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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Intervento/ La gente ha disertato gli stanchi rituali della politica sulla sicurezza

Molti in città hanno maturato la convinzione, che lo scopo del convegno e del dibattito sviluppato sulla sicurezza ed illegalità dei giorni scorsi , sia stato unicamente quello di discutere, per ribadire tutti insieme l'importanza del tema, o forse del problema, senza l'ambizione di ricercare una qualche soluzione concreta

Molti in città hanno maturato la convinzione, che lo scopo del convegno e del dibattito sviluppato sulla sicurezza ed illegalità dei giorni scorsi , sia stato unicamente quello di  discutere, per ribadire tutti insieme  l’importanza del tema, o forse del problema,  senza  l’ambizione di  ricercare  una qualche soluzione concreta, un percorso condiviso da intraprendere per affrontalo in maniera efficace.

Forse non era nemmeno in agenda, anche perché non era quella la sede e il contesto adatto.  Ma poi chi doveva e poteva decidere, in quale direzione condivisa e con quale mezzi? Una debolezza percepita dalla gente, che ha inteso disertare i lavori, nonostante le presenze importanti che erano state annunciate.

Nondimeno, tutti, anche chi non ha partecipato, hanno doverosamente recitato pubblicamente, come si conviene in questi casi, l’atto di fede sulla sicurezza, assicurando il loro impegno per la … salvezza delle nuove e le future generazioni. Una formalità dalla quale nessun politico, degno di questo nome, poteva affrancarsi, per non essere tacciato di insensibilità e di scarso impegno sociale. Per non giocarsi la faccia e la carriera.

Hanno   replicato il copione di sempre. Riproponendo la richiesta di un pacchetto di assunzioni di agenti di polizia, di carabinieri, di maggiori stanziamenti. Peraltro sacrosante considerati i pesantissimi tagli effettuati negli ultimi anni in questo comparto, orfano di quella riforma, da sempre annunciata e mai realizzata.

Ma non è venuta meno nemmeno quella di adozione di una più incisiva politica repressiva, con l’annessa ricetta di tolleranza zero nei confronti di tutti e di tutto, che ha messo insieme in un unico calderone speculativo, illegalità, devianza, criminalità, povertà, marginalità e immigrazione.

Tutta qui la politica? Tutto qui l’impegno dei partiti? Non era importante approfondire gli aspetti sociali del problema della illegalità? Scandagliare il suo terreno di coltura? Misurare l’apporto, le ripercussioni determinate dall’elevato livello di marginalità sociale, di povertà, di diseguaglianza, prodotte dalla crisi devastante che tormenta da anni il nostro territorio, che ha determinato la chiusura di molte aziende, di molte attività commerciali e artigianali, una epidemia di licenziamenti, l’utilizzo abnorme della di cassa integrazione, un livello esagerato di disoccupazione che sta negando il futuro a tanti giovani, a tante famiglie? 

Non sono questi elementi importanti per stimolare la riflessione, per comprendere se il problema della illegalità deve essere affrontato e contrastato utilizzando solo i mezzi repressivi delle forze dell’ordine, in modo slegato dal contesto sociale, come si ritiene  da alcune parti, o piuttosto deve essere declinato utilizzando tutte le politiche e gli  strumenti per combattere l’emarginazione sociale e  la povertà, che sono il terreno di coltura della illegalità.

Qual è la scelta, le priorità della politica, dei partiti? Il Partito democratico, in questo in questo conflitto come si colloca?  Si mette a rimorchio degli altri, delle istituzioni locali, di quella parte dell’opinione pubblica che è in grado di far sentire la propria voce, o ha un suo progetto per prevenire e combattere il disagio, un disegno, che non dipenda dagli umori del momento? Ha il dovere di chiarirlo, di specificarne le soluzioni. Non si può pensare di tergiversare ulteriormente, di rimanere in mezzo al guado.

O decide che è il momento di cambiare passo e prospettiva, aggredendo il problema dal lato economico, apportando i necessari correttivi alle politiche di sviluppo (nazionali, provinciali e comunali) per come sono state interpretate e praticate in questi anni, per contrastarne la deriva negativa, per fare in modo che nessuno si perda per strada e si senta smarrito, abbandonato a se stesso, alla propria disperazione.

Altrimenti si deve avere il coraggio di dire ad alta voce, senza infingimenti, che quello della illegalità crescente, ad ogni livello, è il tributo che bisogna necessariamente pagare al progresso. Una caratteristica peculiare   della modernità, con la quale dobbiamo imparare a convivere, a rassegnarci, farcendone una ragione.

Il pericolo, come sempre è accaduto, è insito nel fatto che da tutta questa discussione, rimanga solo l’indicazione della data di un convegno, da consegnare alla storia degli atti comunali. Ma anche, che tutti gli attori del convegno e del dibattito, superate le fatiche di questo impegno, si sentano liberati da ogni responsabilità, da ogni senso di colpa, da ogni ulteriore impegno in attesa del prossimo evento, dei prossimi servizi giornalistici sulla sicurezza e sulle azioni illegali, per replicare lo stesso protocollo.

In pratica lo scenario di sempre. Non c’è quindi da meravigliarsi se i cittadini hanno finito per percepire simili manifestazioni deludenti, non all’altezza dei problemi, disertandole in massa.

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