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Cronaca Torchiarolo

Uccise il marito, sconto di tre anni

TORCHIAROLO - Sconto di tre anni in secondo grado per la donna che uccise il marito a martellate e che poi, con l’aiuto del padre, smembrò, bruciò e seppellì il cadavere in campagna.

TORCHIAROLO - Sconto di tre anni in secondo grado per la donna che uccise il marito a martellate e che poi, con l’aiuto del padre, smembrò, bruciò e seppellì il cadavere in campagna. Maria Grazia Greco, 48 anni, che in primo grado (dopo la confessione) aveva scelto l’abbreviato, è stata oggi condannata a 17 anni dalla Corte D’Assise d’Appello di Lecce, in parziale riforma della sentenza del gup di Brindisi.

Antonio Ingrosso, fabbro di 45 anni, fu ucciso il 7 gennaio del 2011 in seguito a una violenta lite scoppiata tra le mura domestiche, a Torchiarolo. Il pg aveva chiesto la conferma della condanna a vent’anni, ma la Corte le ha riconosciuto le attenuanti generiche, tenuto conto anche della condotta tenuta dalla donna, difesa dall’avvocato Ladislao Massari, dopo la confessione e l’arresto e del risarcimento del danno già riconosciuto dalla stessa ai fratelli della vittima, costituitisi parte civile, risarcimento che ha comportato per la donna la rinuncia a tutte le sue proprietà, inclusa l’abitazione in cui avvenne il delitto.

Quanto al movente, non e’ stata accolta la richiesta del legale che riteneva che le violenze subite da Maria Grazia Greco da parte del marito, finito nel vortice del gioco, andassero intese come ‘provocazioni’ tali da comportare un ulteriore riduzione della pena. Quel terribile 7 gennaio di due anni fa la donna colpì il marito con un martello, almeno quattro volte. Secondo il medico legale che eseguì l’autopsia furono almeno quindici le martellate inferte. Subito dopo i fatti, stando alle ricostruzioni, giunse sul posto la figlia, che fu indagata insieme alla madre, imputata nello stesso processo con rito abbreviato e infine assolta.

Per lei il pm che si occupò del caso, Milto Stefano De Nozza, aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione. Aveva invece patteggiato il padre della 48enne che l’avrebbe poi aiutata a occultare il cadavere, trovato dopo due giorni dai fatti nelle campagne di Casalabate (Lecce). Il corpo fu oggetto di un tentativo di smembramento con una sega e gli fu dato fuoco.

 

 

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