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Cronaca

Tomaselli a Maroni: "A Restinco impossibile convivenza tra Cara e Cie"

BRINDISI - Dopo gli ultimi incidenti al Cie di Brindisi, dove un gruppo di tunisini ha dato fuoco alle camerate ed ai servizi provoicandi gravi danni, il senatore Salvatore Tomaselli del Pd ha ricolto un'interrogazione a risposta orale al ministro Roberto Maroni, in cui si chiede se non sia ormai opportuno, alla luce di una lunga catena di accadimenti, di eliminare la doppia funzione del campo di Restinco, che è anche Cara, cioè Centro accoglienza richiedenti asilo, una realtà esattamente opposta a quella del Cie dove gli "ospiti" non possono assolutamente uscire, e possono essere trattenuti sino a sei mesi in attesa di espulsione. La difformità di trattamento è l'origine ricorrente delle frequenti rivolte.

BRINDISI - Dopo gli ultimi incidenti al Cie di Brindisi, dove un gruppo di tunisini ha dato fuoco alle camerate ed ai servizi provoicandi gravi danni, il senatore Salvatore Tomaselli del Pd ha ricolto un'interrogazione a risposta orale al ministro Roberto Maroni, in cui si chiede se non sia ormai opportuno, alla luce di una lunga catena di accadimenti, di eliminare la doppia funzione del campo di Restinco, che è anche Cara, cioè Centro accoglienza richiedenti asilo, una realtà esattamente opposta a quella del Cie dove gli "ospiti" non possono assolutamente uscire, e possono essere trattenuti sino a sei mesi in attesa di espulsione. La difformità di trattamento è l'origine ricorrente delle frequenti rivolte.

"Premesso che: nella notte tra venerdì 18 e sabato 19 marzo scorso nel Cie di Restinco – località nei pressi di Brindisi – a seguito di disordini  causati da alcuni immigrati tunisini, utilizzando accendini e liquido infiammabile, è stato appiccato un incendio che ha distrutto parte delle camerate e dei arredi della struttura; per porre fine ai disordini è stato necessario l'intervento degli agenti di Polizia (Digos e Squadra mobile), dei militari in servizio nel centro e dei Vigili del Fuoco; nelle ore seguenti tali disordini una commissione della prefettura ha effettuato un sopralluogo per valutare la situazione e, pur in presenza di notevoli danni riportati dalla struttura, è stato  deciso di non procedere alla chiusura del centro.

Precisato che quello di Brindisi è l’unico caso in Italia di struttura al cui interno coesistono centri dalla funzione assolutamente diversa e lontana come il Cara – Centro di Accoglienza per i richiedenti asilo politico – e i Cie – Centri di Identificazione ed espulsione; la presenza di gruppi di immigrati con prospettive di vita così diverse (espulsione dall’Italia o riconoscimento di asilo politico) all’interno di una unica struttura, produce il rischio di promiscuità e crea oggettivi problemi di gestione, sia agli operatori sociali che alle stesse forze dell’ordine preposte alla sicurezza del Centro, a volte esse stesse vittime di incidenti;

la rivolta dei giorni scorsi non è che l’ultimo episodio di disordini e violenza in pochi mesi, spesso sfociati in tentativi di fuga di diverse decine di immigrati, accompagnati da un conseguente ingente impiego di forze dell’ordine, costrette, spesso a turni massacranti e a trascurare l’essenziale attività di controllo del territorio, come, peraltro, ripetutamente denunciato dalle organizzazioni sindacali di polizia.

Considerato che ho avuto modo di visitare personalmente negli scorsi mesi Restinco in più occasioni, verificando con soddisfazione gli sforzi notevoli compiuti nella gestione del Centro, sia dal punto di vista dei servizi che dell’accoglienza, grazie alla umanità e alla competenza degli operatori sociali nonché alla professionalità e alla disponibilità delle forze dell’ordine che presidiano il Centro di Restinco; la casistica che ho trovato, proprio al Cie di Restinco,  conferma l’insostenibilità ambientale di tale situazione: persone da oltre venti anni in Italia oggi rinchiusa nei Cie per scadenza di permessi di soggiorno; immigrati con famiglie in Italia impossibilitati al ricongiungimento; presenze nei Cie ben oltre i 30 giorni e fino al termine massimo di sei mesi per poter essere poi “nei fatti” lasciati liberi, per via della normativa che ha esteso da 60 a 180 giorni il termine massimo di permanenza per le necessarie identificazioni; sovraffollamento delle strutture.  Tutti elementi che producono tensioni che poi sfociano anche in tentativi di fuga o atti violenti.

Si chiede di sapere: come lo stesso Ministro, anche alla luce di quanto rendicontato dalla stampa, intenda procedere per evitare il ripetersi di ogni episodio di violenza all’interno del Cie di Restinco; - se non si ritiene quanto mai urgente e prioritario disporre il superamento della doppia funzione, non più tollerabile, del Centro di Restinco, attraverso la chiusura del Cie e il potenziamento del Cara; - se, a tale scopo, non ritenga utile verificare i fatti e le condizioni sopra richiamati anche per mezzo di un’ispezione ministeriale".

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