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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ostuni

Tagliente: Il Tribunale della Libertà decide su impugnazione della Procura

OSTUNI - Caso Marazzo: si torna in aula. Al vaglio del Tribunale della Libertà le impugnazioni della Procura. Il collegio, presieduto dal giudice Anna Criscuolo, sarà chiamato stamane ad esprimersi sui ricorsi depositati dalla Procura di Roma contro i provvedimenti assunti dal Gip e che a più riprese hanno consentito di alleggerire la misura restrittiva a carico del carabiniere ostunese Carlo Tagliente (32 anni) e degli altri tre carabinieri della compagnia Trionfale di Roma finiti in carcere nell’ottobre del 2009 a margine del presunto ricatto consumato alcuni mesi prima ai danni dell’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo.

OSTUNI - Caso Marazzo: si torna in aula. Al vaglio del Tribunale della Libertà le impugnazioni della Procura. Il collegio, presieduto dal giudice Anna Criscuolo, sarà chiamato stamane ad esprimersi sui ricorsi depositati dalla Procura di Roma contro i provvedimenti assunti dal Gip e che a più riprese hanno consentito di alleggerire la misura restrittiva a carico del carabiniere ostunese Carlo Tagliente (32 anni) e degli altri tre carabinieri della compagnia Trionfale di Roma finiti in carcere nell’ottobre del 2009 a margine del presunto ricatto consumato alcuni mesi prima ai danni dell’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo.

Tagliente (difeso dagli avvocati Ambra Giovene e Marina Lo Faro) nel maggio scorso ha lasciato il carcere di Regina Coeli, dopo sette mesi di detenzione, beneficiando dei domiciliari. Insieme ai colleghi Nicola Testini (38 anni, di Andria), Luciano Simeone (31 anni, di Napoli) e Antonio Tamburrino (28 anni, di Parete, in provincia di Caserta) è accusato di aver orchestrato ed eseguito l’anomala irruzione avvenuta il 3 luglio del 2009 nell’appartamento di via Gradoli, mentre il giornalista (all’epoca a capo della Regione Lazio) era in compagnia di una trans, di nome Natalie.

Il gip Renato Laviola, nel maggio scorso ritenne attenuate le esigenze di custodia cautelare soprattutto alla luce dell’esito delle audizioni di testimoni tenutesi la settimana prima tramite incidente probatorio. Il giudice definì “non più sussistenti i gravi indizi di colpevolezza” nei confronti di Carlo Tagliente in ordine al reato di detenzione di sostanza stupefacente, rilevando che il 12 aprile 2010 Bruno Semprebene, uno dei pusher utilizzati dai viados, aveva dichiarato “di aver portato il 3 luglio del 2009 tre pezzetti di cocaina a Natalie, in attesa per strada, consegnati in macchina, in cambio di 300 euro”.

Per il Gip  “è del tutto indimostrato che siano stati i carabinieri a riporre sul piatto la droga”. Tra le testimonianze congelate nel maggio scorso anche quella di Vidal Silva Josè Alexander, in arte Natalie: “Al mio rientro dal Brasile, avvenuto il 30 maggio 2009 - ha raccontato il viado nella sua deposizione - ho incontrato Marrazzo 4 volte fino al 3 luglio 2009. Marrazzo ogni volta veramente mi chiedeva di comprare la droga per lui, poiché io non ne faccio uso, mi chiedeva delle piccole quantità solo per il suo uso personale”.  E la stessa Natalie avrebbe poi aggiunto: “Quando usciva con gli altri trans, Marrazzo era sempre così, faceva sempre uso di droga e poi veniva da me, anche quel giorno (3 luglio 2009, ndr) era stato con Paloma, ma non so quello che hanno fatto, e poi è venuto da me. Nei miei quattro incontri con Marrazzo, tra il 30 maggio e il 3 luglio 2009, ho chiamato per comprare la droga per lui”.

Sempre Natalie avrebbe sottolineato: “Nessuno mi ha mai minacciata, questo delle minacce, posso dirlo con sincerità, è tutta una bugia dei transessuali perché riferiscono di aver subito minacce per ottenere il permesso di soggiorno”. Un’altra trans, Maureen De Paula Maureen in sede di incidente probatorio aveva spiegato: “Io veramente Piero Marrazzo lo conosco da prima che diventasse Presidente delle Regione Lazio, quando abitavo a via Gradoli. Circolava ancora la lira e c’era un trans che si chiamava Zèzè, uscivano insieme anche con un trans chiamato Gracy e lo chiamavano sempre il reporter della Rai. Una volta mentre portavo da mangiare ai trans lo incontrai mentre usciva e Zèzè mi chiese se lo avessi riconosciuto e mi confermò che era il reporter”.

Dichiarazioni, precisazioni, chiarimenti che avevano convinto il Gip, che limitatamente all’ipotesi di reato legata alla cessione della droga già aveva rivisto le posizioni degli altri tre militari - ad attenuare la misura cautelare a carico di Tagliente. Da qui l’impugnazione della Procura romana. Oggi il verdetto.

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