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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Report epidemiologico hinterland Brindisi: "Superare subito il carbone"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente le seguenti osservazioni al report epidemiologico sul territorio del capoluogo e dei comuni limitrofi presentato dall'Ares della Regione Puglia, inviateci da Brindisi Bene Comune

BRINDISI - Riceviamo e pubblichiamo integralmente le seguenti osservazioni al report epidemiologico sul territorio del capoluogo e dei comuni limitrofi presentato dall'Ares della Regione Puglia, inviateci dai consiglieri comunali uscenti di Brindisi Bene Comune, Riccardo Rossi e Giuseppe Cellie.

Finalmente a Bari, dopo anni dalla nostra richiesta, abbiamo potuto partecipare alla presentazione dei risultati dell’indagine epidemiologica, uno studio sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla mortalità e morbosità della popolazione residente a Brindisi e nei Comuni limitrofi, coordinata dal prof. Forastiere.

Una prima notazione è di metodo: ci saremmo aspettati che tale presentazione si fosse tenuta a Brindisi e non a Bari. Abbiamo quindi nel corso della stessa chiesto al commissario dell’Ares, Gorgoni, di organizzare quanto prima una presentazione nella nostra città in quanto oggetto dello studio. Il dott. Gorgoni si è impegnato a ripresentare a settembre i dati a Brindisi, avviando quindi con tutta la città un momento di discussione e confronto. 

I risultati dello studio confermano tutte le preoccupazioni rivenienti dai precedenti studi, ovvero che nei cittadini dei sette Comuni dell’area a rischio di Brindisi, tra quelli maggiormente esposti alle emissioni del polo chimico ed energetico, si riscontrano aumenti di mortalità per tutte le cause, incremento dei tumori ed incremento dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e malattie cardiache. 

In particolare è provato un nesso tra maggiore esposizione e insorgenza di tumori al pancreas e alla vescica, leucemie nonché un eccesso di ricoveri per diabete, malattie neurologiche, patologie cardiache e respiratorie. Particolarmente preoccupanti sono inoltre alcuni dati sulle patologie nei quartieri del Paradiso e Tuturano di Brindisi, oltre al dato che tali patologie colpiscano del triplo la popolazione con capacità di reddito più bassa rispetto a quella più ricca. 

Ci aspettiamo adesso che in città non ci si divida in fazioni, ma si accettino questi dati come una base scientifica di partenza per discutere su come superare questa vera e propria emergenza sanitaria. Partendo proprio dalle conclusioni dello studio laddove si dice che “i risultati evidenziati indicano la necessità di proseguire la sorveglianza epidemiologica, garantendo contestualmente l’attuazione di tutte le misure preventive atte a tutelare la salute della popolazione residente in questo territorio, compresa l’adozione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento delle emissioni industriali.” 

Questo aspetto del contenimento e della riduzione delle emissioni industriali è oggi fondamentale. Lo studio infatti stabilisce che anche nell’arco temporale più recente esaminato, quello che va dal 2010 al 31 dicembre 2013, l’esposizione ai valori più elevati di ossidi di zolfo, tracciante delle centrali termoelettriche, comporta effetti sanitari negativi con un incremento del 14% nei ricoveri per malattie respiratorie e 6% in quelle vascolari con punte nel periodo di osservazione del 200% per lo scompenso cardiaco.

È inoltre di tutta evidenza che oggi la quasi totalità delle emissioni di SO2, ossidi di zolfo , è attribuibile alla centrale di Enel di Cerano con le sue quasi 6000 tonnellate annue rispetto alle 20 tonnellate della centrale a gas di Enipower e la chiusura dell’impianto Edipower. 

Si pone quindi con maggior forza e con dati scientifici oggi inoppugnabili il tema dell’uscita dal carbone qui a Brindisi. Su questo riteniamo, visto anche quanto disposto dalla Strategia Energetica Nazionale, la Sen 2017, che si apra ufficialmente un tavolo tra governo nazionale, Regionale e Comune sul superamento della centrale. 

Proponiamo il modello La Spezia città nella quale Enel ha conferito a un ente di ricerca, l’incarico di studiare quali potenziali settori di attività economiche possano realizzarsi nel sito, in sostituzione da quelle di produzione energetica da carbone. Studio in fase avanzata che verrà discusso nel tavolo tecnico tra Comune, parti sociali e associazioni realizzato nella città ligure. 

I dati dello studio epidemiologico non possono essere riposti in un cassetto. Sono tragici ed allarmanti e devono spingere le Istituzioni, la politica e tutta la comunità a lavorare sin da oggi per una riduzione immediata delle emissioni e ad un progetto di sviluppo e riqualificazione delle attività nel sito della centrale di Cerano, non necessariamente in campo energetico.

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