rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Uomini del racket sotto casa

MESAGNE – I forti segnali che “qualcuno” stesse tornando sulla scena mesagnese, erano arrivati. Senza armi potenti, ma silenziose che hanno destabilizzato la quiete della città nelle ultime settimane. Ieri intorno alla mezzanotte, è toccato a lui, l’uomo che cerca da quattro anni di combattere alla testa di una associazione il fenomeno del racket sul territorio: Fabio Marini. La sua autovettura, una Mercedes Classe E, è stata incendiata con liquido infiammabile – così come confermato dagli investigatori – proprio in largo S. Antonio, dove vive in una delle palazzine prospicienti. Nottata e mattinata assai movimentata per istituzioni, cittadini e forze dell’ordine.

MESAGNEI forti segnali che “qualcuno” stesse tornando sulla scena mesagnese, erano arrivati. Senza armi potenti, ma silenziose  che hanno destabilizzato la quiete della città nelle ultime settimane. Ieri intorno alla mezzanotte, è toccato a lui, l’uomo che cerca da quattro anni di combattere  alla testa di una associazione il fenomeno del racket sul territorio: Fabio Marini. La sua autovettura, una Mercedes Classe E, è stata incendiata con liquido infiammabile – così come confermato dagli investigatori – proprio in largo S. Antonio, dove vive in una delle palazzine prospicienti. Nottata e mattinata assai movimentata per istituzioni, cittadini e forze dell’ordine.

Il sistema criminale è tornato a colpire in alto, a Mesagne. Gli atti intimidatori per ribadire la chiarissima frase: “Qui comando io”, sono tornati. L’attentato la notte scorsa, ai danni di Fabio Marini, presidente dell’associazione Antiracket Legalità e Sicurezza, non lascia spazio a dubbi o incertezze. La criminalità è ritornata a farsi sentire. Il lavoro dell’associazione – sicuramente positivo – ha irritato gli animi di qualcuno. Infatti, hanno aspettato che il presidente Marini rientrasse da un viaggio sul Lago di Garda, per colpirlo. Una camminata antiracket con i commercianti, e semplici cittadini mesagnesi, che dicono “No” alla mafia, l’incontro con i ragazzi delle scuole venerdì assieme a Daniele Marannano del comitato siciliano “Addiopizzo” e l’incontro regionale per la sicurezza di ieri, sono stati gli episodi precedenti all’attentato della scorsa notte in piazzetta S. Antonio.

Fabio Marini aveva aperto la porta di casa intorno le 23.40, aveva fatto rientro dopo una cena a Brindisi tra amici e politici, in chiusura della campagna elettorale. Stando alla ricostruzione degli inquirenti e ad alcuni commenti sulla scorsa notte , Fabio Marini aveva notato, proprio nei pressi della piazzetta, due uomini sospetti, due volti che non conosceva ma che hanno destato in lui qualche perplessità. Solo pochi minuti dopo, dalla finestra della cucina, che si affaccia proprio su largo S. Antonio, il presidente del comitato antiracket si è accorto delle fiamme già alte e ha udito uno scoppio. Affacciatosi, purtroppo, ha constatato che l’auto che andava in fiamme era proprio la sua. Si è precipitato giù per le scale, avvertendo anche, negli stessi istanti, forze di polizia e vigili del fuoco.

La Mercedes Classe E – così come accertato – è stata cosparsa di liquido infiammabile, quasi certamente benzina. Gli autori, hanno aspettato che Fabio Marini arrivasse a casa per agire. L’auto è andata quasi completamente distrutta, e fortunatamente l’arrivo tempestivo dei vigili del fuoco ha fatto sì che le fiamme non si propagassero fino ad intaccare le abitazioni. Sul posto sono anche intervenuti, la dirigente del commissariato di Mesagne, Sabrina Manzone, il sindaco della città Franco Scoditti, altri amministratori,  e persone vicine all’associazione antiracket.

“Stiamo vagliando tutte le ipotesi – ha dichiarato la dirigente del commissariato  – abbiamo una visione complessiva di tutto il lavoro svolto dalla persona che ha subito quest’atto intimidatorio. Sicuramente il lavoro svolto da Fabio Marini è stato fatto bene e a qualcuno questa cosa non è piaciuta. Noi siamo molto ottimisti,abbiamo già parecchi indizi che possono portarci a risposte concrete”. Non si può pensare, o avere l’illusione che gli atti incendiari, delle ultime settimane (oltre dieci) non siano collegabili alla criminalità locale e che possano invece essere bravate o gesti non riconducibili a questo mondo malavitoso.

L’attentato ai danni di Fabio Marini è la dimostrazione che, invece, tutto questo sia uno schema chiaro e deciso. Perché scegliere di colpire l’uomo chiave o simbolo della lotta contro queste persone, è segno di una criminalità organizzata – che non è mai andata via – e che è ritornata con voce alta. “Nei miei quattro anni di operato – ha dichiarato Fabio Marini a BrindisiReport.it – ho sempre cercato di essere vicino ai cittadini vittime del racket e della criminalità. Cercando, insieme a loro, soluzioni e soprattutto trovare tanto coraggio. Ho lavorato in sinergia con le altre associazioni e istituzioni del territorio affinchè qualcuno potesse rendersi conto che questo è un territorio forte e che non si lascia abbattere. abbiamo sempre cercato di avere la situazione sotto controllo”.

Tante sono state, oggi, ma già dalla notte scorsa, le associazione, gli esponenti politici provinciali, regionali e nazionali, a manifestare vicinanza e solidarietà al presidente Marini. Citiamo un messaggio per tutti: “L'Associazione Provinciale Antiracket di  Molfetta e il presidente Renato De Scisciolo , esprimono tutta la loro solidarietà al presidente dell’Associazione antiracket Fabio Marini, per il vile attentato di cui è rimasto vittima nella notte scorsa. È l’ennesimo episodio criminoso che scuote la comunità mesagnese”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Uomini del racket sotto casa

BrindisiReport è in caricamento