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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Una dialisi e poi in carcere: sull'omicida di Cellino S.Marco deciderà il gip

BRINDISI – E’ stato trasferito in carcere nella notte dalla Squadra mobile, dopo un trattamento di dialisi presso il centro di nefrologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, Salvatore Renna, l’invalido civile di Cellino S.Marco che ieri sera ha assassinato un vicino di casa della figlia, il 38enne Renato Maizza, con alcuni colpi di pistola semiautomatica calibro 6,35. Sarà poi il giudice delle indagini preliminari a decidere se le condizioni di salute dell’omicida siano compatibili o meno con il regime carcerario, ed eventualmente disporre misure alternative oppure prescrivere un trattamento adeguato in una struttura penitenziaria specializzata.

BRINDISI – E’ stato trasferito in carcere nella notte dalla Squadra mobile, dopo un trattamento di dialisi presso il centro di nefrologia dell’ospedale Perrino di Brindisi, Salvatore Renna, l’invalido civile di Cellino S.Marco che ieri sera ha assassinato un vicino di casa della figlia, il 38enne Renato Maizza, con alcuni colpi di pistola semiautomatica calibro 6,35. Sarà poi il giudice delle indagini preliminari a decidere se le condizioni di salute dell’omicida siano compatibili o meno con il regime carcerario, ed eventualmente disporre misure alternative oppure prescrivere un trattamento adeguato in una struttura penitenziaria specializzata.

Maizza ha cercato, nel corso dell’interrogatorio condotto dagli investigatori della sezione omicidi della Squadra mobile, di accreditare il suo gesto come la reazione ad una aggressione da parte della vittima. Sostanzialmente, Salvatore Renna ha detto di aver sparato solo dopo che Maizza lo aveva sospinto a terra, trattenendovelo. Tale versione pare non coincida con quanto hanno visto invece i testimoni, che parlano di un ruolo ben diverso dello sparatore, molto meno passivo di quanto lo stesso abbia dichiarato alla polizia.

Una ulteriore ricostruzione dei fatti è resa possibile da quanto appreso nel corso dell’interrogatorio e degli altri riscontri ottenuti dagli uomini del vicequestore Francesco Barnaba. Confermata la lite condominiale come elemento scatenante. Recentemente l’AqP aveva distaccato l’erogazione idrica nelle due vecchie palazzine, per sostituire il sistema originario di conteggio dei consumi con contatori individuali. Agli allacci avrebbero poi dovuto provvedere i singoli nuclei familiari. Un disagio momentaneo che forse la figlia di Renna ha scambiato per una interruzione dell’erogazione per morosità, informandone il genitore, il quale in passato aveva abitato lo stesso appartamento.

Evidentemente Salvatore Renna era convinto che Renato Maizza avesse avuto responsabilità nella decisione dell’AqP, e quando si è recato sul posto, ieri, ha litigato con l’operaio edile. Alla scena ha assistito anche la moglie di Renna, che era scesa per sostenere il marito. Le cose sono andate oltre un ordinario litigio, almeno nei toni. A quel punto Renna si è allontanato di poco per andare nel garage dio pertinenza dell’appartamento occupato dalla figlia – di cui aveva conservato l’uso e quindi le chiavi – ed ha prelevato una semiautomatica calibro 6,35 (e non una 22 come si era pensato in un primo momento) con la matricola abrasa. Alla polizia dirà poi di averla trovata anni prima in campagna.

Con l’arma è tornato ad affrontare Renato Maizza, minacciandolo: “La vedi questa? Stai attento, perchè potrei usarla”. A quel punto Maizza lo avrebbe spintonato facendolo cadere, ha raccontato l’omicida, e lui avrebbe sparato per reazione. I colpi andati a segno pare siano stati cinque o sei, quindi se reazione è stata, va qualificata come un gesto sproporzionato alla minaccia. Il muratore è stramazzato al suolo, praticamente fulminato. L’omicida ha telefonato al 113 per consegnarsi, qualche testimone ha chiamato invece i carabinieri. Salvatore Renna è stato portato in questura, mentre ai rilievi di polizia scientifica hanno provveduto gli uomini del Reparto operativo dell’Arma, che stanno provvedendo anche agli accertamenti sulla pistola del pesnionato. Il pm che coordina le indagini è Raffaele Casto.

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