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Treno contro Tir, imputato assente

BRINDISI - E’ sicuramente tornato in Romania, un attimo dopo la scarcerazione. Per il momento non c’è e non partecipa alle udienze del processo a suo carico, Ionut Cocioba, l’autista 26enne del Tir che provocò un disastro ferroviario all’altezza del passaggio a livello di Pozzo Faceto (Fasano).

BRINDISI - E’ sicuramente tornato in Romania, un attimo dopo la scarcerazione. Per il momento non c’è e non partecipa alle udienze del processo a suo carico, Ionut Cocioba, l’autista 26enne del Tir che provocò un disastro ferroviario all’altezza del passaggio a livello di Pozzo Faceto (Fasano).

Oggi la prima udienza, davanti alla sezione collegiale (presidente Francesco Aliffi) del Tribunale di Brindisi: tutto rinviato al 6 maggio prossimo, proprio per un problema sorto sull’elezione di domicilio dell’unico imputato per l’incidente in cui perse la vita il macchinista 50enne di un Frecciargento, Giuseppe Campanella, 50 anni, di Acquaviva delle Fonti.

Il domicilio dell’imputato è stato ora eletto nello studio dell’avvocato Giuseppe Tanzarella, che difende il conducente del mezzo e così, sia o meno contumace il rumeno, si potrà andare avanti.

Si sono costituiti parte civile prima dell’udienza la società Trenitalia e la Rfi (Rete ferroviaria italiana) con gli avvocati Eugenio Baffi e Vincenzo Vozza. Trenitalia non ha ancora quantificato alcuna richiesta di risarcimento danni, Rfi invece ha chiesto 900 mila euro. Presente in aula anche l’avvocato Rosa Cardone per i famigliari dell’unica vittima, il macchinista del convoglio, Giuseppe Campanella, 50 anni, di Acquaviva delle Fonti.

Il giovane autotrasportatore romeno fu scarcerato il 15 gennaio scorso dal tribunale del Riesame di Lecce che accolse il ricorso dei suoi legali, Giuseppe Tanzarella e Francesco Abate, i quali presentarono istanza ritenendo non sussistesse più il pericolo di reiterazione del reato. L’incidente ferroviario si verificò alle 13.30. Il treno Freccia Argento partito alle 8.24 del mattino da Roma e diretto a Lecce stava transitando nei pressi della stazione di Cisternino (Brindisi), per la precisione all’altezza del passaggio a livello di Pozzo Faceto, in territorio di Fasano (Brindisi).

Il camion guidato dal 26enne fu abbandonato sui binari, il macchinista del treno nonostante avesse fatto tutto il possibile – a quanto è poi emerso dalla perizia disposta dalla procura – non riuscì a evitare lo scontro. Qualcuno vide il guidatore del Tir uscire e rifugiarsi su un muro. Ci fu uno schianto terribile che fu osservato a breve distanza da alcuni testimoni. La cabina del treno andò distrutta, le lamiere completamente accartocciate. Per il macchinista, che stava cercando di allontanarsi dalla cabina dopo aver azionato tutti i sistemi di frenata, non vi scampo.

Subito dopo la polizia ferroviaria effettuò i controlli sul funzionamento del dispositivo di abbassamento delle sbarre e di segnalazione. Era tutto ok, secondo quanto riferì nell’immediatezza dei fatti anche il procuratore della Repubblica di Brindisi che si recò sul posto. L’autista del Tir fu portato in carcere. Secondo l’accusa, egli aveva oltrepassato il passaggio a livello nonostante le sbarre fossero in fase di chiusura. Al giudice per le indagini preliminari che ne ha convalidato l’arresto il 26 enne disse di non aver visto alcuna segnalazione, le sbarre non si stavano chiudendo. Il camion, specificò, si era spento. Non gli restava che la fuga.

Il 26enne è libero e può legittimamente tornare a casa. Dovrà rendersi reperibile al momento dell’esecuzione della sentenza, per il momento saranno gli avvocati ad occuparsi del giudizio. L’accusa era oggi sostenuta dal pm Marco D’Agostino, il 6 maggio il collegio dovrà esprimersi sull’ammissione delle parti civili, con le rispettive richieste risarcitorie, e sull’ammissione delle liste  testimoniali e delle fonti di prova, maxi perizia inclusa.

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