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Cronaca

“Vogliamo adottare Sveva Cardinale, portavoce di Cristo”: la coppia le ha già intestato un villino

Trovata a casa dell’indagata la lettera di un notaio: “Immobile comprato in piena libertà, intestato a Paola Catanzaro per sostenerla nelle attività di carità”. Acquisto per 300mila euro nel 2009, denuncia della figlia della coppia

BRINDISI – “Per il grande amore che nutriamo nei suoi confronti abbiamo acquistato per lei un villino e vogliamo adottarla come figlia”. Marito e moglie, titolari di una società, residenti in Veneto si sono rivolti a un notaio per mettere nero su bianco la volontà che Paola Catanzaro, già Paolo, poi Sveva Cardinale, entri a far parte della famiglia come loro figlia. Anche perché sarebbe “messaggero e portavoce di Cristo”.

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La lettera del notaio e il pericolo di inquinamento delle prove

La dichiarazione del notaio è stata trovata nell’abitazione di Paola Catanzaro, a Brindisi, nel corso della perquisizione avvenuta il 7 giugno 2017, assieme ad altra documentazione considerata utile alle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Luca Miceli. Il pm anche con riferimento al legame ancora in essere tra l’indagata e la coppia ha chiesto al gip l’arresto in carcere evidenziando non solo il pericolo di reiterazione del reato, ma di inquinamento delle prove. In aggiunta a quello di fuga.

Le esigenze cautelari sono state ravvisate dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Giuseppe Biondi, davanti al quale Paola Catanzaro, assistita dall’avvocato Cosimo Pagliara, ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia. Ha respinto ogni accusa, ha negato di aver “abbindolato” le persone, come si legge nel provvedimento di arresto. Ha ammesso unicamente di aver ottenuto alcune somme nel periodo in cui era sentimentalmente legata a un uomo. Lo stesso imprenditore che l’ha denunciata per primo.

 “Ancora oggi, infatti, i coniugi appaiono succubi del potere mistico-religioso di Catanzaro e dei sodali a lei rimasti fedeli, tra i quali Francesco Rizzo, e ciò nonostante il clamore mediatico della vicenda”, ha scritto il gip.

Le intercettazioni telefoniche tra l’indagata e la coppia

Catanzaro ha conosciuto i coniugi nel 2010 assieme a Francesco Rizzo a Padova, in occasione di una serata di beneficienza tramite un medico psichiatra. Quest’ultimo è stato sentito come persona informata sui fatti nell’inchiesta che a Bari ha portato sotto processo Sveva Cardinale, dopo la denuncia di una ginecologa.

Nel fascicolo d’inchiesta anche stralci di alcune delle ultime conversazioni telefoniche tra Paola Catanzaro e i coniugi, nelle quali si fa riferimento a una sorta di “persecuzione a Brindisi” in atto nei confronti dell’ex veggente. Era il mese di luglio 2017, periodo quindi successivo alla perquisizione domiciliare eseguita dai militari del Nucleo di polizia tributaria.

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Il villino ad Asiago

A casa dell’indagata è stata trovata una “dichiarazione datata 14 febbraio 2013, verosimilmente sottoscritta dai coniugi, con la quale attestano di aver acquistato il primo aprile 2010 l’immobile di Asiago, da una società immobiliare, al prezzo complessivo di 300mila euro e di averlo intestato a Paolo Catanzaro”. L’acquisto è avvenuto nel 2009, prima del cambio di sesso poi riconosciuto dal Tribunale di Brindisi.

L’acquisto sarebbe stato realizzato dalla coppia, contraendo un mutuo di pari importo presso la Banca popolare di Vicenza, filiale di Padova. I coniugi hanno sostenuto, nella dichiarazione, di aver pagato con assegni. Due sono stati staccati dall’immobiliare di famiglia, il cui amministratore unico sarebbe la moglie.

La denuncia della figlia della donna

I finanzieri hanno trovato una seconda dichiarazione, datata 10 marzo 2015, con attestazione di un notaio di Padova: marito e moglie scrivevano di “aver instaurato un rapporto affettivo così profondo da sfociare nella richiesta congiunta di diventare il proprio figlio e assumere il cognome” di quella famiglia. Hanno aggiunto anche che l’acquisto è stato fatto “nella piena libertà e assoluta consapevolezza per sostenere Paolo Catanzaro nelle proprie attività di carità e di aiuto agli altri”.

Il caso è diventato oggetto di indagine a Padova, per effetto della denuncia sporta il 18 maggio 2017 dalla figlia della donna, avuta da una relazione precedente. La figlia sottolineava la “devozione mistica” del marito della madre verso Catanzaro. E riferiva che anche dopo aver fatto vedere al genitore una raccolta di articoli che raccontava di Sveva Cardinale, non ebbe alcun credito.

Il marito della madre sosteneva che si trattassero solo di bugie e mistificazioni e, stando a quanto riportato nell’ordinanza di arresto, “Sveva Cardinale era uno spirito venuto sulla terra per distrarre l’attenzione dalla figura di Paolo che era il messaggero e portavoce di Cristo, che girava il mondo in maniera trascendentale e che il Vaticano sapeva tutto e che nessuno lo avrebbe mai toccato, essendo protetto da sacerdoti, avvocati, magistrati, medici di Bari e Brindisi che credevano in lui”.

Non era l’unico a crederlo, tenuto conto delle denunce sinora raccolte dalla Guardia di Finanza. Le persone offese sono assistite dagli avvocati Mario Guagliani del foro di Brindisi, Antonio Falagano e Carmelo Piccolo del foro di Bari.

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