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Cronaca

"Un arresto senza le condizioni"

BRINDISI – Lo studio Masiello conserva tutti i fascicoli dei procedimenti che in lunghi anni di carriera da organizzatore di proteste sociali e sindacali Roberto Aprile detto Bobo ha dovuto affrontare. Prima l’avvocato Ennio Masiello, poi negli ultimi 23 anni il figlio Mauro, sono stati e sono i suoi penalisti di fiducia. “Ricordo che il mio primo processo con Bobo Aprile risale al 1988, in pretura a Brindisi, e per una manifestazione non autorizzata”, conferma l’avvocato Mauro Masiello, che ora affronterà il momento processualmente più difficile per il sindacalista del Cobas. Bobo Aprile non è mai stato arrestato, infatti, e non ha mai subito la contestazione di reati di questa rilevanza. L’unica traccia di oltre 30 anni di processi è una sanzione pecuniaria, ovviamente per manifestazione non autorizzata.

BRINDISI – Lo studio Masiello conserva tutti i fascicoli dei procedimenti che in lunghi anni di carriera da organizzatore di proteste sociali e sindacali Roberto Aprile detto Bobo ha dovuto affrontare. Prima l’avvocato Ennio Masiello, poi negli ultimi 23 anni il figlio Mauro, sono stati e sono i suoi penalisti di fiducia. “Ricordo che il mio primo processo con Bobo Aprile risale al 1988, in  pretura a Brindisi, e per una manifestazione non autorizzata”, conferma l’avvocato Mauro Masiello, che ora affronterà il momento processualmente più difficile per il sindacalista del Cobas. Bobo Aprile non è mai stato arrestato, infatti, e non ha mai subito la contestazione di reati di questa rilevanza. L’unica traccia di oltre 30 anni di processi è una sanzione pecuniaria, ovviamente per manifestazione  non autorizzata.

Mauro Masiello non aspetterà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giuseppe Licci per compiere il primo passo. “Depositeremo intanto già domani mattina una richiesta di annullamento della misura cautelare al tribunale del riesame”, dice l’avvocato. “Poi al gip chiederemo la revoca degli arresti domiciliari. Se la misura sarà ritirata rinunceremo al giudizio del tribunale del riesame, altrimenti andremo avanti”. L’avvocato Masiello è convinto dell’insussistenza dell’unica condizione che secondo il giudice delle indagini preliminari giustifica la custodia cautelare, vale a dire la possibilità di reiterazione del reato.

I fatti a base dell’arresto di Roberto Aprile “risalgono a marzo, la richiesta del pm al gip di emissione di misure di custodia cautelare risale a giugno, gli arresti arrivano a ottobre in concomitanza con la chiusura delle indagini”, dice il penalista brindisino. “In questi sette mesi mai Roberto Aprile si è reso protagonista di circostanze di reato come quelle ipotizzate a suo carico: non c’è stata alcuna violenza privata, non ci sono state occupazioni di edifici  di alcun tipo e nessuna interruzione di pubblico servizio. Dov’è la possibilità di reiterazione?”.

Infine, secondo il difensore del sindacalista del Cobas nonché organizzatore del Comitato dei disoccupati, sarebbe insussistente un’altra condizione non secondaria per giustificare l’ordinanza di custodia cautelare, cioè quella dell’impossibilità di una sospensione della pena in caso di condanna. “Essendo non recidivo, e con quella multa come unico precedente – spiega Mauro Masiello – Bobo Aprile avrebbe pieno diritto al riconoscimento delle attenuanti generiche, e quindi in caso di condanna, considerati i reati, otterrebbe una pena inferiore ai due anni e quindi la sospensione della stessa. Quindi, mi chiedo, cosa giustifica il suo arresto?”. Per la cronaca, gli interrogatori di garanzia dei 18 arrestati dell’Operazione Escalation, condotta dalla Digos e dalla procura di Brindisi, si svolgeranno lunedì e martedì prossimi.

I fatti sono collegati sostanzialmente al blocco di alcune ore, nelle giornate dell’1 e del 2 marzo 2011, delle sedi Monteco di Brindisi, e alla loro occupazione momentanea, da parte del Comitato dei disoccupati guidato da Bobo Aprile, nel corso di manifestazioni non autorizzate, con interruzione del servizio di raccolta rifiuti nella città di Brindisi. In circostanze precedenti, e nel corso di queste iniziative, alcuni elementi del comitato, noti pregiudicati brindisini, avrebbero minacciato lavoratori Monteco per indurli a sospendere l’attività. La richiesta del Comitato, assunzioni presso Monteco. Nessuna manifestazione  del Comitato dei disoccupati invece, ha mai coinvolto altre aziende del settore pubblico o privato, tanto da indurre gli inquirenti a inquadrare i fatti come azione mirata esclusivamente contro Monteco.

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