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Cronaca

Storie/ Il "Brindisi" e la sciabola di Mountbatten

Il cablogramma delle ore 02.45 del 7 agosto 1943: “Nave Brindisi è stata attaccata da sommergibile nemico in mare Adriatico di Puglia fra punto ‘B’ et punto ‘A’ Alt Siluri lanciati: quattro di cui tre scoppiati fuori bordo senza colpire nave et uno andato a segno at estrema poppa".

Il cablogramma delle ore 02.45 del 7 agosto 1943 aveva il seguente drammatico testo: “Nave Brindisi è stata attaccata da sommergibile nemico in mare Adriatico di Puglia fra punto ‘B’ et punto ‘A’ Alt Siluri lanciati: quattro di cui tre scoppiati fuori bordo senza colpire nave et uno andato a segno at estrema poppa Alt Sommergibile avvistato sulla dritta at circa 500 metri Alt Nave Brindisi affondata at ore 23.05 circa Alt Tempestive disposizioni di salvataggio hanno permesso recupero di quasi tutto il personale Alt Da Contrammiraglio Tommaso Panunzio at Maripers - Roma et Marinequip - La Spezia – segreto/urgente- Prot. N°374/5”.

Il nome “Brindisi” solcava tutti i mari del mondo approdava in ogni porto e la città se ne giovava, godendo in notorietà e considerazione sullo scenario internazionale. Storie legate alla “Marina”, specialmente in tempi di guerra, non possono essere sempre positive o edificanti, spesso risultano soprattutto dolorose. E dolorosa fu quella del Regio Incrociatore Ausiliario “Brindisi”, era proprio questo il nome della nave che, in quella fatidica sera del 6 agosto 1943, s’inabissò. Si trattava di un mercantile trasformato nel 1940 in nave scorta.

Dal contenuto del cablogramma si venne a conoscenza dopo 3 ore e 40 minuti del doloroso accaduto, perché i due motori principali della nave si erano arrestati di colpo, in quanto senza energia elettrica. Con la radio non funzionante, non era stato possibile dare in tempi rapidi la notizia del siluramento della nave “Brindisi” che, per il micidiale colpo ricevuto, si era appoppata e irreversibilmente inclinata, preludio dell’affondamento. Alla regia imbarcazione, contraddistinta dal nome della nostra città, era legata una grande storia d’amicizia che riguarda il suo comandante.

Un giorno d’estate del 1921, in un ricevimento con cocktail serale che solitamente prima di una partenza per mare vedeva la partecipazione degli ufficiali, conversando, strinsero amicizia il nostro sottotenente di vascello Loris Greco e l’ufficiale inglese conte Louis Mountbatten, un uomo che aveva una serie lunga e prestigiosa di titoli da elencare. Parlarono per tutta la sera, brindarono alle fortune dell’Italia e della Gran Bretagna e, prima del saluto, il signore inglese propose: “Cosa ne dici, ci scambiamo la sciabola?”.

In realtà, è questa una “liturgia” che viene tuttora eseguita tra ufficiali gentiluomini, che scoprono motivi di reciproca stima. Luis Mountbatten era davvero importante, non solo per doti personali, ma anche per casata: egli era cugino del re, bisnipote della regina Vittoria, zio del duca Filippo di Edimburgo. Durante la guerra si era comportato con onore, sia in Europa che in Asia, tanto da guadagnarsi il “Distinguished Service”. Ciò non bastando, diventava Primo Lord del Mare e nel 1947 veniva nominato Vicerè dell’India.

Anni dopo, il 27 agosto 1979, era un lunedì, Louis Mountbatten, nobile ufficiale della Marina Inglese, per un vile attentato dell’Ira muore: sotto il suo piccolo yacht era stata piazzata una bomba ad alto potenziale che, purtroppo, deflagrò. Dieci giorni più tardi, il 6 settembre 1979, Londra gli tributò un funerale indimenticabile; sulla bara, sistemata sull’affusto del cannone, erano ordinatamente posate la feluca, il bastone di signore degli oceani e quella famosa sciabola ricevuta dall’ufficiale italiano Loris Greco, sciabola che lo aveva accompagnato per lunghi anni e che, attualmente è un cimelio in esposizione a Buckingham Palace.

Accanto al feretro procedeva il suo destriero con lo stivale destro rovesciato nella staffa, simbolo dell’eroe caduto. Anche per Loris Greco quella lama scambiata era diventata sua compagna inseparabile; Greco muore nel 1952, ancor giovane, a 52 anni. Quell’arma che fu del grande Mountbatten ora giace in fondo al mare, in quello specchio d’acqua tra Bari e Brindisi dove affondò nella notte tra il 6 e 7 agosto 1943, quando la nave che comandava col grado di capitano di fregata , il Regio Incrociatore Ausiliario “Brindisi”, con la torpediniera “Pilo”, di scorta al piroscafo “Italia”, diretto a Toledo, cadde nell’agguato del sottomarino britannico “Uproar”.

Gli inglesi, verosimilmente, confusero l’incrociatore “Brindisi”, per un naviglio nemico d’attacco, pur se la sagoma aveva poco o nulla del vascello da guerra. Sta di fatto che in questa storia di amicizia e morte la nostra città ha avuto un ruolo; il comandante Greco, mentre la nave colava a picco, dopo aver gridato per tre volte: “Viva il Re” ordinò all’equipaggio di abbandonare il “Brindisi”, però egli rimase a bordo, per un’ultima ispezione e, soprattutto, per tentare di recuperare dalla sua cabina, avvolta da fiamme e fumo, la sciabola donatagli da Mountbatten. Ciò non avvenne!

Purtroppo, un poderoso schianto precedette la definitiva esplosione: l’incrociatore “Brindisi” inclinato, s’impennò, sommergendosi. Loris Greco si salvò per puro miracolo, mentre la nave portava sul fondo delle acque della costa di Puglia la sciabola del Primo Lord del Mare e ultimo Viceré dell’India. Il relitto del “Brindisi” è stato localizzato nell’autunno del 2011 a largo di Bari dalla nave oceanografica “Ammiraglio Magnaghi”.

 

 

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