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Cronaca

Vendita pub ed estorsioni, tutti assolti

BRINDISI - Non vi fu alcuna estorsione, per altro aggravata dal numero di partecipanti, a margine della compravendita di un pub a Brindisi. Assolti perché il fatto non sussiste avvocatessa e il marito.

BRINDISI - Non vi fu alcuna estorsione, per altro aggravata dal numero di partecipanti, a margine della compravendita del pub Federicus, pieno centro di Brindisi. Sono stati infatti assolti perché il fatto non sussiste l’avvocato Natasha Shehu, 53 anni, il marito Cosimo Argentiero, 52 anni, oltre che Teodoro Montenegro e Damiano Martina, entrambi 26enni, difesi dall’avvocato Giacomo Serio.

La sentenza è stata pronunciata dal Tribunale in composizione collegiale (presidente Francesco Aliffi) nel tardo pomeriggio di ieri. Il pm d’udienza, Antonio Costantini, aveva formulato richieste pari a 3 anni e 8 mesi per Shehu e Argentiero, 4 anni e 3 mesi per i due giovanotti che secondo l’impostazione dell’accusa avevano materialmente consegnato, con metodi tutt’altro che gentili, le intimidazioni che erano state poi denunciate dal titolare e proprietario del locale, Tommaso Marra, costituitosi parte civile.

I fatti risalgono ormai a qualche anno fa. Correva l’anno 2006. Secondo quanto fu accertato nel corso delle indagini l’avvocato e la moglie avevano rilevato la licenza per la gestione del pub Federicus, pagando un terzo del prezzo pattuito. Il titolare del locale Tommaso Marra sarebbe stato convinto a rinunciare al resto della somma per mezzo di minacce e intimidazioni, subite da presunti sgherri assoldati allo scopo dalla coppia.

Il prezzo pattuito per la cessione della sola gestione dell’esercizio commerciale viene fissato in 140mila euro, importo rateizzato. Le due parti pattuiscono il versamento della somma a una determinata cifra mensile. Nei primi mesi non vi sono problemi di sorta, la somma, un terzo del totale, viene regolarmente versata dai debitori. Poi, racconta il commerciante brindisino, più nulla.

Quindi, sempre per quanto ha denunciato la presunta vittima, le richieste di lasciar perdere, poi l’incubo delle minacce.

Prima si sarebbero recati da lui “delinquenti albanesi assoldati come sicari per poche centinaia di euro”, come si legge nel capo d’imputazione. Successivamente, due brindisini, precisamente Martina e Montenegro, entrambi figli d’arte, ossia figli di persone la cui fama è precisata nella formulazione del capo di imputazione. Marra sarebbe stato ripetutamente avvicinato da questi personaggi, e fatto oggetto di “gravi ritorsioni e minacce di morte”.

“In tal modo – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal pm Raffaele Casto – si procuravano ingiusto profitto, rappresentato dall’estinzione anticipata del debito con pari danno per la parte offesa creditrice, Marra”. Così non è andata, evidentemente. Per il Tribunale di Brindisi ‘il fatto non sussiste’ per tutti e quattro gli imputati di estorsione aggravata. Per conoscere le ragioni del pronunciamento si dovranno attendere i canonici novanta giorni per il deposito delle motivazioni.

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