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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

La Xylella vira da Brindisi anche verso Taranto: allarme Coldiretti

"Per non abbattere 47 ulivi ne sono morti 3.100" tra Oria e Francavilla Fontana. Sotto accusa ritardi istituzionali e ricorsi al Tar

L’allarme arriva ancora una volta da Coldiretti Puglia: la Xylella sta virando dal Brindisino sempre più anche verso la provincia di Taranto, e ciò a causa dell’assenza di una strategia condivisa tra enti regionali, nazionali e comunitari, sostiene l’organizzazione delle piccole e medie aziende agricole, replicando un’accusa che talvolta non è stata condivisa da altre associazioni. Ma il ritardo c’è stato, e molto spesso è stato dovuto ad interventi esterni.

Il quarto aggiornamento del monitoraggio 2019 sulla diffusione del batterio della Xylella fastidiosa parla di altri 80 ulivi infetti sul totale dei campionamenti effettuati, di cui 71 piante in provincia di Brindisi e 9 a Taranto, “con un ulteriore lieve avanzamento del batterio verso ovest”: 59 gli ulivi infetti rilevati a Ostuni, 7 a Crispiano, 7 a Carovigno, 3 a Ceglie Messapica, 2 a Cisternino, 1 a Montemesola, 1 a Grottaglie.

“Le nuove infezioni accertate confermano che continua la virata e l’avanzata della malattia sul fronte tarantino verso Matera, come rilevato da InfoXylella che segnala la virata a ovest con il valore di longitudine di 17,29°, mentre la numerosità delle infezioni riscontrate a Ostuni, come già avvenuto a Carovigno – commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia - disegnano uno scenario oscuro già visti nei casi di Oria e Francavilla”

Agri comunali dove, dice Muraglia “per non abbattere 47 ulivi malati, con espianti bloccati dai ricorsi al Tar, sono morti 3100 alberi, consentendo al vettore di continuare ad infettare migliaia di esemplari anche monumentali, così come sta aumentando il numero di ulivi infetti conclamati a Fasano. La Xylella è certamente la peggior fitopatia che l'Italia potesse conoscere, che ‘cammina’ ad una velocità impressionante, considerato che in 6 anni il danno del patrimonio olivetato ha superato 1,6 miliardi di euro”.

“Continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”, aggiunge ancora Muraglia. “Per la lotta alla malattia il Consiglio regionale ha assunto un orientamento chiaro il 31 maggio 2018, approvando un ordine del giorno all'unanimità che prevede la discussione sul tema Xylella attorno al tavolo istituzionale, di cui Coldiretti Puglia chiede da anni invano la convocazione urgente perché il dramma della Xyella in Puglia continua ad essere affrontato e gestito a pezzi, senza una strategia condivisa anche dai differenti enti preposti della Regione Puglia”.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ricorda Coldiretti Puglia, “ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo con il contagio che avanza inarrestabile verso nord”. Sotto accusa in questo, però, ci sono anche le responsabilità comunitarie a partire – sostiene la Coldiretti – dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto. Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – conclude Coldiretti - si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provato stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force.

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