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"L'Asi? Ente pubblico di natura commerciale. Paghi 5 milioni"

Maxi avviso di accertamento dell'Agenzia delle Entrate per l'Asi di Brindisi: al Consorzio è stato chiesto il pagamento di "maggiori imposte ai fini dell'Ires, dell'Irap e dell'Iva" per oltre cinque milioni di euro con riferimento al 2008. E una sentenza di primo grado su ricorso della stessa Area di Sviluppo Industriale dà ragione quasi in toto all'ufficio brindisino del Fisco

BRINDISI – Maxi avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate per l’Asi di Brindisi: al Consorzio è stato chiesto il pagamento di “maggiori imposte ai fini dell’Ires, dell’Irap e dell’Iva” per oltre cinque milioni di euro con riferimento al 2008. E una sentenza di primo grado su ricorso della stessa Area di Sviluppo Industriale  dà ragione quasi in toto all'ufficio brindisino del Fisco, con motivazioni che fanno già giurisprudenza, in attesa degli altri gradi di giudizio.

Agenzia delle entrateLa somma complessiva ammonta esattamente a 5.144.770 euro ed è al centro della contesa come già detto  approdata davanti alla Commissione tributaria provinciale di Brindisi, con pronuncia solo in parte favorevole all’Asi, mentre la stessa commissione provinciale ne ha stabilito in sentenza la natura di ente pubblico economico, il cui statuto indica come attività principale quella di natura commerciale, affermata anche con riferimento ai contributi ottenuti per il progetto del Cillarese ritenuto reddizio.

La natura commerciale o meno rappresenta il vero nodo da sciogliere che da qui a breve sarà oggetto di pronuncia della Commissione tributaria regionale, ora che l’Asi ha appellato la sentenza del primo collegio presieduto da Vincenzo Farina. Per ora l'Asi dovrebbe pagare le imposte come tutte le altre aziende. La pronuncia è arrivata a fronte del ricorso presentato due anni prima, dopo la notifica dell’avviso con il quale l’Agenzia delle Entrate ha presentato il conto da saldare, suddividendo gli importi per singole imposte.

La parte più consistente chiesta all’Asi attiene all’Imposta sul reddito delle società ed è pari a 2.017.047 euro. C’è poi l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive per 447.314 euro, a seguire c’è l’Iva, imposta sul valore aggiunto per 149 più interessi, spese e sanzioni. Secondo gli avvocati che rappresentano l’Asi, “la sentenza presenta alcune criticità” perché non è stata considerata, nell’anno in questione, corrispondente alla gestione commissariale, “prevalente l’attività commerciale espletata dal Consorzio, trascurando in tal modo la sua natura di ente pubblico e la prevalente attività istituzionale”.

Sulla “natura” dell’Asi, la commissione di primo grado ha evidenziato che lo “stesso statuto del Consorzio indica tra quelle proprie dell’oggetto sociale, attività di natura esclusivamente commerciale, prevedendo il conseguimento di proventi alla vendita e alla concessione in uso di aree e la costituzione di un fondo di dotazione nel quale vanno a confluire utili ed eventuali perdite derivanti dall’esercizio di tale attività”.

La Commissione, inoltre, ha evidenziato in linea con l’Agenzia delle Entrate che “per l’attività non commerciale, il Consorzio non ha provveduto a istituire la contabilità separata”, come prescritto. Infine, con “specifico riferimento all’anno di imposta 2008, ha redatto regolare conto economico, nel quale sono confluiti tutti i redditi prodotti, determinando l’unico reddito tassabile, quello di impresa”.

Nel merito, la Commissione provinciale Tributaria ha confermato il rilievo mosso dall’Agenzia delle Entrate rispetto ai costi non di competenza per 423.534 euro; alla omessa dichiarazione di componenti positivi di reddito, per maggiori ricavi o sopravvenienze attive per 6.639.879 euro e ancora rispetto ai “contributi per il progetto di caratterizzazione del Cillarese per 290.496 euro”.

Sotto quest’ultimo aspetto, mentre la commissione ha sostenuto che siano stati contributi in conto esercizio perché erogati con la finalità di integrare ricavi della gestione, l’Asi ha replicato spiegando che si tratta di finanziamenti per opere pubbliche eseguite nella qualità di mero esecutore per conto della Regione Puglia.

Il perito ha avuto modo di verificare che il Consorzio ha contabilizzato tra i propri ricavi, nel 2008, per la gestione del Parco Cillarese, la somma di 669.066 euro e per questo ha affermato - in maniera “corretta” secondo la Commissione – il requisito della commercialità. In altri termini, anche guardando al Cillarese, è possibile affermare che l’Asi abbia ottenuto “proventi di significativa rilevanza”, occupandosi della gestione.

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