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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Strage Morvillo: "Noi, vittime dimenticate"

BRINDISI - Alle ragazze ferite nell'attentato alla Morvillo Falcone è stata riconosciuta una provvisionale di 200mila euro a testa e potrebbero rivendicarla subito, già dopo il primo grado. Sono state ritenute vittime di terrorismo e quindi aventi diritto ai relativi fondi statali. Le studentesse non hanno ancora ricevuto un solo euro di risarcimento e neppure un cent del “capitolo” terrorismo.

BRINDISI - Alle ragazze ferite nell'attentato alla Morvillo Falcone è stata riconosciuta una provvisionale sul risarcimento del danno pari a 200mila euro a testa e potrebbero rivendicarlo subito, già dopo il primo grado. Non solo: sono state ritenute vittime di terrorismo e quindi aventi diritto ai relativi fondi statali. I beni del bombarolo, Giovanni Vantaggiato, non sono stati però ancora venduti e le studentesse non hanno ancora ricevuto un solo euro di risarcimento e neppure un cent del “capitolo” terrorismo che sarebbero per altro costrette a restituire qualora l’aggravante della finalità terroristica al reato di strage, riconosciuta dalla Corte d’Assise di Brindisi il 18 giugno scorso dovesse cadere in Appello o in Cassazione.

E’ comprensibile quindi lo sfogo dei famigliari di due delle ragazze ferite nell’attentato davanti alla scuola Morvillo Falcone che risale al 19 maggio 2012, un sabato di primavera in cui morì, in seguito all’esplosione, la studentessa sedicenne di Mesagne, Melissa Bassi. “Dopo tanto clamore, si sono spenti i riflettori sull’attentato di Brindisi e tutti si sono dimenticati di noi”. E’ quanto affermano Marcello Ribezzi e Francesca Greco, rispettivamente genitori di Sabrina e Selena, “Abbiamo affrontato un lungo processo – spiega Ribezzi – e ci hanno riconosciuto un risarcimento del danno. Eravamo stati anche indicati come vittime del terrorismo, e attendevamo di poter accedere ai fondi statali. Ma non abbiamo ancora ricevuto nulla e continuiamo a sostenere spese ingenti per la cura delle nostre figlie, non solo per le conseguenze delle ustioni, ma anche perché sono ancora seguite da psicologi e professionisti”.

Il processo per la strage di Brindisi si è concluso con la condanna di Giovanni Vantaggiato, 70 anni, alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno. In primo grado è stata riconosciuta dalla Corte d’Assise di Brindisi la sussistenza dell’aggravante della finalità terroristica. Il difensore di Vantaggiato, che è recluso nel carcere di Lecce, ha presentato appello. Ad oggi i famigliari delle ferite hanno potuto contare soltanto sui fondi messi a disposizione dalla Regione Puglia (200mila euro in tutto) e anche dal Comune di Brindisi, oltre che al supporto della compagnia assicurativa Reale Mutua (l’assicurazione della scuola) che ha garantito loro un aiuto importante per sostenere le spese degli interventi chirurgici per la rimozione delle cicatrici. Anche per giungere a tanto si dovette sollevare il polverone. Le ferite da ustione erano state infatti ritenute dalla compagnia danni estetici e non funzionali ed era stato quindi inizialmente negato l’indennizzo.

Altro problema quello dei fondi per le vittime di terrorismo. Si era impegnata, tanto da partecipare a una delle udienze del processo, seduta accanto all’accusa sostenuta dal procuratore della Dda Cataldo Motta e dal sostituto Guglielmo Cataldi, la presidente della commissione Antimafia europea Sonia Alfano. Nulla si è mosso. “Le ragazze sono state sottoposte a una visita medica a Taranto – spiega la madre di Selena – poi non ne abbiamo saputo più nulla”. Il trambusto dei mesi seguenti alla strage si è quietato. E questo forse è un bene per le giovani vittime che hanno potuto proseguire i percorsi di studio intrapresi prima della tragedia, inseguire i propri sogni in tutta serenità. E’ calato il silenzio, e le promesse fatte non sono state mantenute.

 

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