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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Trovato il corpo dell'operaio travolto nella cava dall'esplosione di una mina

BRINDISI – E’ stato ritrovato poco dopo le 22 il corpo senza vita Di Salvatore Di Latte, 47enne di Carovigno, rimasto sepolto sotto i detriti dell’esplosione di una mina in una cava in contrada Mascava, situata al confine tra Brindisi e San Vito dei Normanni - per almeno dieci ore.

BRINDISI – E’ stato ritrovato poco dopo le 22 il corpo senza vita Di Salvatore Di Latte, 47enne di Carovigno, rimasto sepolto sotto i detriti dell’esplosione di una mina  in una cava  in contrada Mascava, situata al confine tra Brindisi e San Vito dei Normanni - per almeno dieci ore.

Incidente sul lavoro? O piuttosto sfortunata e tragica coincidenza di una terribilmente calda giornata di inizio luglio? Come mai nessuno prima di fare brillare le cariche ha controllato che il punto fosse deserto? Perchè la vittima dell’esplosione, un operaio specializzato, con una quindicina d’anni d’esperienza maturata su quei siti, impiegato per l’impresa Cocebit, un'altra azienda dello stesso imprenditore proprietario della cava della Semes (teatro del decesso) Raffaele Angelo Peciccia, entra sui cantieri in giornata di mine, pur sapendo bene che è prassi del lunedì chiudere la cava per far brillare l’esplosivo, spaccando la roccia che sarà in seguito lavorata nello stabilimento?

E’ uno degli interrogativi al vaglio degli investigatori coordinati dal pm Giuseppe De Nozza, che è rimasto sul posto lavorando gomito a gomito con gli agenti della squadra mobile guidati dal vice questore Franceco Barnaba, e con i vigili del fuoco del comando provinciale, con a seguito due cani cercapersona che al ritmo di un sopralluogo ogni mezz’ora, hanno cercato col fiuto sotto la valanga di detriti un corpo. Quello di Salvatore Di Latte, sposato e padre di tre figlie di 18, 19 e 21 anni.

Secondo la versione circolata sul cantiere, raccolta dai cronisti, Di Latte, in realtà, avrebbe dovuto trovarsi sul suo posto di lavoro ed invece aveva deciso di andare a recuperare alcune pietre utili per completare la pavimentazione nella sua villetta. Qui sarebbe rimasto sepolto dalla valanga di detriti. Sono circa 12 quando avviene l’esplosione: secondo la procedura eseguita vengono prima piazzate le cariche di dinamite, poi scatta la segnalazione del pericolo con le bandiere ed infine viene fatto suonare l’allarme.

Anche questa mattina l’operazione sembrava rientrare nella regolare routine produttiva del sito. Dopo l’esplosione però, il “fuochino” - così si chiama in gergo tecnico la figura incaricata di gestire l’operazione di brillamento - si affaccia per verificare se tutte le cariche fossero scoppiate e nota una Panda rossa parcheggiata nei pressi dei cumuli di roccia franati con la portiera aperta. Da qui il panico e l’angoscia per la possibile presenza di qualcuno sotto i cumuli di roccia. E' l’auto di Salvatore Di Latte ed il fatto che il suo cellulare squilli ma non risponda non fa altro che accrescere i timori dei suoi colleghi.

Timori che si rivelano in tutto il loro reale fondamento in tarda serata, quando nonostante gli almeno 40 gradi di calore nel crogiulo della cava calcarea riscaldata dal sole, in cui investigatori e soccorritori hanno dovuto lavorare sin dal primo pomeriggio, le ricerche sono proseguite ad oltranza di sera con l’uso delle torri-faro in dotazione ai vigili del fuoco. Le operazioni sono iniziate con i mezzi della stessa azienda intorno alle 15 con due ragni, un caterpillar ed una escavatrice, oltre ad altri mezzi per la raccolta del pietrisco, su disposizione del magistrato.

A tarda ora la scoperta del corpo dell’operaio che a detta di qualcuno sui cantieri aveva anche confidenza con gli esplosivi per aver conseguito alcune certificazioni. Una morte assurda, se non strana, per chi come Salvatore Di Latte conosceva i pericoli a cui andava incontro e se aveva intenzione di completare la sua villetta non aveva certo intenzione di sfidare la sorte. Qualcosa è andata storto. Ora spetterà alla magistratura capire cosa e stabilire eventuali responsabilità per quel corpo finito sotto una valanga di una ventina di metri, che si sono rivelati una tomba da tonnellate di detriti di inerti.

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