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British Gas rinuncia alla colmata

BRINDISI – Dopo l’annuncio dell’amministratore delegato di British Gas Italia, Luca Manzella, comparso il 6 marzo 2012 sul principale quotidiano economico nazionale, dell’abbandono di Brindisi, intervista che diede la stura ad una lunga e molto spesso forzata querelle sulla fuga degli investitori stranieri dall’Italia a causa della nostra legislazione inadeguata, a distanza di poco meno di un anno arriva la conferma in un atto formale. Nelle more, c’è stata la conclusione del processo di primo grado per il primo iter autorizzativo del progetto del rigassificatore, con la confisca della colmata di Capo Bianco. Ora Brindisi Lng – la controllata cui fu passata l’operazione – ha inoltrato richiesta all’Autorità Portuale di Brindisi di recesso unilaterale dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima che consegnò alla società inglese l’area di Capo Bianco.

BRINDISI – Dopo l’annuncio dell’amministratore delegato di British Gas Italia, Luca Manzella, comparso il 6 marzo 2012 sul principale quotidiano economico nazionale, dell’abbandono di Brindisi, intervista che diede la stura ad una lunga e molto spesso forzata querelle sulla fuga degli investitori stranieri dall’Italia a causa della nostra legislazione inadeguata,  a distanza di poco meno di un anno arriva la conferma in un atto formale. Nelle more, c’è stata la conclusione del processo di primo grado per il primo iter autorizzativo del progetto del rigassificatore, con la confisca della colmata di Capo Bianco. Ora Brindisi Lng – la controllata cui fu passata l’operazione – ha inoltrato richiesta all’Autorità Portuale di Brindisi di recesso unilaterale dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima che consegnò alla società inglese l’area di Capo Bianco.

Considerando che proprio nell’accordo in questione i giudici e non solo i pm e la polizia giudiziaria hanno ravvisato la finalizzazione di attività corruttive (anche se prescritte per decorrenza dei termini all’epoca della sentenza), con il riconoscimento del reato di occupazione abusiva di area demaniale, si può dire che da qui è partita la realizzazione materiale del progetto, bloccato nel febbraio del 2007 dagli arresti e dai sequestri dell’Operazione High Confidential, e oggi si può affermare che qui finisce la storia del rigassificatore di Capo Bianco. Sulla richiesta di recesso unilaterale dall’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima dovrà pronunciarsi domani il Comitato portuale, cui il presidente sub judice Iraklis Haralambidis ha sottoposto la nota della società del 28 gennaio 2013.

L’accordo sostitutivo di concessione demaniale marittima, che porta la data del 4 febbraio 2003 e aveva valore sino al 4 febbraio 2033, ha tuttavia una parte regolamentare che blinda quasi esclusivamente gli interessi aziendali. Infatti all’articolo 10.4 prevede che in caso di recesso da parte di Bg l’accordo si risolverà senza ulteriori oneri per la società britannica, “fatti salvi i diritti e gli obblighi acquisiti dalle parti”. E mentre all’ articolo 13.1 l’accordo prevede che “resta escluso il diritto dell’Autorità portuale di ordinare la demolizione delle opere non amovibili”, che restano acquisite allo stesso ente come beni demaniali dello Stato, all’articolo 14.1 si stabilisce che British gas “ha diritto insindacabile di decidere se rimuovere o meno le opere amovibili”.

Insomma, stando all’atto sostitutivo di concessione demaniale marittima, la colmata resta all’Autorità Portuale, che non può chiedere a British Gas – più precisamente, alla subentrata Brindisi Lng – il ripristino dello stato dei luoghi, indipendentemente dalla convenienza o meno di utilizzare in futuro la colmata stessa per altri scopi. Probabilmente al Comitato portuale la cosa sarà presentata come un bicchiere mezzo pieno, cioè che l’interramento di parte del porto esterno a Capo Bianco resterà allo Stato senza alcun obbligo di rimborso (e ci mancherebbe altro). Il dubbio sorge con il fatto che anche se la confisca non è definitiva essendo pendenti altri gradi di giudizio, non si dovrebbe poter prescindere dal provvedimento dell’autorità giudiziaria – come pare si sostenga – perché quell’opera è viziata sino a prova contraria da illegittimità, e bisogna verificare se ciò rende applicabile l’esenzione di British Gas dall’onere di ripristinare lo stato dei luoghi.

Ecco perché domani il Comitato Portuale non potrà decidere a cuor leggero di fronte alla richiesta di sganciamento senza colpo ferire da parte di British Gas da Brindisi.

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