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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Niente carbone entro il 2025: "Inizia la sfida per la sostituzione della Federico II"

Il senatore Salvatore Tomaselli e la deputata Elisa Mariano, entrambi del Pd, hanno presentato le linee guida del documento sulla Strategia energetica nazionale adottato venerdì scorso. "Immaginiamo che Enel resti a Brindisi"

BRINDISI – Otto anni non sono un periodo di tempo così lungo come può sembrare. Per questo la classe dirigente brindisina deve cominciare a muoversi per non arrivare impreparata all’appuntamento con la decarbonizzazione, previsto per il 2025. Il Consiglio dei ministri, con il documento sulla Strategia energetica nazionale adottata venerdì scorso (10 novembre), ha accorciato i tempi. Inizialmente l’obiettivo di dismettere le centrali energetiche alimentate a carbone, fra cui anche la Federico II di Cerano, era previsto per il 2050. Poi è stato anticipato al 2030. Adesso è stata fissata la soglia, definitiva, del 2025, tramite un provvedimento vincolante per le scelte di governo dei prossini anni.

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Le linee guida della Strategia energetica nazionale (Sen 20130), con le sue possibili ripercussioni in ambito territoriale, sono state presentante nel corso di una conferenza stampa che si è svolta stamani 13 novembre presso la sede provinciale del Partito democratico di Brindisi, alla quale hanno preso parte il senatore Salvatore Tomaselli e la deputata Elisa Mariano, introdotti dalla segretaria provinciale dei democratici, Rosetta Fusco. 

La centrale Enel di Cerano

"Immaginiamo che l'Enel resti a Brindisi"

Tomaselli ha ribadito un concetto già emerso più volte nel recente passato: la centrale a carbone di Cerano non può essere riconvertita a gas, al suo posto andrebbe realizzato un altro sito. I democratici non hanno ancora presentato le loro proposte su come affrontare lo scenario che si presenterà da qui al 2025. Di certo c’è che “La Federico II – dichiara il senatore – insieme alla centrale di Civitavecchia, continuerà a svolgere la funzione che ha svolto”.

Il Pd non intende rinunciare alla presenza dell’Enel sul territorio, anche dopo il 2025. “I prossimi anni – dichiara Tomaselli - dovranno essere dedicati a questo scenario di fuoriuscita. La sfida sarà quella di costruire una alternativa. Noi immaginiamo che Enel rimanga a Brindisi e che nei prossimi anni si costruiscano le basi per una importante presenza della più grande azienda energetica del paese”.

"Infondate le preoccuopazioni sul gasdotto Tap"

Decarbonizzazione vuol dire anche diversificazione del mix energetico, con un ricorso sempre più massiccio alle energie rinnovabili. Il gas, in questo scenario, rivestirà un ruolo di primo piano. A proposito dell’approdo del gasdotto Tap in via di realizzazione a Melendugno (Lecce), Tomaselli bolla come “ipotetiche e infondate le preoccupazioni di natura ambientale” espresse dai comitati che si oppongono all’opera. "Si tratta di un gasdotto – prosegue il senatore - che interesserà la Puglia per qualche chilometro, a fronte di una regione metanizzata per chilometri e chilometri di rete”.

"La sfida inizia subito"

Ma anche con l’utilizzo del gas proveniente dall’Arzebaijan, non sarà semplice rimpiazzare gli otto gigawatt di produzione attualmente garantiti dalle centrali alimentate a carbone: una quota pari al 16 per cento della produzione elettrica nazionale. “Inizialmente – afferma Tomaselli - erano previsti circa 11 miliardi di investimenti in infrastrutture, reti intelligenti e sistemi di accumulo. A questi se ne aggiungono altri 4, sempre legati al potenziamento delle infrastrutture e delle reti per reggere la scelta strategica di anticipare al 2025 la decarbonizzazione”. 

Resta il problema, però, di cosa si dovrà fare, nel Brindisino, per prevenire i contraccolpi occupazionali (potenzialmente drammatici) derivanti dalla dismissione della Federico II, un’azienda che fra lavoratori diretti e quelli dell’indotto sfama migliaia di famiglie. Tomaselli ha riferito che le proposte del Pd verranno presentate prossimamente. “Certo – afferma il senatore - non sarà facile sostituire quel sito con un altro. Per questo la nostra sfida inizia domani”. 

Le preoccupazioni della Uil

Il 10 novembre scorso - interviene a proposito delle ripercussioni occupazionali il segretario provinciale della Uil di Brindisi, Antonio Licchello -  è stato firmato dai ministri Calenda e Galletti il decreto interministeriale sulla Strategia nazionale energetica SEN 2030. Il documento prevede tra l’altro: l’abbandono dell’utilizzo del carbone per usi industriali dal 2025.

"I ministri hanno dichiarato che il documento contiene unicamente indirizzi di azione, e delega a successive leggi e norme attuative i contenuti e le indicazioni per l’applicabilità del progetto nel suo insieme. La denuncia fatta dalla nostra Organizzazione dopo l’annuncio, ritenuto strumentale, del quotidiano “Sole 24 Ore” di qualche settimana fa perché aveva riposizionato la nostra città alla penultima posizione per quanto riguarda la vivibilità ambientale, era quindi giusta", afferma Licchello.

"Il documento non contiene nessuna indicazione per investimenti  sostitutivi nel settore elettrico-energetico per le centrali attualmente in produzione e tra queste quella di Brindisi. Siamo convinti - prosegue il segretario Uil - che l’alternativa non possono essere le rinnovabili che ad oggi hanno prodotto solo danni all’agricoltura, utilizzando terreni di qualità per costruire gli impianti senza nessun vantaggio dal punto di vista occupazionale".

"Sulla base di quanto sta accadendo la Uil territoriale esprime forte preoccupazione per il futuro dei dipendenti diretti ed indiretti e nel contempo chiede che da subito nel decreto siano inseriti progetti con investimenti sostitutivi che garantiscano rispetto ambientale ed occupazione certa per il territorio",  ausèica in conclusione Licchello.

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