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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

La "ristrutturazione indiana" di Jindal Films Brindisi non piace alla Cgil

La riorganizzazione "indiana" dell'ex stabilimento Exxon Mobil, oggi Jindal Films, non piace alla Cgil di Brindisi, che pur considerando "non trascurabili" i progetti di aggiornamento degli impianti dal punti di vista dei consumi energetici ed idrici, non condivide affatto i tagli ai servizi esternalizzati

BRINDISI – La riorganizzazione “indiana” dell’ex stabilimento Exxon Mobil, oggi Jindal Films, non piace alla Cgil di Brindisi, che pur considerando “non trascurabili” i progetti di aggiornamento degli impianti dal punti di vista dei consumi energetici ed idrici, non condivide affatto i tagli ai servizi esternalizzati, che nella zona industriale di Brindisi sostituiscono dal punto di vista occupazionale indotti produttivi che oggi solo l’industria aeronautica sta organizzando in forma di rete, mentre sono costantemente in discussione gli affidamenti a terzi da parte dei grandi insediamenti energetici e chimici.

“L’ormai ex insediamento della Exxon Mobil, inserito in un mercato internazionale con un prodotto di eccellenza, meritava, a nostro avviso, maggiore attenzione e una strategia industriale di rilancio e implementazione tecnologica. Invece, a 7 mesi dal cambio di proprietà dello stabilimento brindisino – scrive Michela Almiento, segretario generale della Cgil brindisina - la nuova gestione indiana si sta purtroppo caratterizzando per una politica aziendale al ribasso”.

Il segretario provinciale della Cgil, Michela AlmientoJindal Films, secondo la Almiento, “sembra stia puntando a una riorganizzazione aziendale che mira esclusivamente a contenere i costi e far aumentare i profitti. I segnali, in questo senso,  si colgono nettamente dal taglio sulle diverse attività esternalizzate. Basti pensare all’appalto soppresso  delle manutenzioni, a quello ridotto sul facchinaggio e sulla movimentazione merci e, in ultimo, a quanto sta accadendo in questi giorni per la forte riduzione dell’appalto di pulizie industriali e civili”.

Nel settore delle pulizie, si rischia di perdere 12 posti di lavoro, ma sorgono anche “preoccupazioni in merito al rispetto delle norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia per le garanzie dovute a tutti i dipendenti, sia perché si riduce la pulizia industriale laddove il prodotto è destinato ad uso alimentare (film di polipropilene, ndr), e necessita quindi di particolare cura e attenzione”.

Sul piano degli investimenti, afferma ancora il segretario generale della Cgil, quelli al momento programmati “sono esclusivamente riferiti a una ottimizzazione del processo produttivo in essere, per efficientare gli impianti, in particolare sul piano idrico ed energetico. Cose non trascurabili ma sicuramente non sufficienti a poter garantire prospettive di sviluppo che necessitano invece di interventi strutturali sulle linee di produzione”.

I lavoratori  della Lucente davanti all'ingresso della Jindal-2Ora si attende di conoscere la disponibilità della Jindal Films, “a partire dall’aggiornamento dell’incontro già fissato per il 28 aprile con le categorie di riferimento” a correggere “le azioni già intraprese e quanto sta proponendo, poiché consideriamo assolutamente non condivisibile il piano della riorganizzazione complessiva dello stabilimento. Riteniamo, invece, che non si possa mortificare un insediamento produttivo di rilevanza internazionale – conclude Michela Almiento - a meno che la prospettiva aziendale non sia quella della delocalizzazione. Allora è bene che tutto il territorio, a partire dalle Istituzioni, si mobiliti per chiedere conto a Jindal Films di quali siano le reali intenzioni della proprietà sul futuro dello stabilimento, e di conseguenza dei 170 lavoratori diretti e di tutto l’indotto”.

Jindial Films ha acquisito tutto il settore dei film in polipropilene e Pet  dell’americana Exxon Mobil all’inizio del maggio 2013, investendo nell’operazione 235 milioni di dollari. L’accordo prevedeva il passaggio al gruppo indiano di cinque unità produttive in Georgia ed Oklahoma per quanto riguarda gli States, ed altre tre rispettivamente, in Olanda, Belgio e Italia (Brindisi), un centro di ricerca tecnologica e di vendite a New York e un ufficio europeo in Lussemburgo.

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