattordici anni, appunto. Due in più della condanna di primo grado. I fatti risalgono al 29 gennaio 2005. Putignano doveva avere del denaro da Rochira, il quale faceva orecchio da mercante alle richieste di saldare il debito. Quel giorno Rochira aveva appuntamento a San Giorgio, con dei suoi creditori (non è emerso nel corso del dibattimento a quale titolo stava riscuotendo quegli assegni). Putignano,  che aveva saputo di quest’appuntamento, si presenta accompagnato da Leuzzi e pretende che i tarantini, debitori nei confronti di Rochira, intestino a lui quegli assegni.

Rochira non ci sta. Volano le minacce da una parte e dall’altra. Compare la pistola. Si dice nelle mani di Putignano. C’è una colluttazione. Rochira pare che riesca a toglierla. Fatto sta che esplode sette colpi  contro Putignano e Leuzzi. Il primo muore, l’altro resta ferito. Rochira scappa e si presenta ai carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana qualche ora dopo l’assassinio. Dice che ha agito per legittima difesa. Ma non viene creduto sia dal giudice per l’udienza preliminare (l’imputato chiede il rito abbreviato) ed ora nemmeno dai giudici della Corte di appello.

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