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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Trentamila chili di esplosivo "ignoto"

TORRE S. SUSANNA – La procura di Brindisi sta cercando di scoprire come sia stato possibile che per circa dieci anni – da quanto si desume – circa 30 tonnellate di esplosivo del tipo balistite, cordite e propellente solido per razzi (derivato dalla balistite) siano rimaste pressoché incustodite e non segnalate in quattro depositi tra Torre S. Susanna ed Erchie, nell’area dell’ex Polverificio Masi. E tutto ciò in una zona ad alto rischio per la presenza di nuclei di criminalità organizzata non ancora completamente debellati (le ultime operazioni contro clan della zona sono avvenute proprio negli ultimi cinque anni).

TORRE S. SUSANNA – La procura di Brindisi sta cercando di scoprire come sia stato possibile che per circa dieci anni – da quanto si desume – circa 30 tonnellate di esplosivo del tipo balistite, cordite e propellente solido per razzi (derivato dalla balistite) siano rimaste pressoché incustodite e non segnalate in quattro depositi tra Torre S. Susanna ed Erchie, nell’area dell’ex Polverificio Masi. E tutto ciò in una zona ad alto rischio per la presenza di nuclei di criminalità organizzata non ancora completamente debellati (le ultime operazioni contro clan della zona sono avvenute proprio negli ultimi cinque anni).

Una quantità ingente di pericolosissima materia prima che il titolare del  polverificio, Florido Masi, ha lasciato dietro di sé dopo la sua morte avvenuta nel marzo del 2011 come scomodissima eredità ai due figli, Nunzio e Attilio Masi, di 48 e 46 anni, ora indagati a piede libero per detenzione illegale di materiale esplodente e mancato rispetto dell’ordine dell’autorità, nel caso il prefetto di Brindisi, che il 15 settembre 2011 aveva imposto agli stessi la vigilanza costante 24 ore su 24 del sito, in concomitanza con il sequestro preventivo d’urgenza disposto dal procuratore capo Marco Dinapoli e dal pm Giuseppe De Nozza.

Le informazioni di garanzia hanno raggiunto i Masi quando è stato accertato che l’ordine del prefetto non era stato rispettato. Eppure quelle trenta tonnellate di esplosivo da lancio erano facilmente accessibili a tutti. Chiunque – secondo gli investigatori - avrebbe potuto servirsi di uno dei quattro depositi abbandonati per prelevare grandi quantità di materiale esplosivo. La balistite, inventata da Alfredo Nobel alla fine del diciannovesimo secolo, seguita poi dalla cordite, una evoluzione più stabile elaborata dagli inglesi pochi anni dopo, dopo gli impieghi come carica per il munizionamento militare, trovò e trova vaste applicazioni per le miscele di polveri da caccia. Quest’ultimo era uno dei rami di attività di Florido Masi. Preparare polveri per le cartucce da caccia.

Come è venuta a galla la faccenda? Il 19 luglio scorso l’avvocato dei fratelli Masi scrisse una lettera alla prefettura per chiedere con quali procedure i due eredi del defunto Florido Masi avrebbero potuto smaltire l’enorme quantitativo di polvere esplodente. Si chiedeva anche il rilascio di un’autorizzazione per il riavvio dell’attività del polverificio, che aveva anche una sede sociale a Erchie in via Principe di Napoli 101, in un vecchio immobile. Quella lettera fece scattare l’allarme rosso sia in prefettura, che in questura che presso la procura della Repubblica. Quella trenta tonnellate di cordite e balistite rimaste nei depositi per dieci anni all’insaputa delle autorità erano un enorme peso, palesatosi in maniera fortuita. Da tenere presente che l’ex Polverificio Masi, sulla provinciale tra Erchie e Torre, non è affatto distante da luoghi abitati.

I due fratelli Masi, in qualità di soci del polverificio, furono subito iscritti al registro degli indagati e interrogati. Per gli inquirenti non potevano non sapere cosa ci fosse nelle casematte dopo la cessazione delle attività nel 2002. Da quel momento si sono succeduti gli accertamenti tecnici affidati dal pm ad un consulente che ha operato con gli artificieri della polizia e dei carabinieri: obiettivo, identificazione e stato di stabilità dell’esplosivo, per la sua rimozione e distruzione. Quanti casi come quello del Polverificio Masi ci sono al Sud, in terra di mafia, ‘ndrangheta, camorra e Scu, in uno scenario in cui i pentiti dicono che proprio in Puglia, presso un clan del Salento, fu ordinato l’esplosivo per l’attentato a Paolo Borsellino?

Il Salento, dove pochi giorni, sulla spiaggia di Torre Rinalda è stato trovato abbandonato presso una duna mezzo quintale di saponette di tritolo. Da dove arrivasse, da quale nascondiglio sgomberato in tutta fretta arrivasse, ancora non è chiaro.

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