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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

A rischio anche la facoltà di Ingegneria: mancano i fondi pubblici

Il campanello d'allarme dal dipartimento: "Possibilità di desertificazione culturale". Intanto addio definitivo a Scienze sociali: ieri le ultime lauree made in Brindisi in Cittadella della Ricerca

BRINDISI – Addio al corso di laurea in Scienze sociali: ieri ci sono state le ultime proclamazioni dei “dottori” made in Brindisi, nelle aule della Cittadella della Ricerca che dal prossimo anno accademico saranno vuote. Le matricole infatti si iscrivono a Lecce già da due anni, dove il corso di studi è stato trasferito senza problemi di finanziamento, gli stessi che potrebbero decretare la fine della Facoltà di Ingegneria, fra triennale e magistrale, rimasta con il fiato corto.

Il polo universitario è senza ossigeno a distanza di tempo dal taglio del nastro: a suonare il campanello d’allarme è il direttore del Dipartimento di Ingegneria, già preside della facoltà a Brindisi, Antonio Ficarella, di fatto ingessato tra gli euro che non ci sono, complice non solo la crisi di carattere generale, quella congiuntura economica che il Belpaese ancora non è riuscita a lasciarsi alle spalle. Perché la quaestio è anche e soprattutto locale, essendo legata alla capacità di finanziamento delle amministrazioni: da un lato la Provincia e dall’altro il Comune di Brindisi, l’una e l’altra attori della storia che portò all’inaugurazione dei corsi a Brindisi.

Protagonisti furono Michele Errico e Domenico Mennitti. Un’era fa. Oggi è tutta un’altra storia con la Provincia claudicante visto che è destinata alla cancellazione e il Comune alle prese con lo sforamento del patto di stabilità, conseguenza diretta del salvataggio della Multiservizi e con le polemiche sull’aumento delle tasse e sulle spese, in primis quelle legate alle manifestazioni del cartellone estivo.

Antonio Ficarella, preside di Ingegneria industriale a Brindisi“Purtroppo Brindisi corre il serio rischio di vedere vanificati gli sforzi del passato e di imboccare la strada della desertificazione culturale se perde il polo universitario”, dice Ficarella. “Il problema è uno e uno solo: il sostegno dal punto di vista economico che è mancato per Scienze sociali e che potrebbe venire a mancare da qui a poco per il corso di Ingegneria”.

Per Scienze sociali è arrivato il momento della fine. Eppure nella sede di Brindisi – Cittadella della Ricerca gli iscritti sono stati quasi duemila. Ma quei grandi numeri che raccontano le storie, le aspirazioni e i sogni delle nuove generazioni figlie di questa città, sono rimasti lì in segreteria. Nessuno ha ascoltato tutto quello che si nasconde dietro le domande di iscrizioni e soprattutto dietro la proclamazione dei dottori, gli ultimi dei quali hanno sorriso davanti ai fotografi nella giornata di ieri.

La facoltà di Ingegneria di Brindisi che vanta legami importanti con società di punta dei settori aeronautico ed aerospaziale ora come mai prima è in pericolo: “Ci sono segnali di forte preoccupazione per la continuità degli studi”, dice Antonio Ficarella. “Sino ad ora sono arrivate notizie, sia pure ufficiose, che lasciano presagire un futuro nero per i corsi, sia per la triennale in Ingegneria industriale che per la magistrale in Ingegneria aerospaziale”.

E’ in dubbio il finanziamento del Comune di Brindisi, pari a circa 800mila euro a titolo di copertura per i costi cosiddetti vivi, riconducibili alle spese per il pagamento del personale docente. A carico della Provincia resta la parte legata alla disponibilità della sede, sempre nella Cittadella della ricerca. Di conseguenza, per i quasi cento studenti della triennale e per i 15 della specialistica c’è un punto interrogativo di portata non indifferente visto che a Brindisi erano stati avviati contatti importanti con Avio, solo per fare un esempio, società che ha annunciato un investimento dal formato maxi per la costruzione nello stabilimento presente sul nostro territorio di un motore all’avanguardia.

Uno dei laboratori di Ingegneria in Cittadella“E’ davvero un colpo al cuore”, si lascia scappare il direttore del dipartimento di Ingegneria. “In Italia sono poche le realtà universitarie che riescono a creare sinergie con il mondo del lavoro e avviano politiche industriali di un certo livello”. I dati registrati da AlmaLaurea riferiscono di tali contatti e indicano che, in media, il 90 per cento degli ingegneri a distanza di un anno dal termine del corso di studi riesce a trovare un impiego. Vero è che, purtroppo, spesso le “chiamate” arrivano da lontano, anche dall’estero dove resta alta la capacità di attrarre investimenti.

“L’unico appello possibile resta quello rivolto alle istituzioni locali, Regione Puglia compresa. Certo, ci rendiamo perfettamente conto della situazione generale, ma l’università merita se si vuole garantire un futuro ai nostri figli”. E’ un invito a non far finta di niente, ma ad intervenire. Lo chiedono gli studenti, lo pretende il futuro di Brindisi, sempre se si vuole essere protagonisti della cultura. E dell’alta formazione in un  settore cruciale come quello di giovani ingegneri industriali e aerospaziali, ricordando che nella vicina Taranto il Politecnico di Bari sta lavorando per istituire un corso di laurea triennale proprio in Ingegneria aerospaziale.

Se tali corsi sopravvivranno a Brindisi, si potrà pensare ad una integrazione ed ad una sinergia tra le due università. Altrimenti ancora una volta Brindisi dovrà ritirarsi da un settore strategico per il quale tanto si è lavorato e si è investito negli anni precedenti.

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