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Cronaca

Ex Pol-Carlotto, pressing sullo scambio

BRINDISI – La revisione dell’accordo di programma tra gli enti del territorio, a partire dal Comune, dall’Autorità portuale e dalla Provincia di Brindisi, con la Marina Militare per uno scambio che vede sui due piatti della bilancia da un lato progetti, concessioni e finanziamenti, e dall’altro la rinuncia ad alcune servitù in ambito portuale, giungerà il 18 gennaio ad uno snodo per una revisione parziale, senza che ancora nulla sia stato incartato nei circa quattro anni successivi alla firma. Si tratta della rinuncia della Marina Militare allo scambio tra ex zona carburanti (Pol) nel Seno di Levante, che impedisce il completamento del circuito doganale e i sola il porto interno da quello medio, e la colmata a Capo Bianco per un nuovo deposito combustibili, da sostituire con l’ampliamento della caserma Carlotto a carico dell’Authority.

BRINDISI – La revisione dell’accordo di programma tra gli enti del territorio, a partire dal Comune, dall’Autorità portuale e dalla Provincia di Brindisi, con la Marina Militare per uno scambio che vede sui due piatti della bilancia da un lato progetti, concessioni e finanziamenti, e dall’altro la rinuncia ad alcune servitù in ambito portuale, giungerà il 18 gennaio ad uno snodo per una revisione parziale, senza che ancora nulla sia stato incartato nei circa quattro anni successivi alla firma. Si tratta della rinuncia della Marina Militare allo scambio tra ex zona carburanti (Pol) nel Seno di Levante, che impedisce il completamento del circuito doganale e i sola il porto interno da quello medio, e la colmata a Capo Bianco per un nuovo deposito combustibili, da sostituire con l’ampliamento della caserma Carlotto a carico dell’Authority.

Resta inteso che, in cambio dei circa 17 milioni di euro necessari per adeguare la struttura logistica della Carlotto (a cinque chilometri da Brindisi, sulla ex statale 16 per S.Vito, in località Brancasi), la Marina dovrà sgomberare l’intera area della ex zona Pol. Secondo l’Authority, i 17 milioni sarebbero ancora disponibili presso il Cipe, si tratta di fare in fretta. L’operazione, nata da un’intesa con l’ex presidente Giuseppe Giurgola, pare stia parecchio a cuore alla Forza da Sbarco (reggimenti San Marco e Carlotto, e Gruppo mezzi da sbarco), che ha bisogno di spazio e infrastrutture in aggiunta a quelle esistenti. D’altro canto, è interesse della città trattenere a Brindisi l’unità che ormai costituisce il nerbo della presenza della Marina Militare (con relativo fatturato per il territorio), e sbloccare una strozzatura del porto.

L’incontro di tutti gli attori dell’accordo di programma sullo specifico punto è stata convocata da Iraklis Haralambidis per il 18 gennaio. In previsione di ciò, il commissario straordinario al Comune di Brindisi, il prefetto Bruno Pezzuto, ha deciso a sua volta di tenere un incontro preliminare di consultazione con i segretari o coordinatori delle 14 formazioni politiche della città. Appuntamento il 12 gennaio alle 16,30 a Palazzo Nervegna. A tale proposito, il coordinatore provinciale di Alleanza per l’Italia (Api), Francesco Cannalire, però in una lettera a Pezzuto sottolinea alcune esigenze: “La circostanza che negli attuali programmi della Marina Militare non rientri più la creazione di un nuovo deposito Pol in zona Capo Bianco non deve, pertanto, essere preclusiva della possibilità di perseguire quell'obiettivo (gli usi turisti del Seno di Levante, ndr)”.

“Intendiamo riferirci, in particolare, alla inertizzazione e rimozione degli attuali depositi Pol e alla restituzione dell'intera area del Seno di Levante agli usi turistici e portuali, con la conseguente rimozione anche del corpo di guardia. In sede di revisione dell'accordo, inoltre, dovrebbe essere verificata la praticabilità dello spostamento in zona Fontanelle delle infrastrutture attualmente nella disponibilità della Capitaneria di Porto nel seno, argomento, questo, per il quale era in corso di verifica la possibilità di firmare un secondo Accordo di programma. Ciò consentirebbe di avere nella piena disponibilità per usi civili l'intero Seno di Levante, in cui potrebbe trovare accoglimento il traffico diportistico, in forte espansione”, aggiunge Cannalire.

Ancora, andrebbe verificata la possibile restituzione all'amministrazione civica degli ex capannoni Saca, attualmente non utilizzati per impieghi militari e temporaneamente in uso all'Ati Teseco/Vittadello, impegnata nell'opera di dragaggio e disinquinamento del Seno di Ponente. In quelle strutture potrebbero trovare accoglimento attività cantieristiche che darebbero altre prospettive al Distretto della nautica localizzato nella nostra città – scrive ancora nella lettera il coordinatore dell’Api - . Infine, andrebbe verificata la possibilità della definitiva dismissione da parte della Marina Militare della zona cosiddetta ‘carboniera’ e della parte dell'isola di Sant'Andrea ancora interessata da installazioni militari, che renderebbe possibile la valorizzazione a fini turistici di quella zona strategica, già interessata da un piano di rigenerazione urbana che ha visto la formalizzazione di numerose manifestazioni di interesse da parte di operatori privati”.

In sostanza, Cannalire rimarca l’esigenza che si smuova l’intero contenuto dell’accordo di quattro anni fa. E richiama un problema: la rimozione della servitù dell’ex zona Pol nel Seno di Levante, comprende la restituzione alla città e all’Autorità Portuale dell’intera area, oppure solo la liberazione del passaggio in banchina? In tal caso, la contropartita che consiste in 17 milioni di euro pare elevata. E se la revisione dell’accordo prevede invece il trasferimento dell’intera area all’Authority, vuol dire dell’intera area con la rimozione dei serbatori e bonifica inclusa, oppure si tratta di una patata bollente scaricata sulle casse dell’ente portuale, del costo di parecchi altri milioni di euro? Si saprà il 12, oppure il 18. Probabilmente il prefetto Bruno Pezzuto ha già individuato qualche passaggio su cui ritiene di allargare la valutazione ai partiti.

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