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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Brindisi, aeroporto che corre

BRINDISI – I risultati prefissati per il 2030 raggiunti con 20 anni di anticipo. Nemmeno il tempo di polverizzare il record dei 2 milioni di passeggeri raggiunti a Brindisi, che Aeroporti di Puglia guarda avanti ed al futuro per affrontare nuove sfide e rendere ancora più competitivo lo scalo. La stima è che entro la fine dell’anno il vecchio Papola-Casale ribattezzato “Aeroporto del Salento” avrà sfiorato la fatidica soglia di 2 milioni e 100 mila passeggeri (2.065.000 per l’esattezza, tabelle Aeroporti di Puglia, ndr).

BRINDISI – I risultati prefissati per il 2030 raggiunti con 20 anni di anticipo. Nemmeno il tempo di polverizzare il record dei 2 milioni di passeggeri raggiunti a Brindisi, che Aeroporti di Puglia guarda avanti ed al futuro per affrontare nuove sfide e rendere ancora più competitivo lo scalo. La stima è che entro la fine dell’anno il vecchio Papola-Casale ribattezzato “Aeroporto del Salento” avrà sfiorato la fatidica soglia di 2 milioni e 100 mila passeggeri (2.065.000 per l’esattezza, tabelle Aeroporti di Puglia, ndr).

“Nel 2000 – ricorda l'amministratore unico della società di gestione degli scali pugliesi, l'ingegnere Domenico Di Paola – i passeggeri erano 610mila, nel 2005 erano ancora 790 mila, nel 2010 sono passati a 1 milione e 600mila, quest'anno, sono 2 milioni e 100 mila. Il nostro obiettivo è quello di incrementare il traffico dei turisti, e l'anno scorso l'aeroporto di Brindisi ha registrato l'aumento del  51% nel traffico passeggeri. Aeroporti di Puglia ha raggiunto obiettivi come livelli di traffico che erano programmati per il 2030. Ma punta ancora oltre facendo del sistema del trasportoaereo un volano dell'economia pugliese”.

La sfida ambiziosa di Domenico Di Paola e del direttore generale Marco Franchini è quella di “alzare il Pil” della Puglia di 4-5 punti percentuali, facendo in modo che il trasporto aereo diventi un fattore trainante dell’economia. L’approdo alla fatidica soglia dei due milioni di passeggeri, apre però un passaggio importante per i servizi di handling  i servizi svolti a terra da porta bagagli, pulizia aerei etc.) anche sullo scalo brindisino che coinvolge quasi un centinaio di persone, ma su questo fatto la società di gestione degli scali pugliesi non si pronuncia,  dal momento che è fuori dalla partita.

Nei prossimi mesi (non esiste ancora una data certa), dopo Bari, anche a Brindisi dovrebbe affacciarsi il consorzio GH-Aviation Services arrivato col piano industriale della nuova Alitalia che prevedeva la terziarizzazione dei servizi di handling e prevede la cessione del ramo d'azienda ed il passaggio in blocco, con tutte le garanzie occupazionali (si diceva, anche se a Bari non è stato così), dei lavoratori alla nuova società di servizi senza alcun contraccolpo. In Puglia avrebbe potuto aggiudicarsi i servizi Aeroporti di Puglia ma non c'è stato accordo dopo lunghi mesi di trattative. Negli ultimi due anni Aeroporti di Puglia  ha gestito il servizio anche per i voli Airone mentre Alitalia ha sempre svolto il servizio in autoproduzione.

Ora sia per l'handling dei velivoli Airone sia per quello di  Alitalia (entrambi in Cai, Compagnia Aerea Italiana) il servizio è ritornato nelle mani del vettore che lo ha ceduto (a partire dal primo marzo scorso) al consorzio composto da “Aviation Services Spa” e “GH Napoli Spa”. Un passaggio delicato per tutti i dipendenti Alitalia  di Brindisi dopo quello che ha riguardato i 71 lavoratori su Bari (27 impiegati a tempo indeterminato e 5 a tempo determinato e 39 operai a tempo indeterminato con vari livelli d'inquadramento).

Soddisfatto per i risultati ed i record di crescita continui il presidente Massimo Ferrarese che vede questo traguardo come il punto di partenza per il raddoppio del traffico passeggeri e la creazione di una nuova aerostazione: “Bravo Di Paola e il suo staff – dice il numero uno della Provincia – abbiamo raggiunto risultati che dovevano essere già nostri quindici anni fa, non per colpa degli attuali amministratori a cui va il nostro plauso. Non ci culliamo sugli allori per questo diciamo che è ora di puntare al raddoppio del traffico passeggeri e alla creazione di una nuova aerostazione, più grande che possa accogliere in maniera confortevole i viaggiatori”.

Un progetto già avviato da Aeroporti di Puglia, una vera e propria rivoluzione che inizierà spendendo i circa 35 milioni di euro che arriveranno con i fondi per il Sud inseriti in Finanziaria e proseguiranno, secondo l'idea ambiziosa di creare un aeroporto più razionale. Le novità in cantiere sono tante: ampliamento dell'aerostazione di 10mila metri quadri (dedicati alle sale d'imbarco in direzione della aree di sosta degli aeromobili); cresceranno di 15mila metri quadri le aree dedicate ai parcheggi degli aerei, che avranno sei stalli in più (praticamente il doppio), e si moltiplicheranno le aree di sosta per i passeggeri con il reperimento di altri 2.500 posti auto.

Nuovi stalli per i passeggeri dei voli low cost saranno creati nel piazzale nei pressi della chiesa di Santa Maria del Casale. Le procedure relative alle gare d'appalto sono già in atto. I piani per il futuro sono ambiziosi con una rivoluzione che si sviluppa lunga la pista grande (la 13-31). Al suo centro una nuova aerostazione sul modello di Bari, realizzata su due piani con gli arrivi a piano terra e le partenze a primo piano, la creazione di un viadotto e di un parcheggio multipiano. Premiata la teoria del tandem Domenico Di Paola-Marco Franchini secondo il teorema “le compagnie low-cost sono generatrici di traffico”. Cui andrebbe aggiunta, per completare l’equazione, anche la parte dei corposi finanziamenti regionali destinati alle compagnie che hanno scelto gli scali pugliesi per la movimentazione dei loro vettori. Contributi che hanno concesso a compagnie come RyanAir di movimentare nel “Tacco d’Italia” la ragguardevole cifra di 6 milioni di passeggeri.

I bandi internazionali finanziati dalla Regione Puglia e che hanno permesso a compagnie internazionali di arrivare, attingendo ad importanti contributi, non dovrebbero durare in eterno, altri due anni salvo rifinanziamenti (che in tempi di crisi come questi saranno difficili da reperire, vedi il caos Trenitalia che nemmeno progressivamente abbandona da un giorno all’altro la Puglia). L’interrogativo è: cosa succederà quando e se gli incentivi dovessero finire?

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