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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Borsci: l’ombra dei Togni alla vigilia del voto e il concordato vacilla

TARANTO - San Marzano Borsci: primi calici amari, dopo la rinascita. Ci sono voluti mesi di trattative, di lavoro, di mediazioni, per giungere alla proposta di concordato da 5 milioni e 200 mila euro che ha consentito al gruppo societario guidato dall’imprenditore ostunese Raffaele Casale di assumere le redini dello stabilimento e di riavviare la produzione e la commercializzazione dello storico “elisir”. E’ stata, viceversa, sufficiente una “velina” diffusa alla vigilia dell’assemblea dei creditori per creare lo scompiglio, agitare le acque e rimettere in gioco il destino dell’azienda e dei 26 lavoratori, facendo vacillare gli impegni assunti dal gruppo Telcom e ratificati dal Tribunale fallimentare.

TARANTO - San Marzano Borsci: primi calici amari, dopo la rinascita. Ci sono voluti mesi di trattative, di lavoro, di mediazioni, per giungere alla proposta di concordato da 5 milioni e 200 mila euro che ha consentito al gruppo societario guidato dall’imprenditore ostunese Raffaele Casale di assumere le redini dello stabilimento e di riavviare la produzione e la commercializzazione dello storico “elisir”. E’ stata, viceversa, sufficiente una “velina” diffusa alla vigilia dell’assemblea dei creditori per creare lo scompiglio, agitare le acque e rimettere in gioco il destino dell’azienda e dei 26 lavoratori, facendo vacillare gli impegni assunti dal gruppo Telcom e ratificati dal Tribunale fallimentare.

La controversia, al momento, è soltanto di natura economica. L’impresa ostunese non avrebbe accolto di buon grado l’intromissione in questa delicata fase di fattori esterni che rischiano di generare aspettative evanescenti, trasformando il concordato per quello che non è, né può esserlo: un’asta. All’incanto, peraltro, si rischia davvero di arrivare, ma soltanto qualora il concordato già proposto e sottoscritto nel maggio scorso dovesse essere bocciato dall’assemblea dei creditori, slittata al prossimo 12 novembre.

Sino a quel giorno dovrebbe restare in piedi ed essere oggetto di analisi soltanto la proposta ufficiale, depositata dalla famiglia Casale, concordata con Egidio Borsci, liquidatore della Ilbi, ed ammessa dal Tribunale di Taranto al passaggio definitivo: ossia l’approvazione, tramite voto, da parte dell’assemblea dei creditori. Casale ha garantito la copertura totale dei crediti privilegiati (come quello di Equitalia che vanta somme per circa 700mila euro) ed un rimborso del 10% per gli altri, impegnandosi peraltro con le parti sociali a non delocalizzare l’attività di produzione.

Ad oggi l’imprenditore ostunese avrebbe investito, nell’avvio dell’attività di produzione, 400.000 euro, rimettendo in moto gli impianti e la rete commerciale. Anche qualora il concordato dovesse saltare, la fabbrica di liquori resterebbe sotto la sua gestione per un altro anno e mezzo, sulla scorta del contratto d’affitto siglato la primavera scorsa.

Le reali intenzioni del Gruppo marchigiano che fa capo ai fratelli Paolo e Paola Togni, potrebbero intanto essere rese note nei prossimi giorni. Ad oggi però a tenere testa sono soltanto voci e indiscrezioni. E queste parlano di una proposta di acquisto dello stabilimento che si aggirerebbe sui 6 milioni e 600 mila euro. Da qui il tentennamento dei potenziali creditori.

Va da sé che a una proposta di concordato il Gruppo Togni aveva manifestato interesse già nel novembre del 2009. Ed in quella circostanza, stando a quanto riferiva in quel periodo “Milano Finanza”, i Togni avrebbero formulato una valutazione di 3 milioni e 300 mila euro, esattamente la metà della somma che, stando alle voci, sarebbero disposti a sborsare a distanza di un anno. Sin qui le incognite e i misteri di una ingarbugliata ed aspra battaglia attorno al marchio dell’elisir unico. Il rischio che alla fine ci rimettano i lavoratori è alto, come fanno notare i sindacati, che non a caso hanno sollecitato la Togni, se davvero interessata, a scoprire le carte, presentando in Prefettura il piano aziendale.

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